Milos, turismo bon ton e ambizioni al rialzo

di MANUELA CASSARA' e GIANNI VIVIANI*

Quattro ore di navigazione, quattro soporifere ore su un mare di una tranquillità ipnotica. Mancava solo il canto delle sirene. Farle con il Meltemi, e a Luglio e Agosto bisogna metterlo in conto, avrebbe messo a dura prova lo stomaco di molti. Al Pireo ci eravamo imbarcati in file ordinate, rallentati dai controlli: Green Pass o tampone negativo, gli addetti erano stati inflessibili. Due gli stop, Serifos e Sifnos, isole piccine, all’apparenza deserte, dove i più erano invece sbarcati. Con la mente che vagava, mi era venuto da pensare: le diamo per scontate, queste Cicladi, ma sono un bell’esempio di resilienza:  bellezza, bisogno e determinazione le hanno trasformate nella principale fonte di reddito di una nazione. Rivederle da lontano, brulle e bruciate dal sole, è stato un flashback che mi ha riportato alla mia giovinezza, a quel viaggiare zaino in spalla, a quell' adattarsi a tutto. Eccolo, ho pensato, il perché di questa diffusa dipendenza vacanziera dalle isole greche: sono un trip di gioventù. Un lifting dell’animo.


Tramonto ad Adamasjpeg(Tramonto a Adamas)


 Negli anni ’60, artisti e drifters da tutto il mondo, bravi a scoprire nuovi paradisi dove vivere nudi e strafatti, ci avevano fatto conoscere questi spuntoni di roccia semi abbandonati e assolati. Ci sono voluti anni e la testardaggine dei più intraprendenti, per farle prosperare. C’è voluta anche l'acqua, tanta acqua, quella che non c'era. Che oggi è presa dal mare, con la desalinizzazione, con costi elevati, girati sui conti sempre più salati pagati dai turisti, che la danno per scontata.


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Milos, che ora è rigogliosa, che un tempo era brulla e sfruttata per le sue miniere, depredata anche di  quella Venere trovata per caso, in un campo; Milos ricca della sua storia, stratificata come il suo terreno vulcanico, prima minoica, poi ellenistica, poi romana, poi bizantina. Vite e vestigia scomparse, le cui poche tracce rimangono nei tre musei, quello Archeologico, il Minerario, del Folklore. Una visitina, quando il vento sferza implacabile, può aprire mente e cuore.


Sulle tracce di venerejpeg(Sulle tracce di Venere)


Milos che viene già definita come la nuova Santorini, che non è più, non sarà mai più, l' isoletta greca dei nostri ricordi, dove il tempo della giovinezza si è fermato. Perché l’evoluzione si è innescata e anche se certi blog si ostinano a farcela credere un posto da backpackers, in giro se ne vedono pochi. Si contano.

Non che manchino, i giovani: in coppia, per lo più. Belli, per lo più. Ben vestiti, per lo più. Belle specialmente le ragazze, eleganti e ben vestite, per lo più: Bronze di Riace seminude e dorate, con dei corpicini da invidia. Giovani con i soldi non contati; non frugali come noi una volta. Certo, molti ancora si adattano a dormire da affittacamere sperduti, ad aspettare pazienti l’autobus che li porterà verso spiaggette estreme e isolate, ogni tanto li si incrocia che vagano sotto il solleone, bottiglia d'acqua alla mano, mano nella mano: la resistenza della gioventù. Andranno anche a mangiare souvlaki e patatine bisunte nell’unico fast food sul porto, ma te li ritrovi pure a tubare al ristorante, a scambiarsi carezze su lettini costosi, a farsi un drink al chiaro di luna. È l'isola dei piccioncini, si potrebbe dire.

Giovani e/o con portafoglio. Al momento il mercato c'è per entrambi. Credo che il portafoglio prevarrà. E cambierà anche l'età. Che si avvicinerà alla nostra. È più che evidente: dagli yacht ormeggiati, dai ristoranti ricercati, dagli affitti aumentati.


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(A cena a Pollonia)


Va da sé, ci diciamo, dopo esserci guardati intorno,  che dovremo rivedere il budget. Prima, per il World Best Award 2021, tra le dieci isole più belle al Mondo, approdo di Vip, scelta come sito di campagne pubblicitarie per brand extra lusso come  Gucci e, notizia di poco tempo fa, da Louis Vuitton, ovvio che i prezzi lievitassero. Le spiagge, il mare, i tramonti, i paesini dei pescatori, l’antico teatro, le catacombe, tutte le attrazioni che Milos ha in dotazione, quelle rimarranno ai posteri. L'indotto no, quello è già irreversibilmente cambiato.

Partiamo dal nostro  White Suites, affittacamere evoluto ad Adamas. O Adamantas; porto principale, dove abbiamo scelto di stare perché ci sembrava strategico. Stradine scoscese interrotte, a caso, da inaspettate scalinate. Arrivare all’albergo, una sfida, con i bagagli eroica. Persino in taxi era stato come giocare al gioco dell’Oca: Oops, scalinata! Tornare al punto di partenza.  Il posto, però, ci aveva ripagato: un gioiellino. Un vero affare, prenotato con largo anticipo, arredato da Inna, giovane signora russa che non aveva badato a spese. Unico appunto: la colazione. Bruno Barbieri gliene avrebbe cantate quattro. Tutto immacolato, tutto coordinato: bianca anche la Suzuki Ignis, nuova di pacca e dal provvidenziale cambio automatico, affittata a prezzo modico. Sospetto il perché. Sulle portiere, la signora ci aveva piazzato il suo logo: paghiamo, giriamo, e intanto le facciamo pubblicità.   


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(Paleochori)


La prima sera, ancora spaesati, pensavamo di aver esagerato quando ci eravamo concessi una cena da Hanabi, ristorante fusion a Pollonia, paesino romantico e fotogenico. Prezzi milanesi, ma il cambio di sapori ci voleva e li valeva, dopo 15 giorni di cucina ruspante nel Peloponneso. Persino per il beneamato. E dire che quando sente nominare “fusion” normalmente s’imbizzarrisce.

E poi qui, in Grecia, terra di pochi e scontati sapori, che ci azzecca il fusion? Niente. Ma è un segnale. Ad Adamas, sul lungomare, tra l'infilata di ristoranti che si combattono a colpi di menù, Nostos ci aveva incuriosito per la dicitura “seafood experience”. Ora, che nessuno mi accusi di esagerare quando dico che la Grecia non è più quella di una volta: insalata tiepida di quinoa, tartare di salmone con mango e lime, cheviche di spigola… manco a Portofino. Scontrino: €79 con due bicchieri di vino e un dessert.


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(L'oro di Paleochori)

Altro segnale. Primo giorno di mare. Scegliamo PaleochoriPerché siamo tipi da spiaggia attrezzata. Causa l’età. Acque cristalline con qualche riflesso dorato sul fondo. Alle spalle una falesia multicolor. Ore dieci, lettini e ombrelloni ancora vuoti e la prima fila era venuta via a € 20, prezzo settembrino.  Pagato l’obolo allo scontroso bagnino del Pelagos, la taverna sovrastante, che si era rivelata anche strategica per uno spuntino panoramico, a mezzogiorno. Per qualcosa di più sostanzioso e di più costoso, ci avevano consigliato il vicino Sirocco, famoso per la sua "cucina vulcanica". Una trovata ad effetto: cucinare il pesce nella sabbia, a 100 gradi. Ecco spiegato il vago sentore di zolfo che mi aveva colpito in spiaggia. L'avevamo messo in agenda, se non avessimo letto una recensione indignata: ad Agosto avevano chiesto 80 euro per due lettini in prima fila. Nemmeno a Cala di Volpe. E comunque, sentito con le mie orecchie, ora ne chiedevano 40, in quel fazzoletto di spiaggia messo pure a soqquadro dallo Scirocco del giorno prima.

La baia è stata colonizzata da gruppi di bianchi condomìni dall’aria costosa. Le Artemis Room, ho controllato su Booking, le affittano a "soli" €325 a notte, giustificati dalla inutile piscina in dotazione  a molte unità, nonostante la spiaggia sottostante, deserta. Sarò anche moralista, ma lo trovo stupido, con quel mare a due passi. Altri, mi dicono, già pianificati, incluso due alberghi a cinque stelle, arriveranno nei prossimi due anni a riempire altre zone. Il paesaggio di Milos, presto, non sarà più lo stesso.


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(Mandrakia dall'alto)


Tra le attrazioni, le più tipiche, le più "cartolina" sono i villaggi dei pescatori, con le ex rimesse per barche, affittate da turisti danarosi a prezzi che, in stagione, possono arrivare a 300/400 euro a notte. Iniziamo con Mandrakia, la prima delle tante discese a rotta di collo con cui sarà bene prendere confidenza. Si mangia da Medusa,  posto per coppiette cheek to cheek: tavoli a due, un titolare scontroso, delle cameriere gentili, un servizio sincronizzato e veloce.  Tentare di prenotare è ingenuo: se si vuole cenare senza aspettare, fare in modo di arrivare prima delle sette, per godersi l’idilliaco crepuscolo. Notizia di gossip, tanto per ribadire. Fonte, un amico che l'aveva avuta dal proprietario, documentata con tanto di foto: Tom Hanks, pur avendo casa ad Antiparos, pare sia solito pranzare sul terrazzo della casetta accanto, in privilegiata solitudine. Averlo saputo prima ci sarei andata in pellegrinaggio.


Klimajpeg(Klima)


Al secondo posto: Klima, il paesino più colorato, il più vissuto, sembra il set di un film in Technicolor. Ci si arriva per una strada stretta e tortuosa; consiglio dita incrociate per tutta la durata. Provati, ma esaltati dalla tranquillità del posto, ci eravamo concessi una goduriosa colazione, che non chiamo brunch per pudore, da Astakas. Se si vuole cenare, e posso testimoniare di aver visto passare un' allettante tartare di salmone ricoperta di uova del medesimo, prenotare con largo anticipo e auguri per la risalita, nel buio più totale.  

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(Tramonto su Klima)


Rigenerati, c’eravamo spinti fino a Fourkovouni, che è un cul de sac al quale si arriva con l’ennesima sterrata da affrontare con freni buoni e molto coraggio. Quattro casette. Chi ne ha una, o suo nonno qui ci pescava le acciughe o è un eremita per propensione. Il caldo era intenso, il pontile allettante,  un bagnetto sarebbe stato benedetto… Ma anche no, dopo lo scoraggiante commento dell’unico paesano incontrato: “Meduse”, aveva sentenziato laconico, retino alla mano, e ce ne aveva indicate una decina, ectoplasmi marroncini, spiaccicati ai nostri piedi.  Il sospetto che a Milos ci fossero ci aveva sfiorato dopo  un’occhiata nei negozi di souvenir : meduse di tutti i tipi, magnetini, strofinacci, tazzine, acchiappavento o windcatchers che dir si voglia, soprattutto.  

Delusi, tornando sui nostri passi, eravamo stati brevemente tentati dalla spiaggetta di Plathenia. La si vedeva dall’alto, da una terrazza accanto alla chiesa di Plaka, un’ansa di un turchese vivo, ma quel giorno, una domenica, non era al suo meglio: acqua bassa, spiaggia, neanche pulitissima, affollata da famigliole rumorose. P.S: ci siamo ricreduti l'ultimo giorno, quando l’abbiamo avuta tutta per noi, condivisa con poche coppiette innamorate.

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(Fyropotamos)

Da lì avevamo provato a proseguire per Fyropotamos, altro fotogenico paesino di pescatori, destinazione perciò da non mancare. L' indicazione portava all' ennesima sterrata poco rassicurante. Provati dalla mattinata, vigliaccamente avevamo desistito solo per rimandare. Evitata la strada Camel Trophy, grazie ad amici e al navigatore, il giorno dopo avevamo potuto raggiungere la gettonatissima caletta, di un blu dipinto solo nei toni del blu. L'unica taverna aveva già dato forfait, non così i non pochi turisti, spiaggiati sull’esiguo bagnasciuga.

Un detour casuale ci aveva invece guidati fino a Sarakiniko, famosa per le iconiche bianche scogliere, che stanno a  Milos come quelle di Dover all’Inghilterra. Un luogo imperdibile, lunare, spettacolare. Le parole non le rendono giustizia. È qui che Louis Vuitton ha da poco girato il suo cortometraggio, tra parentesi. Erano le tre, il riverbero abbagliante, la gente poca, l’acqua sublime. Buttarsi era stato facile, risalire meno, ma con la mia grazia da foca monaca ci ero riuscita. Non un bel vedere.


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(Sarakiniko)


So che finisco per parlare sempre di mangiare, ma questa è una storia che si vuol rendere utile, un racconto di mutazioni e cambiamenti; lascio al web, alle guide turistiche vere e proprie, le informazioni storico-culturali. Arrivati a sera, ci eravamo illusi di andare da  O! Hamos, ristorante istituzione che richiede la dedizione di almeno due o tre ore di attesa per un tavolo. Che non avevamo, così eravamo tornati a Pollonia. "Qui" aveva affermato perentorio il beneamato, che non è solito fare richieste, ma che davanti a degli spaghetti, che poi si riveleranno linguine ai gamberoni, non guarda in faccia nessuno, e "lì" ci siamo seduti, nonostante il ristorante si chiamasse  ”Akrotiri, food obsession”.  “ I migliori mai mangiati”, aveva poi sentenziato, e, credetemi, è un tipo esigente. Prezzo € 70,  più che giustificato, oserei persino un “regalato”, data la qualità di tutto il resto.


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(Pollonia al tramonto)


Come è noto: tenere sempre conto del vento, nelle Cicladi. Il Meltemi ha una brutta reputazione, ma anche lo Scirocco non scherza. Ignari della Rosa dei Venti, ci  eravamo diretti, ingenui e speranzosi, proprio verso le spiagge dove spirava ancora impetuoso, quelle a Sud. Prima Fyriplaka, un'ansa spettacolare di acqua bassa, quel giorno con onde da surf, poi Agia Kyriaki, che aveva un'aria malridotta e dimessa. Quindi no ad entrambe. Non era giornata. A questo punto, frustrati, eravamo passati al piano B: il traghetto per Kimolos, isolotto di fronte a Pollonia, raggiungibile con soli 20 minuti di ferry, macchina al seguito a prezzo modico. Felice decisione, della quale dobbiamo ringraziare, dio la benedica, un' entusiasta ragazza canadese che ci aveva tessuto le lodi di Prassa. Sei chilometri di bianca sterrata per raggiungerla: una spiaggia color acquamarina con la sabbia fine come cipria, attrezzata con comodi lettini. Solo ai Caraibi. Può esserci un paradiso più paradiso di Milos? Può. Promette bene questa Kimolos, da tenere presente.


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(Kyrimos)

Accaldati e coperti di salsedine, ma determinati, al ritorno eravamo riusciti ad avere il nostro tavolo da O! Hamos; l'unico libero e solo perché disposti a cenare all'orario di una casa di riposo, le sei. Poco dopo si era già formata la fila. E così, dopo una "seafood experience" e una "seafood obsession", ora possiamo dire: questa "traditional experience" potrebbe facilmente diventare, questa sì, una "obsession". Il posto ha un'anima, i sapori sono autentici, generosi, il personale è gentile e genuino. Qui ci si sente bene, guardando il mare.



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(Plaka by night)

Finale di Stagione. Ultima sera a Plaka. Passata la periferia, quella di un normale paesotto, il parcheggio obbligato avrebbe dovuto prepararci al bagno di folla. Aperitivo con brindisi sulla terrazza di En Plo , locale semplice, che ci era piaciuto perciò ci eravamo tornati. Poi giretto in quello che sembrava il set di Mamma Mia. Plaka nella sua più idilliaca e scenografica perfezione, ogni angolino studiato, curato, spazzato, pulito, ogni vaso di fiori, portone e vetrina un' inquadratura da cartolina. Gran pienone di gente che mangiava in ogni anfratto, tavolini senza soluzione di continuità, distanza di sicurezza dimenticata, il Covid, anche lui, andato in vacanza. Plaka è già la nuova Santorini.

 


*MANUELA CASSARA’  (Roma 1949, giornalista, ha lavorato unicamente nella moda, scrivendo per settimanali di settore e mensili femminili, per poi dedicarsi al marketing, alla comunicazione e all’ immagine per alcuni importanti marchi. Giramondo fin da ragazza, ama raccontare le sue impressioni e ricordi agli amici e sui social. Sposata con Giovanni Viviani, sui viaggi si sono trovati. Ma in verità  anche sul resto)

*GIANNI VIVIANI (Milano 1948, fotografo, nato e cresciuto professionalmente con le testate del Gruppo Condè Nast ha documentato con i suoi still life i prodotti di molte griffe del Made in Italy. Negli ultimi anni ha curato l’immagine per il marchio Fiorucci. Ha anche lavorato, come ritrattista, per l’Europeo, Vanity Fair e il Venerdì di Repubblica. La sua passione più recente sono le foto di viaggio)



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