LA RECENSIONE / Appennino Centrale, otto itinerari al tempo della pandemia

di GABRIELLA DI LELLIO*

(foto dal volume)

"L'Appennino centrale non è da meno delle Alpi con i quasi tremila metri di Corno Grande sul Gran Sasso d’Italia, che soprattutto in inverno ha stupito anche gli alpinisti del nord abituati a frequentare l’Appennino solo in versione estiva, pensando che neve e ghiaccio si potessero incontrare solo sul Monte Rosa o sul Bianco.” Queste sono le parole di Corradino Sella dopo la prima ascensione invernale sul Corno Grande nel 1880. 

Tanti sono i libri che sono stati scritti sull’Appennino, forse più del numero di persone che lo frequentano che oggi sono migliaia, ma ”sull’Appennino centrale c’è ancora molto da raccontare” dice Stefano Ardito. “Molti mi conoscono per le mie guide dedicate a itinerari e sentieri dell'Appennino, sulle Dolomiti e in altre zone. Da quando, più di trent’anni fa, ho trasformato la mia passione in un lavoro ho fatto anche molte altre cose. La vita va avanti, ma la passione rimane. Ci sono ancora luoghi e storie che meritano di essere raccontati”.


Campo Imperatore e il Corno Grande dal lago racollopng

(Campo Imperatore e il Corno Grande dal lago Racollo)


Stefano Ardito è fotografo, regista di documentari, autore di numerosi libri sulle montagne d’Italia e del mondo, escursionista e alpinista. E’ stato tra gli ideatori - nome incluso - del Sentiero Italia, il lunghissimo itinerario di trekking che attraversa le Alpi, l’Appennino e i monti di Sicilia e Sardegna. Ha ideato e progettato sul terreno trekking come il Siena-Argentario, il Conero-Sibillini, il Pavia-Portofino, il Sentiero del Parco della Majella, il Firenze-Siena-Roma, il Sentiero Silone e la Via dei Lupi che collega Tivoli e Roma con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. 

Nel volume appena uscito, “Le escursioni invernali nell’Appennino Centrale” (Idea Montagna Edizioni,  22,80 euro)  Stefano Ardito racconta con accuratezza tecnica e la professionalità che lo distinguono  settantuno itinerari che si trovano nelle regioni del cuore d’Italia: Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio e Molise, l’ossatura della penisola.    



Discesa in sci dal Pizzo di Sevo sullo sfondo i SibilliniJPG

(Discesa in sci dal Pizzo di Sevo, sullo sfondo i monti Sibillini)


Si parte da nord. I Monti Sibillini tra Umbria e Marche che culminano con i 2476 mt di Monte Vettore, per proseguire con i Monti della Laga e i 2458 mt di Monte Gorzano e il massiccio del Gran Sasso con le vette più elevate - Corno Grande (2914 mt) e Corno Piccolo (2600 mt) - che offrono diverse possibilità anche tra i boschi del versante teramano della catena montuosa.

Il Terminillo è un capitolo a sé, la “Montagna di Roma” a due passi da Rieti. I Monti del Cicolano che si trovano ai limiti dell’Abruzzo e il Velino, il Sirente e i Monti della Duchessa che sono facilmente accessibili da Roma e dall’Aquila. Sul confine tra il Lazio e l'Abruzzo c’è poi la catena dei Monti Simbruini ed Ernici che si allunga fino al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, offrendo valli selvagge, boschi e altipiani per bellissime ciaspolate ed escursioni con piccozza e ramponi. A seguire i rilievi delle Cinque Miglia e degli Altopiani Maggiori, noti per gli impianti e le piste di Roccaraso, Aremogna e dintorni, che però conservano numerosi itinerari in ambiente solitario. Infine la Majella, la “montagna madre” d’Abruzzo, con la vetta di Monte Amaro (2793 mt), che offre bellissime escursioni.


Le piste da sci del terminillo dal monte Carditopng

(Le piste da sci del Terminillo dal monte Cardito)



Questa parte di Appennino centrale ha la più alta concentrazione d’Italia  di Parchi Nazionali, Riserve e Parchi Regionali e Riserve naturali di Stato o aree protette minori. Anche  il manto nevoso è particolare, per la presenza del vento e di una grande escursione termica tra il giorno e la notte che rendono mutevole la neve anche all’interno della stessa giornata.

L’Appennino è un vero e proprio invito ad avvicinarsi ed esplorare. Chi vive nelle città all’inizio scopre le montagne innevate dalle piste da discesa delle stazioni sciistiche ma per accostarsi davvero al fascino della montagna invernale bisogna andare alla ricerca del silenzio, spingersi nei luoghi dove la natura regna ancora sovrana.


Il rifugio di Antrodocopng

(Il rifugio di Antrodoco)



Il libro è organizzato in otto capitoli, ciascuno dedicato a una catena montuosa, con la presentazione della zona da un punto di vista storico, paesaggistico ed orografico; così Ardito ci racconta dei  Monti della Laga,  “la cui wilderness è in buona parte 'di ritorno', creata dall’abbandono da parte dell’uomo”  o  dei Monti Sibillini, che “più del resto dell’Appennino hanno sofferto a causa dei terremoti del 2016 con una ricostruzione dei centri colpiti che procede con inaccettabile ritardo.”

Per ogni itinerario c’è una scheda con i dettagli  sul tipo di escursione, il punto di partenza, il dislivello, il tempo di salita e di discesa, il  tipo di difficoltà, i punti d’appoggio - i rifugi -  e il periodo consigliato per effettuare l'escursione; il tutto corredato dalla cartina del sentiero.


Sulla cresta nord del monte velinopng

(Sulla cresta Nord del monte Velino)



La nuova guida di Ardito è chiara ed esaustiva, per esperti e per neofiti, soprattutto utile in questo periodo particolare che stiamo vivendo. “Fino a dieci o vent’anni fa sull’Appennino, come sulle Alpi, l’escursionismo era un’attività in lenta crescita e la montagna invernale era frequentata da un ristretto pubblico di esperti” scrive l'autore. “Negli ultimi inverni, anche a causa delle restrizioni imposte dal Covid-19, la domanda di natura è cresciuta in modo esponenziale. È un fenomeno positivo, ma che può generare situazioni pericolose a causa della mancanza di esperienza o di equipaggiamento corretto.”


copertinaJPG

(Stefano Ardito   "Escursioni invernali nell'Appennino entrale  - ed. Idea Montagna  -  pagg. 288  -  prezzo di copertina euro 22,80)


A chi vuole affrontare questi luoghi, oltre al rispetto per la natura dei monti, si raccomanda sempre un pizzico di umiltà sulle conoscenze tecniche, un equipaggiamento e vestiario giusti e soprattutto di considerare con attenzione le condizioni della montagna.

In caso di dubbi è bene farsi accompagnare da una guida alpina. La montagna invernale è splendida, ma va affrontata con rispetto.

*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")


clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram

e.... clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter