C'è Nord e Nord / 3 Copenhagen e Sylt
di MAURIZIO SORRENTINO*
Cos'altro è il viaggio, se non emozione, fuga, ricerca, esperienza e conoscenza coniugate insieme? Ogni viaggio è un percorso personale. Siamo in quattro nell'auto che dal cuore della Svezia ci conduce verso Malmö e poi sul ponte di Øresund, quella meraviglia dell'architettura che per sette chilometri scavalca il mare, per quattro corre su un'isola artificiale creata apposta per accoglierlo e, nell'ultimo tratto, si rintana nelle viscere della terra sotto le acque territoriali danesi. A tratti condividiamo lo stupore. Poi ciascuno si rituffa nei propri pensieri, nella propria percezione dei colori, nel contrappunto musicale agli istanti che sta vivendo che ha scelto sull'ipod.
Il mio incanto è disturbato dal disagio e dal disappunto generati dall'obbligo di rimanere concentrato sulla guida,dall'assenza di un'area di sosta che mi permetta di fermarmi ad ammirare la strabiliante opera umana e magari interrogarmi, senza speranza di risposta,sui limiti dell'uomo creatore.
A Copenhagen abbiamo fissato all' Ascot Apartments, abbastanza centrale, zona Tivoli, posto macchina. L'appartamento è ampio, ben arredato, comodo per quattro. Ottima scelta, a prezzo moderato. Un po' carente la dotazione di stoviglie ma, per due soli giorni, non abbiamo nessuna intenzione di cucinare.
Arriviamo nel pomeriggio. Breve riposo, passeggiata con visita alla Rundetaarn, la torre circolare, e poi cena squisita e rigorosamente danese a Det Lille Apotek, la Piccola Farmacia, con immancabili aringhe e acquavite.
Il secondo giorno a Copenaghen è molto intenso. Hop On Hop Off ci porta in giro sia in bus che in battello. Le mie amate scarpe da ginnastica mi abbandonano e devo comprarne di nuove, mentre Mujer si trattiene in un piccolo centro estetico con i piedi in ammollo per il fish-kiss. Esploriamo la città per terra e per mare, col naso per aria, respirando la serenità paciosa che da questo popolo sembra trasmettersi per osmosi a noi turisti. Nel tardo pomeriggio le gambe chiedono ristoro: meritiamo un aperitivo al porto sul canale Nyhavn, che la guida definisce il bar all'aperto più grande del mondo. Qui, di fronte al sole basso, rilassati a sorseggiare il nostro drink al tavolino di un locale scelto a caso, ci sembra di carpire il segreto della felicità dei danesi.
Al rientro in albergo decidiamo di cenare con uno spuntino in uno dei ristorantini all'interno di Tivoli, lo storico parco dei divertimenti a due passi dal nostro appartamento. Idea brillante. C'è la festa di ferragosto, concerti, spettacoli e fuochi artificiali oltre alle giostre antiche e nuove. Verso mezzanotte cediamo alla stanchezza e rientriamo.
Ripartiamo il giorno successivo e, al solito, ci ripromettiamo di tornare. Il trasferimento è piuttosto lungo e ci porta via quasi tutta la giornata. Saltiamo da un'isola danese all'altra su incredibili ponti. Solchiamo mari e navighiamo foreste. Confusi. Un che di fatato avvolge la nostra auto.
Sylt, la nostra meta, è in territorio tedesco, collegata alla terraferma da una diga sulla quale corre una ferrovia, la Sylt Shuttle, che trasporta sull'isola passeggeri e auto. Il nostro navigatore, però, ha fatto di testa sua e ci ha condotto al traghetto che dall'isola danese di Rømø (a onor del vero che Rømø fosse un'isola l'abbiamo capito solo dopo, guardando la cartina) fa servizio verso il piccolo porto di List, nella parte nord di Sylt. Poco male. Abbiamo attraversato luoghi che altrimenti non avremmo mai conosciuto e non ci spaventano certo gli ultimi quindici chilometri che ci separano da Hornum, la nostra residenza nel Sud di Sylt,.
Arriviamo alle 18.00. Il tempo di passare al market per un po' di spesa e ci fiondiamo sulla meravigliosa e deserta spiaggia di sabbia fine alle spalle del resort a goderci un tramonto perfetto insieme a due cagnoni pelosi e simpatici.
Con Sylt abbiamo fatto i conti per una settimana, a partire dal giorno successivo. Era l'unica tra le nostre mete sulla quale avevo attinto qualche informazione: la Capri del Nord, località balneare, meta preferita del jet set tedesco e nordico, mare, sole, surf, locali, divertimenti.
La faccio breve: quello che abbiamo visitato noi non è lo stesso posto di cui avevamo letto nelle guide turistiche. La nostra Sylt è un luogo dell'anima. Come l'anima Sylt è mutevole e misteriosa, sfuggente, leggera e greve, impalpabile, lieve, effimera, incomprensibile, contraddittoria, rilassante e ansiogena, ventosa.
Non ci sono alture a Sylt. Pioggia e sole a intervalli brevissimi, quasi tutti i giorni. Improvvise schiarite che colorano di un blu iridescente l'erba della brughiera. Vento sempre. Poi spiagge, dune, maree, molluschi, uccelli marini, di nuovo brughiera, fari, porti, passerelle di legno che d'inverno sorvoleranno le invasioni di campo del mare, onde, risacca, lunghi tratti senza incontrare persona viva e, all'improvviso, Westernland, locali, folla, birra, abbronzatura, Mercedes e Porsche; poi di nuovo solitudine, vento, ancora brughiera e sabbia in eterna lotta, la foca Willie nella baia di Hornum, a List il cameriere Marcello, italiano nato a Berlino che non sa più parlare italiano.
Impermeabile e felpa ‒ altro che bagni! ‒ ma anche sandali e bermuda perché c'è sempre una spiaggia da attraversare, un mare color del piombo, senza trasparenze, da cui lasciarsi accarezzare.
Non riesco a rammentare un posto preciso di Sylt, il nome di un ristorante, un angolo dei tanti che abbiamo scovato. Ho in mente un quadro di insieme. Il luogo più Sylt di Sylt, però, me lo ricordo, e non è proprio a Sylt. È l'isoletta di Hallig Hooge. Ci si va col traghetto da Hornum e si torna in giornata, navigando in mezzo alle foche.
Facciamo così: lasciate perdere le cose che ho scritto. Il viaggio è un percorso personale. Andate a Sylt. Andateci prima che il mare del Nord finisca il suo lavoro e la inondi, la sommerga, o il vento le rubi la terra e la cancelli, come da secoli, instancabile, tenta di fare. Quando tornate raccontatemi la vostra storia. Raccontatemi se è vero, se pensate anche voi che c'è Nord e Nord.
Intanto, a fine settimana, noi ci imbarcheremo sul Sylt Shuttle e ce ne andremo ad Amburgo a prendere l'aereo per Napoli. Sarà un nostos senza algos, il nostro, perché da un viaggio come questo si torna contenti, soddisfatti.
«La prossima volta non vado più in là di Marina di Camerota» bofonchierò, pensando già all'Irlanda e a Capo Verde.
(3 - FINE)
* MAURIZIO SORRENTINO (Piano di Sorrento, 1961; quando è sveglio è l'Area Manager Sud della Enifuel Retail; quando sogna si diverte a suonare la chitarra e a scrivere racconti e romanzi; quando vive viaggia)
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