Quanto accanimento su quello spot, non è un video che cambierà la Calabria

di FILIPPO VELTRI*

 Neanche fosse la serata degli Oscar, un corto di 8 minuti (che poi sono in realtà 6, tolti i titoli di testa e di coda) di Gabriele Muccino sulla Calabria sta suscitando un’ondata di polemiche che in tempi di Coronavirus dilagante non era forse preventivabile. Ma in Italia va così…

LEGGI ANCHE:         Muccino zuccherino di ANDREA ALOI

GUARDA IL VIDEO:   Calabria, terra mia

  Accade, infatti, che uno spot promozionale - ordinato alcuni mesi fa dalla defunta presidente della Regione Jole Santelli al regista  - venga presentato l’altro giorno alla Festa del cinema di Roma e poi diffuso su vari canali social e dia la stura a una valanga di dichiarazioni senza precedenti. L’università di Facebook in un batter d’occhio si tramuta da esercito di epidemiologi e virologi, intenti a dare consigli su come arginare l’ondata di contagi da Covid 19, in platea di esperti massmediologi, pubblicitari, maghi del cinema e della comunicazione. I sei minuti sei sono stati scarnificati e vivisezionati: dalla coppola al congiuntivo sbagliato, dalle arance in estate alla sopressata con il finocchietto. Pochi i complimenti, tanti gli insulti. E ci sono tutti o quasi: dai politici di ogni colore agli intellettuali, agli scrittori, ai sociologi: un turbinio di accuse al regista romano. E' questa la Calabria vera? Quanti stereotipi si potevano evitare? L’immagine della regione ne esce male ancora una volta.

Il povero Muccino ha cercato di spiegare: non ho fatto un documentario sulla Calabria, ma un viaggio d’amore per raccontare lo spirito della Calabria che non si può raccontare in un cortometraggio. Volevo far venire voglia di conoscere la Calabria.

Sembra inutile. L’ondata non si arresta.

  Il vero è che il corto, al di là ed oltre che possa non piacere – e ci sono tante ragioni perché sia così – non poteva e non può rovesciare l’immagine di una terra che è stata storpiata da decenni e decenni fino a farne un buco nero dove rovesciare e mettere tutto il male di un Paese intero. Per un’operazione di quel tipo ci vorrebbe non un corto di 8 o 18 o 38 o 78 minuti fatto ovviamente bene ma una buona politica, una buona comunicazione, una buona società, tutte cose che pure esistono in Calabria ma che sono travolte da un immaginario collettivo di tutt’altra natura.

Muccino forse questo lo doveva sapere prima di accettare il munifico incarico o se lo doveva fare spiegare bene. Da un premio Oscar era lecito attendersi questo. Tutto il resto, come diceva il grande Califano, è noia.


*FILIPPO VELTRI (Nato a Cosenza nel 1954, è stato caposervizio ed inviato all’Unità, all’ Ansa responsabile della sede della Calabria, collaboratore di Repubblica e Sole 24 ore. Ha scritto fra gli altri “Braccianti in Calabria” e “Elezioni, come nascono le candidature”)

clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram