Capitale italiana della cultura - BARI / San Nicola, che ci salverà

di MADDALENA TULANTI *

I baresi credono sul serio che “quando Dio morirà ci sarà sempre San Nicola a difenderci”, tanto che hanno fatto diventare il proverbio popolare russo lo slogan della loro campagna per il titolo italiano di città della cultura 2022. La devozione per il santo, noto ai più come Babbo Natale, è fortissima e attraversa allo stesso modo pii cristiani e ferrei miscredenti. Ecco quindi che una giunta comunale guidata da un sindaco ex socialista, Antonio Decaro, la cui assessora alla Cultura è della sinistra più a sinistra, quella di rito vendoliano, Ines Pierucci,  decide di mettere al centro della candidatura un programma tutto incentrato sulla riscoperta e rifondazione del culto del Santo dei bambini.  

La candidatura:    BARI

“Il rapporto di identificazione tra San Nicola e Bari è millenario, è profondo - spiegano nel progetto - ha segnato il destino urbanistico e architettonico della città, il suo rapporto con il mare, con le culture dei paesi dell’area adriatico-mediterranea, ne ha determinato la riconoscibilità internazionale, esercitando sulla cittadinanza una forte influenza simbolica, antropologica, sociale, culturale, artistica, ancorché religiosa, che si celebra annualmente nei due momenti della festa nicolaiana: il 6 dicembre in occasione della solennità liturgica e il 9 maggio con il grande corteo storico e la festa della traslazione, alla presenza di migliaia di pellegrini provenienti dalla Russia e dall’intera Europa orientale di fede ortodossa”.

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I baresi di San Nicola amano soprattutto i miracoli, essendo per indole portati più al concreto che all’astratto. E il santo non li ha delusi nella sua vita, che, come si sa, trascorre in Turchia, a Myra, da cui, va ricordato, 62 marinai baresi rubarono (la “traslazione” appunto) le ossa. Tre miracoli sono così importanti da essere rappresentati  da sempre nel tradizionale corteo storico del 9 di dicembre. Il primo viene ricordato dalle tre sfere d’oro che si trovano sul libro che il santo sorregge in ogni sua statua e riguarda la dote  che egli  procura di nascosto alle tre figlie di un povero uomo che sarebbe stato costretto altrimenti a mandarle sulla strada: ogni sfera rappresenta appunto una dote. 

Il secondo  è più cruento e ricorda l’assassinio di tre ragazzini uccisi da un oste malvagio e messi a macerare come una carne da servire a tavola, carne che viene addirittura offerta al santo che, ovviamente, avendo saputo dell’infamia, fa resuscitare i bambini.

E poi c’è il miracolo dei miracoli: la manna di San Nicola, l’acqua miracolosa che ogni anno, sempre il 9 dicembre, si forma nella tomba del santo e che i fedeli ritengono sgorghi dalle sue ossa.  Viene distribuita in boccettine nella sala delle Offerte della Basilica, anche se i domenicani,  che conducono la chiesa, tengono a precisare che esse non possono contenere del tutto acqua di manna, visto che al massimo le ossa sante ne producono mezzo litro ogni volta. Nelle boccettine che c’è allora? Tanta acqua benedetta nella quale è stata versata la manna. Ma pare funzioni lo stesso.


*MADDALENA TULANTI (Napoletana, ha fondato nel 2000 e diretto fino al 2015 il Corriere del Mezzogiorno Puglia, dorso locale del Corriere della Sera, dopo essere stata capo redattore e corrispondente da Mosca per L’Unità. Oggi è editorialista di Telebari, la prima tv della città di Bari dove vive quando non si occupa dei suoi ulivi a Ostuni. Laureata in Russo con il massimo dei voti presso l’Orientale di Napoli è appassionata di politica internazionale e di geografia e lettrice avida e curiosa di ogni genere letterario. E’ separata, non ha figli, ha tre gatti e una splendida e geniale nipote)

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