Bianco su fondo verde. L’inconfondibile Wimbledon

di GIGI SPINA*

«Lo All England Croquet and Tennis Club, Wimbledon, propone l’organizzazione di un torneo di tennis, aperto a tutti i dilettanti, lunedì 9 luglio, e nei giorni seguenti. Tassa d’ingresso una sterlina e uno scellino. Due premi verranno assegnati - un primo premio in oro al vincitore, uno d’argento al secondo giocatore. […] I giocatori dovranno provvedere personalmente alle racchette e non calzare scarpe coi tacchi; quanto alle palle per l’allenamento si rivolgeranno al giardiniere».

Cominciò così, con un annuncio su Field, il 9 giugno 1877. Lo racconta Gianni Clerici, che, lo dico subito con un anacoluto (che è come un rovescio a due mani!), se uno/a non ha mai comprato il suo 500 anni di Tennis, in una delle varie edizioni, meglio che smetta subito di leggere e si presenti solo dopo aver studiato! 


205551150_10159231515257534_3412302915563554260_njpg


Wimbledon 2021 comincia oggi, lunedì 28 giugno: i tabelloni sono pronti, i pronostici anche.

Mr. Spencer W. Gore, il vincitore del primo torneo, sempre in quel fatidico 1877, forse riuscirà a vederlo da qualche osservatorio privilegiato. Che poi vedere è una sorta di verbo consolatorio per chi non è lì. Ma di questo non posso parlare, perché a Wimbledon non ci sono mai stato, anche se la mia edizione del volumone di Clerici è del 2013, la più recente, vorrei sperare.

Che mi ricorda (il relativo a inizio di periodo, addirittura a capoverso, è come una smorzata: si rimane imbambolati prima di partire avendola capita …) che Donald Budge, privo del suo unico oppositore, il barone Gottfried von Cramm, fra il luglio 1937 e il settembre 1938 (anni peraltro abbastanza cupi) vinse tutto quello che c’era da vincere: i campionati d’Australia, quelli di Francia, Wimbledon e Forest Hills. 

Aria di Slam. Per passare alla storia non ci vuole uno Slam grande, ci vuole un grande Slam. E Wimbledon, per la sua bianca purezza, sembra essere il traguardo più ambito.

Se si sfoglia il volumone di Gianni Clerici, che ha scritto anche un libro proprio su Wimbledon, sia ben chiaro …

apro una parentesi che è come un palleggio lungo, regolare e insistito: Clerici, tennista anche lui in gioventù, nonché scrittore finissimo, è stato da me doverosamente citato in un articolo su Androclo e il leone (http://luigigigispina.altervista.org/wp-content/uploads/2017/06/Memento-te-esse-leonem_0.pdf). Provate a leggere la raccolta di racconti autobiografici , che si conclude con Il toro di Hemingway, storia di un inedito incontro con il sanguigno scrittore americano. Un modo per farvi perdonare di non conoscere il volumone; ecco, il pensiero è andato in rete e anche il palleggio/parentesi si è chiuso …


207502532_10159231515237534_7347183409947882199_njpg


dunque, se si sfoglia il volumone di Gianni Clerici, si è inondati da figure in bianco e nero, moltissime e davvero straordinarie; ma è un bianco veramente bianco, mentre solo verso la fine, arrivati al tennis contemporaneo, si intuiscono, sempre rigorosamente in bianco e nero, magliette con disegni strani, sicuramente colorate. Il tutto non a Wimbledon, tuttora. Privilegi monarchici.

Ma poi, a p. 388, eccola, la tennista con gli occhiali da filosofa. Lei, Martina Navratilova, la mancina che non si poteva non amare. Scappata dalla Cecoslovacchia nel 1975, a diciannove anni, per due anni è rimasta una “morta presunta” nel suo paese e quando ha vinto il suo primo Wimbledon la notizia è stata censurata. Era il 1978. Poi si convinsero che Martina era brava, troppo nota e soprattutto viva. Fecero arrivare a Wimbledon la nonna, forse nella speranza di non pagarle più la pensione, poi la mamma, poi tutta la famiglia.

Martina racconta tutto ciò in una sorta di diario apocrifo, suggerito a Clerici, come confessa, dalle ore trascorse ad ammirarla in campo e ad ascoltarla. Sostiene Martina che i suoi match con Chris Evert abbiano cambiato il modo di essere delle donne sul campo.

E oggi, lunedì 28 giugno, si ricomincia, con persone in campo, non squadre, al massimo coppie e discreti team: uomini e donne con le storie le più varie e diverse, ma capaci di offrire spettacoli di forza ed eleganza, di sportività e di incazzature folli; di furia distruttrice di racchette e di tenerezze lacrimose.


downloadjpg


Hanno bisogno solo di un seggiolone bello alto, che ricordi loro che hanno cominciato da bambine e bambini. Sul seggiolone siede un uomo o una donna, che sa contare a intervalli irregolari: 15,30,40. Che a volte viene ignorato o guardato male, ma che spesso sa risolvere con autorevolezza questioni di millimetri, anche senza l’occhio di falco.

Bianco su verde, cotone su erba, diritto, rovescio, ace, smash, slice, inside-out, tie-break and so on. 

Oppure, per sintetizzare: Gioco, Partita, incontro. Così diceva Giorgio Bellani, un’indimenticabile voce, ancora prima di Gianni Clerici.

 


clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook

clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram