Calabria nel cuore / 3 Locri

DI FILIPPO VELTRI*

Più che un luogo del cuore Locri è per me IL luogo del cuore. Con le maiuscole.

 Ci torno da 40 e più anni perchè il mio amore qui è nata e cresciuta, la mia storia con lei qui è cominciata quando ancora nemmeno la conoscevo e non sapevo chi fosse. Era il lontano 1976 quando lei comiziava da un palco in Piazza dei Martiri e io sorbivo un gelato, seduto su un tavolino dell’allora bar di Aricò. ‘’Bellina quella ragazza’’, commentava il mio amico Giulio (che ahimè non c’è più). Ma questa è una storia tutta mia e tutta personale…

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Locri è via via diventato il luogo dove la prole è cresciuta, un po' qui un po' a Cosenza ma qui vuole tornare sempre, anche adesso, perchè la storia di Locri Epizefiri è una storia affascinante, non banale. Una storia millenaria.

Locri è un luogo di leggenda, e la leggenda inizia con l'arrivo sulle coste della Calabria meridionale, tra l'VIII ed il VII secolo a.C., di un nucleo di coloni provenienti dalla Locride, una regione povera dell'antica Grecia. La storia della città si sviluppa lungo l'arco dei secoli, dallo splendore dell'età arcaica e l'alleanza con Siracusa al duro impatto con il mondo romano; dalla nuova dimensione positiva di Municipium fino all'inevitabile declino che la porterà a trascinarsi fino al VII-VIII sec. d.C.

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Reperti ne sono stati trovati a migliaia. Molti possono essere ammirati al Museo Archeologico Nazionale, ad esempio la statua del Togato di Petrara. Altri, come gran parte dei Pinakes, il gruppo acroteriale dei Dioscuri o le Tabelle dell'archivio del Santuario di Zeus Olimpio si trovano nel Museo Nazionale di Reggio Calabria; altri ancora, come la Persefone, sono "esuli" e vengono loro attribuite altre origini.

Oggi Locri ha un meraviglioso sito archeologico: la città antica vera e propria. I suoi Santuari (dei quali, purtroppo, ci sono pervenuti pochi resti), il Teatro, le Mura, il quartiere degli artigiani Centocamere); ma la maggior parte della città si trova ancora sottoterra ed attende da secoli di essere riportata alla luce.

C'è poi il Museo Archeologico Nazionale. Una chicca da non perdere. L'antica Locri diede i natali a molte figure che vennero conosciute ed apprezzate dagli uomini del loro tempo anche al di fuori della patria; basti citare Zaleuco, il primo legislatore occidentale, secondo il quale le leggi dovevano essere scritte per non farle sottostare più alle decisioni arbitrarie dei giudici, o il filosofo Timeo; per non parlare di Nosside, "l'emula di Saffo", della quale ci sono pervenuti pochi epigrammi che ne rivelano l'indubbia grandezza. 

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Ma poi a Locri c’e’ il mare, quello Jonio evocativo più evocativo che altrove. E lo si capisce bene dall’alto dell’Anfiteatro. Intanto quel mare era e resta bellissimo e si mantiene in ottima forma, così come lo conobbi per la prima volta in quegli anni che si è detto. E con Locri c’è l'intera locride, c’è Gerace e Ciccio Riccio; la Villa romana del mio amico Totò Crinò, c’è la Bianco di Aldo Canturi, c’è la Siderno di Carletto Macrì,  la Bovalino dei Delfino junior. Insomma c’è tutto un mondo che potrebbe arrivare fino a Reggio passando per Africo, Capo Spartivento, Bova, Aspromonte e dintorni. E ancora giù giù, fino alla Brancaleone dei Fiumanò o alla Pellaro dei Latella.

 Insomma c’e’ un pezzo della storia vecchia e nuova della Calabria. Della mia Calabria. C’è un pezzo della mia anima che parte da Locri. Sempre verso Sud, l’avete capito? Spero di sì.


*FILIPPO VELTRI (Nato a Cosenza nel 1954, è stato caposervizio ed inviato all’Unità, all’ Ansa responsabile della sede della Calabria, collaboratore di Repubblica e Sole 24 ore. Ha scritto fra gli altri “Braccianti in Calabria” e “Elezioni, come nascono le candidature”)

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