Campotosto, un piccolo mare fra Gran Sasso e Laga

di GABRIELLA DI LELLIO*

Poco affollato, poco costruito.  Il paesaggio si mescola al silenzio e si incontrano  animali allo stato brado. Questa è la descrizione esatta del Lago di Campotosto, 1300 metri di altitudine ai piedi dei Monti della Laga, che sono un mondo a parte, per la loro formazione arenaria e argillosa, rispetto al resto dell’Appennino Centrale fatto di calcari e dolomie. 

E' un lago artificiale, Campotosto, sbarrato da tre dighe: quella di Poggio Cancelli sul Rio Castellano, in terra e pietra; e le altre due in cemento armato del Rio Fucino e di Sella Pedicate.

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(La diga di Poggio Cancelli      foto di Gabriella Di Lellio)



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(La diga del Rio Fucino      foto di Gabrella Di Lellio)



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(La diga di Sella Pedicate                       foto di Gabriella Di Lellio))

 

È il lago più grande d’Abruzzo ed il secondo invaso d’Europa. Ha una estensione di 1400 ettari, una profondità di 35 e bellissimi prati in riva che in estate lo rendono una succursale del mare: per questo è chiamato “piccolo mare.” Durante l’inverno non è raro trovarlo parzialmente o completamente ghiacciato, una grande V azzurra tra la provincia dell’Aquila e quella di Rieti, con di fronte la catena del Gran Sasso.  La vista del lago, nelle giornate più limpide,  è particolarmente suggestiva dall’alto delle cime di Corno Grande o di Pizzo Cefalone.


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(Il lago di Campotosto dalla vetta di Pizzo Cefalone        foto di Gabriella Di Lellio)

 

Il lago è una Riserva Naturale di Popolamento Animale nata nel 1984. L' ecosistema è favorevole alla sosta di uccelli migratori come l’Airone Cenerino, il Germano Reale, il Croccolone (simbolo della Riserva), il Germano Reale e lo Svasso Maggiore, ma anche anatre selvatiche, folaghe e moriglioni nei mesi invernali. Due stazioni ornitologiche per il monitoraggio dell'avifauna e per il conteggio mensile degli uccelli acquatici sono gestite dal Reparto Carabinieri Biodiversità dell'Aquila.

      

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(foto di Gabriella Di Lellio)

 

Per arrivare in auto da l'Aquila ci sono tre possibilità: la strada statale 80, deviando sulla SS 260; la strada statale 80 del valico delle Capannelle in direzione Teramo; e la strada provinciale 86 del Vasto che si imbocca dall’uscita del casello autostradale di Assergi della A24 in direzione lago di Campotosto. Per tutti e tre i percorsi si tratta di un’ora di viaggio.  All’interno della parte meridionale di questa area passa la “Faglia di Montereale” che dal reatino arriva alla zona del Gran Sasso.


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(La strada delle Capannelle      foto di Gabriella Di Lellio)


E’ consigliabile partire presto per percorrere l’intero perimetro del lago e magari fare un po' di trekking verso Monte Cardito, con vista panoramica sui boschi di faggio e di castagno che circondano Campotosto. Se si sceglie la Statale 80 proseguendo sulla SS 260 si attraversa il paese di Montereale, giusto il tempo per una breve sosta al forno Baiocco per la sua pizza particolarmente buona appena sfornata.



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(Il forno Baiocco, via dei Cappuccini 11, 67015 Montereale 0862 - 902535 info@luigibaiocco.it)

 

Da qui ancora una  ventina di chilometri e si arriva al paese di Campotosto per iniziare il perimetro del lago. Al termine si può rientrare in città imboccando la statale 80 per il valico delle Capannelle, una strada panoramica del tutto rinnovata.  Un ponte stradale per un collegamento rapido tra le sponde meridionale e settentrionale, in sostituzione dell’adiacente ed antiquato Ponte delle Stecche costruito negli anni trenta, provvede una scorciatoia.


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(Il nuovo ponte e il vecchio Ponte delle Stecche                 foto di Gabriella Di Lellio)      

 

Il lungolago pianeggiante è una meta ambita per il cicloturismo e la mountain bike,  e in inverno ospita un percorso di sci di fondo. Ma  qui si pratica anche pesca sportiva, canoa e windsurf. Il lago è connesso agli itinerari turistici dell’Ippovia del Gran Sasso, un anello di 300 chilometri interamente compreso nel Parco Nazionale del Gran Sasso - Monti della Laga adatto per essere percorso a tappe,  a piedi o a cavallo o in mountain bike. È un progetto per il quale sono stati ristrutturati gli abbeveratoi e le fonti  e sono state allestite aree di sosta attrezzate con punti di fuoco e capanni anche per offrire sostegno agli allevatori di ovini e bovini delle zone interessate.


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(L' Ippovia del Gran Sasso)        



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(Le ciclabili del Gran Sasso)


Ci sono pochi alberghi e ristoranti:  fra questi l’Agricampeggio Cardito, un campeggio e ristorante a gestione familiare in posizione panoramica e La Chioscheria, un’attività stagionale, bar all’aperto stile ranch vicino al Ponte delle Stecche con i tavoli direttamente sulle sponde del lago. Qui in estate si esibiscono band di musica rock e è ritrovo di motociclisti. "Abruzzo dal Vivo", un recente progetto finanziato dal Ministero della Cultura per il rilancio dei comuni del cratere sismico, ha organizzato a Campotosto concerti su piattaforma galleggiante come quello di Ludovico Einaudi nell’agosto scorso e prima ancora di Bollani, eventi di grande successo di pubblico.  



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(Il concerto di Einaudi                 foto di Francesco Patocchiola)

La conca del lago ha una storia di lotte. Nata come terreno coltivabile, fu poi espropriata e sfruttata per l’estrazione della torba e infine allagata per la realizzazione del bacino, uno sviluppo che ridusse gli abitanti del luogo alla miseria.  Ci furono manifestazioni popolari con un drammatico bilancio, quattro morti e quaranta feriti, poi una forte emigrazione. Il calo demografico, infatti,  si nota chiaramente a partire dagli anni ’50 e attualmente le quattro frazioni del paese di Campotosto hanno solo 500 abitanti.

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(Mortadella di Campotosto)

La paura “dell’effetto Vajont”, evocata dal fisico Sergio Bertolucci della Commissione Grandi Rischi dopo il terremoto di Amatrice del 2016, ha spinto all’apertura delle  paratoie e al parziale svuotamento  del bacino idroelettrico. Oggi resta poco più di un terzo dell’acqua. 

Nonostante la storia molto triste, a Campotosto sopravvivono alcune ricchezze da non perdere: per esempio la mortadella omonima, detta pure  “coglioni di mulo”, una specialità che è anche presidio Slow Food.


*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")


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