100 film per raccontare Roma / 18
Il racconto della Capitale attraverso le pellicole che ne hanno fatto conoscere luoghi e particolarità e che hanno contribuito a renderla celebre nel mondo. Per ogni film protagonisti, curiosità e qualche immagine. Questa serie viene pubblicata anche sul sito www.romareport.it
di MASSIMILIANO CACCIOTTI*
86) Er più
di Sergio Corbucci
“Er più, storia d’amore e de coltello”, titolo completo del film diretto nel 1971 da Sergio Corbucci e noto semplicemente come “Er più”, è la seconda di una serie di pellicole, preceduta nel ’68 da “Serafino” e seguita nel ’73 da “Rugantino”, che vedono Adriano Celentano vestire i panni d’improbabili personaggi romaneschi di una Roma sparita e popolare. Il suo accento romano stentato e inverosimile negli anni varrà al molleggiato diverse parodie, fra cui quella forse più riuscita è opera dell’attore comico Max Tortora.
La storia raccontata nel film “Er più” prende liberamente spunto dal personaggio di Romeo Ottaviani, un bullo trasteverino realmente vissuto fra la fine dell’ottocento e i primi del novecento. Nel film “Er più”, il bullo si chiama Nino Patroni e non è trasteverino, ma è un pescivendolo di Borgo appena uscito di galera, fidanzato con la bellissima Rosa Turbine, detta Rosetta (Claudia Mori). Er più è in sfida perenne con un altro bullo, boss del quartiere di San Giovanni, Augustarello e anche con un altro ambiguo personaggio, segretamente innamorato di Rosetta, detto “Er cinese” e interpretato da Vittorio Caprioli. Tra rivalità, sbruffonate, gelosie e coltellate, la vicenda finirà per avere un finale tragico.
La curiosità di questo “romanissimo” film, è che, a parte gli interni e alcune immagini riprese nella zona di Trastevere a alla Villa dei Quintili, sull’Appia, quasi tutto il resto della pellicola è romano tanto quanto lo è l’Adriano Celentano che veste i panni del protagonista. La Roma primi novecento è infatti quasi interamente ricreata a Nepi, in provincia di Viterbo, dove è il grande acquedotto romano che fa da sfondo in numerose scene, il fontanone dove le popolane romane portano a lavare i panni, nonché il piazzale del duello finale.
87) L’onorevole Angelina
di Luigi Zampa
La borgata di Pietralata, prima ancora di una splendida Anna
Magnani, premiata quell’anno a Venezia come migliore attrice proprio per questa
sua interpretazione, è la protagonista di questo film di Luigi Zampa, del 1947.
È lì che vive Angelina Bianchi (interpretata dalla Magnani), insieme ad altre
numerose famiglie, dentro minuscole case fatiscenti, costruite su un terreno a
rischio idrogeologico. Per difendere e riscattare se stessa e chi vive nella
sua stessa condizione, Angelina tirerà fuori il proprio spirito battagliero, quasi da sindacalista, da politica, avviando lotte per
migliorare le condizioni di vita del quartiere, di cui diverrà la paladina.
Improvvisamente per via di una alluvione gli abitanti della borgata si ritrovano senza casa e Angelina guida allora l’occupazione dei nuovi eleganti fabbricati che un certo Commendator Garrone sta facendo costruire nelle vicinanze. Dopo varie vicissitudini e avendo avuto rassicurazioni da Garrone che alla fine dei lavori saranno loro assegnati quegli appartamenti, Angelina mette fine all’occupazione. Ben presto si renderà conto di essere stata ingannata dal ricco imprenditore, che una volta scampato il pericolo ha ben altre intenzioni. Sarà il figlio del Commendatore, interpretato da un giovane Franco Zeffirelli, a intercedere e a convincere il padre a rispettare i suoi impegni.
Del cast fa parte anche Ave Ninchi, che si trova spesso e in modo credibile, in quegli anni, a vestire i panni di popolane romane, nonostante le sue origini marchigiane. Le squallide casupole della borgata, quelle in cui negli anni quaranta erano finite a vivere molte persone allontanate da Borgo e dal centro storico di Roma dopo gli sventramenti del ventennio, oggi non esistono più in quell’area di Pietralata, sostituite da palazzine più moderne. Esistono ancora, invece, le “nuove” case in costruzione occupate da Angelina e dai suoi: sono fra via Val Trompia e via dei Campi Flegrei, nella zona di Sacco Pastore, a pochi passi dalla via Nomentana. Ma nelle inquadrature da lontano del film, quegli stessi palazzi sono in realtà altri, in tutt’altra zona della città: a Roma sud, accanto a via Cristoforo Colombo, all’altezza di via Costantino, altra zona all’epoca in costruzione.
88) Scontro di civiltà
per un ascensore a Piazza Vittorio
di Isotta Toso
Titolo interminabile, quasi alla Lina Wertmuller, per un poco noto film del 2010, diretto da Isotta Toso e tratto dall’omonimo romanzo di Amara Lakhous, uno scrittore algerino che ha vissuto per molti anni a Roma. La vicenda ha il sapore di un giallo: in un condominio di Piazza Vittorio viene ucciso un uomo soprannominato “il gladiatore”.
Tra i sospettati ci sono tutti gli abitanti di quel palazzo
multietnico in cui viveva la vittima, un luogo popolato non solo da molti
stranieri, ma in cui persino alcuni degli italiani presenti possono essere
considerati “immigrati”: dalla portinaia napoletana, interpretata da Isa
Danieli, a chi è arrivato dal nord e ha dovuto trasferirsi a Roma pur odiando
la Capitale, come il personaggio i cui panni sono vestiti da Roberto Citan.
La vicenda è ovviamente lo spunto per raccontare, a metà fra dramma e ironia, la difficile convivenza fra diverse etnie in quel quartiere Esquilino che fa da cornice alla storia narrata nella pellicola e che da diverso tempo è divenuto il simbolo della nuova Roma cosmopolita. Profonde differenze culturali, religiose, di modi di intendere la vita, creano scontri quotidiani, dando vita a malintesi, violenze, provocazioni e diffidenze. In questo clima, le vite di personaggi molto diversi fra loro finiscono per unirsi in un unico racconto. Il cast del film è di tutto rispetto e comprende attori come Kasia Smutniak, Daniele Liotti, Serra Yılmaz (la “musa” di molti film di Ferzan Okpetek), Milena Vukotic, Francesco Pannofino, Ninetto Davoli.
89) Guardia, guardia
scelta, brigadiere e maresciallo
di Mauro Bolognini
Un “poker d’assi”, così lo definì la pubblicità dell’epoca,
costituito da Alberto Sordi, Aldo Fabrizi, Gino Cervi e Peppino De Filippo,
indossò la divisa per interpretare questo film del 1956, diretto da Mauro
Bolognini. È la storia di quattro vigili urbani, la guardia, la guardia scelta,
il brigadiere e il maresciallo del titolo, che a Roma si misurano con le
difficoltà del proprio lavoro e con l’opinione, spesso negativa, dei romani, poco
inclini alla benevolenza nei confronti della loro categoria.
A fare da scenografia per questa pellicola c’è soprattutto
la Roma storica e centrale: piazza Barberini, via del Tritone, San Giovanni,
via Panisperna, oltre al crocevia fra via del Corso, Piazza Venezia e via
Nazionale, per decenni regno incontrastato dei pizzardoni romani.
La vicenda raccontata è piuttosto esile, ma è sostenuta dall’ottimo
cast e da alcune gag rimaste memorabili, come quella in cui Alberto Sordi è
costretto a sostenere un esame di francese e si arrampica sugli specchi,
soprattutto quando deve tradurre la parola “zia”.
Tra le curiosità del film c’è la presenza di un ancora giovane Mario Brega, in un piccolo ruolo di pugile, che appare per qualche istante in alcune scene. In piccoli ruoli appaiono anche altri noti caratteristi del cinema italiano, come Memmo Carotenuto e Riccardo Garrone, oltre alla partecipazione, in un ruolo più centrale, di Nino Manfredi.
90) Habemus Papam
di Nanni Moretti
È la Roma segreta del Conclave e delle stanze Vaticane,
quella raccontata in questo film di Nanni Moretti del 2011, un’opera definita
da molti “profetica” quando, due anni dopo, Joseph Ratzinger, ovvero Papa Benedetto
XVI, deciderà (è il 2013) con una mossa clamorosa e da secoli senza precedenti,
di dimettersi dal proprio incarico, come il protagonista di questa pellicola.
La vicenda narra
dell’elezione a Sommo Pontefice del cardinale Melville (Michel Piccoli), che
però, prima di presentarsi alla folla radunata per acclamarlo in piazza San
Pietro, ha un attacco di panico e fugge nello sconcerto generale. Per risolvere
la delicatissima questione, il collegio cardinalizio chiama allora in Vaticano
uno stimato psicanalista, il dottor Brezzi, interpretato dallo stesso Nanni
Moretti, con il compito di comprendere le motivazioni che hanno portato il neo
eletto Papa a tale destabilizzante comportamento. Dopo varie ipotesi, formulate
anche con l’aiuto della moglie e collega di Brezzi, interpretata da Margherita
Buy, il cardinale Melville deciderà finalmente di presentarsi alla folla nella
tradizionale veste bianca papale, ma poco dopo si dimetterà dall’incarico.
Nonostante la stessa Radio Vaticana abbia certificato che il film offre un’attenta e fedele ricostruzione del Conclave e degli ambienti in cui esso si svolge, c’è da dire che la pellicola non è stata girata realmente in Vaticano, ma in altri luoghi di Roma e dei dintorni della Capitale, che per architetture e atmosfere possono ricordarlo. Quelli che vengono presentati come i Giardini Vaticani sono, ad esempio, i giardini di Villa Lante, a Bagnaia, in provincia di Viterbo. La scalinata che i cardinali percorrono per raggiungere la Cappella Sistina è la scala esterna di Palazzo Barberini, mentre i cortili in cui i cardinali si riuniscono sono quelli di Palazzo Farnese. Le mura Leonine che circondano il Vaticano sono poi quelle Aureliane, nei pressi di Porta Latina, infine le scene ambientate all’interno della Cappella Sistina, sono state ricostruite in studio.
*MASSIMILIANO CACCIOTTI (Romano, affascinante e geniale, artista poliedrico in attesa di consacrazione postuma. Ho diretto periodici, teatri, associazioni, agenzie pubblicitarie, gallerie, pubblicato racconti, ideato trasmissioni tv, fallendo miseramente in tutto. In compenso coltivo un gusto particolare per i piccoli piaceri: viaggiare, ascoltare musica world anni novanta, andare in Camollia nel giorno del Palio di Siena, guardare per la centotredicesima volta il Favoloso Mondo di Amélie)
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