Anelli deboli, un Festival in direzione contraria

di REDAZIONE

La direzione ostinata e contraria è una vocazione. Molto più diffusa di quanto la narrazione ufficiale del nostro tempo voglia raccontare. In direzione ostinata e contraria all’idea che la gente voglia solo disimpegno, curiosità, brevità vanno in moltissimi. Videomaker, giornalisti, registi , artisti che intendono il concetto di "corto" non come breve e quindi facile, ma breve e quindi molto denso. 

La comunità di Capodarco in direzione ostinata e contraria ci va per definizione: nasce infatti nel 1966 quando un sacerdote, don Franco Monterubbianesi, ha l’intuizione che vada fatto proprio il contrario di quanto si fa normalmente. Così “libera” 13 ragazzi con handicap dagli istituti in cui sono rinchiusi e li porta ad abitare in una villa abbandonata a Fermo, nelle Marche. È l’inizio, spontaneo precario e utopico (come lo definisce il sito stesso della comunità)di un’avventura sociale che oggi conta 14 realtà in 8 regioni e 3 all’estero, che fanno capo all’Ente morale Comunità di Capodarco, guidata dal 1994 da un sacerdote certamente ostinato e contrario a seguire l’onda, Don Vinicio Albanesi. 

A Capodarco perciò da quattordici anni realizzano un concorso di cortometraggi dal nome affascinante (per il suo alto tasso di contrarietà): si chiama Premio Anello Debole e per l’edizione del 2020 sono state selezionate 61 opere. A contenuto sociale, ambientale, realtà o fiction, inediti o già andati in onda come reportage giornalistico o nei festival, ma tutte con la caratteristica di voler raccontare una parte di mondo che più difficilmente trova la direzione facile e lineare della grande stampa, della tv o banalmente della distribuzione.

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(La sede della comunità di Capodarco)

A scorrerle , oltre a storie di un sociale più eclatante e sempre urgente (i migranti di Riace , i mondiali antirazzisti nella terra dell’accoglienza, l’handicap di Hand in the cap, il precariato di Pendolari della Gig Economy,  si trova anche un risvolto del sociale che magari non ti aspetti. Come nel corto “El sentido del cacao” dove Jordi Roca, stellatissimo pasticciere catalano, è coinvolto in un progetto per aiutare persone che hanno perso l’olfatto (e quindi il gusto ) a cercare di recuperarlo con esperimenti al cioccolato.  O come in Aspettando la cuccagna,  dove si racconta del Festival dei giochi di Ceglie Messapica, in Puglia, un’occasione che da 15 anni raccoglie sotto la guida di un compositore-pifferaio magico gente che vuole riscoprire il senso più profondo del gioco al di là di solitudini online e ludopatia.

Inaspettata anche la sezione dei corti solo da ascoltare. Come La mia vita al 4 stelle - Diario di Dalila,  partitura per sola voce di una ragazza, madre italiana e papà arabo , che da sei anni vive con i genitori e i fratellini in un hotel occupato alla periferia di Roma. Da ascoltare, ma non immaginatevi che sia radio. È solo un passo in più in una direzione ancora più ostinata e ancora più contraria.


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