Atacama, la fioritura e poi la neve nella zona più arida del mondo

di GIORGIO OLDRINI* 

(foto da pixabay)

E’ fiorito, sorprendentemente come sempre, il deserto di Atacama in Cile. Un evento che si ripete una volta ogni 4-5 anni, tanto che l’ultima fioritura era avvenuta nel 2017. Atacama è un immenso territorio nel nord del Cile, tra Ande e Oceano Pacifico, e deborda per una sua porzione nel sud del Perù. Lungo circa 1600 chilometri, più dell’intera Italia, è largo, anzi stretto, al massimo 180 chilometri, ed al suo interno ha pianure lungo il mare e montagne che superano i 4 mila metri. E’, secondo gli scienziati, la zona più arida della Terra a causa delle alte Ande che bloccano i venti umidi provenienti da est e della corrente del Pacifico che fa scatenare solo sul mare le piogge. Così le precipitazioni in un anno vanno, a seconda delle zona, da 0,6 millimetri a 2,1. C’è normalmente una grande escursione termica, e si passa dai 40 gradi del giorno ai 5 della notte. Arido e inospitale, con saline e geyser a punteggiare le enormi distanze.

Ma ogni 4 o 5 anni, improvvisamente, il deserto fiorisce e per alcuni giorni nascono più di 200 specie floreali, con la particolarità che ognuna appare in tempi diversi e successivi e quindi la terra avvicenda una quantità meravigliosa e sorprendente di colori a seconda di quale fiore in quel momento prende più forza. Uno spettacolo unico e affascinante, soprattutto perché avviene in una zona normalmente aridissima ed inospitale. La terra è così difficile che proprio qui la Nasa ha testato i rover in previsione delle missioni spaziali su Marte e la totale mancanza di luci ha favorito la realizzazione di alcuni dei telescopi più grandi del mondo per osservare l’universo.


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Terra inospitale, con pochissimi abitanti e rarissime specie animali, la volpe grigia e alcuni roditori, più qualche uccello. Ma ricca di giacimenti minerari, il rame, i nitrati, il carbone. Qui c’è la più grande miniera di rame a cielo aperto del mondo, Chuquicamata. Canta questa parte del Cile Ana Belèn, e con lei Angel Parra, figlio di Violeta: “Da Antofagasta vengo, vado ad Iquique, solo uno sguardo mi ha fatto diventare triste. Camminavo sopra il salnitro, la morte mi osservava, io ero triste”. Ma proprio questa ricchezza mineraria è stata la causa della guerra che il Cile vinse contro Bolivia e Perù nel 1879-83 - e dunque conquistò le città di Tacna e di Iquique, porti sull’Oceano, e gran parte del deserto. Da allora la Bolivia rivendica il suo diritto ad una “salida al mar”, uno sbocco al mare, al punto che a La Paz esiste il paradosso di un Ministero della Marina per una nazione che non ha mare. Il Premio Nobel della letteratura Mario Vargas Llosa tra l’altro ha scritto un’opera teatrale su quel periodo, “La senorita de Tacna” che narra dell’amore tra una ragazza del luogo e un militare cileno occupante.


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(Saline a Atacama)

Dunque, improvvisamente nei giorni scorsi la spettacolare fioritura, che però non è stato l’unico episodio anomalo di quest’anno nel deserto di Atacama. Infatti qualche settimana prima lì, in quella zona assolutamente arida, è nevicato. A memoria d’uomo era la prima volta e l’immagine di un deserto bianco ha impressionato i cileni e non solo. Qualcuno lo ha letto come un presagio di sventura, altri hanno ricordato che nel 1982, quando al potere vi era il sanguinario dittatore Augusto Pinochet, a Santiago uscì un libro clandestino di Francisco Simon R., “El informe Mancini”. Si prevedeva che il dittatore sarebbe caduto “l’anno in cui nevicherà a Santiago”, evento non impossibile, ma nemmeno frequente. Molti cominciarono a consultare le previsioni del tempo, chi con speranza, chi con timore e si sussurrava che persino Pinochet da quel momento si informasse quotidianamente sull’eventuale arrivo di una nevicata sulla capitale. Ci volle in realtà la ribellione popolare, la sconfitta al referendum perché il dittatore se ne andasse, ma la neve nel deserto di Atacama ha richiamato in molti quel ricordo. Secondo gli scienziati, invece, è la prova di un problema molto attuale e drammatico, il cambio climatico che investe tutto il mondo. Anche con fenomeni solo apparentemente spettacolari e affascinanti.


*GIORGIO OLDRINI (Sono nato 9 mesi e 10 giorni dopo che mio padre Abramo era tornato vivo da un lager nazista. Ho lavorato per 23 anni all’Unità e 8 di questi come corrispondente a Cuba e inviato in America latina. Dal 1990 ho lavorato a Panorama. Dal 2002 e per 10 anni sono stato sindaco di Sesto San Giovanni. Ho scritto alcuni libri di racconti e l’Università Statale di Milano mi ha riconosciuto “Cultore della materia” in Letteratura ispanoamericana)

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