Britain on screen - 1) Lake District

testo e foto di MAURIZIO SORRENTINO*


In questo tempo cupo abbiamo solo due possibili mezzi di trasporto: la fantasia e la memoria. A me è più congeniale la seconda, forse per motivi anagrafici, forse perché la memoria sa smuovere corde più profonde e sa condirsi di emozioni e nostalgia.

Eppure nelle terre di Albione avevo cominciato a viaggiare proprio con la fantasia, grazie a quel libro che, in terza media, la mia insegnante di inglese aveva affiancato alla mitica grammatica della Garzanti. “Britain on screen” si chiamava il testo e all’epoca gli unici screen che conoscevamo erano quelli del cinema e della TV: ancora non esistevano i pc e i cellulari. Ricordo vagamente la copertina, una pellicola cinematografica nei cui fotogrammi era contenuto tutto il rosso di quella terra verde dai cieli grigi: bus a due piani, cabine telefoniche, Beefeaters, Guardie della Regina.

Il primo contatto con l’Inghilterra reale (reale, non Reale) l’avevo avuto a diciassette anni, in compagnia del mio fraterno amico Lino, durante uno dei pochi e indimenticabili viaggi della nostra adolescenza, attrezzati - si fa per dire - con bermuda, zaini militari e sacchi a pelo comprati a Resina. Ci sarebbe da scrivere un racconto a parte su quei due liceali che conoscevano poco anche Napoli e sbarcarono, sotto la pioggia, reduci da trentasei ore di treno, a Victoria Station.

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(Dodd Wood)

C’erano stati poi una breve parentesi dei vent’anni a Torquay, nel Devon, all’inseguimento di un flirt estivo, e un indimenticabile viaggio del 1993 a Oldham, in un’Inghilterra assolutamente fuori dagli itinerari turistici, guidati per sagre e mercatini da Maurice ed Elizabeth, i suoceri inglesi di Franco, altro carissimo amico dei tempi del liceo.

Ma è dell’ultimo viaggio nelle terre di Sua Maestà che voglio raccontare, quello del 2011, con la famiglia al completo e il diario di Mujer a supporto.

Il volo Ryan Air parte da Roma. Pernottiamo nella capitale e utilizziamo il pomeriggio per una capatina alla Galleria Borghese, con l’obiettivo di mettere i figli in contatto visivo con le opere di Bernini e Canova conosciute sui libri. I due adolescenti restano incantati da Paolina, ma ancor più da Apollo e Dafne e dal Ratto di Proserpina. Io, invece, sono destinato a restare inca…ntato il giorno dopo all’aeroporto di Ciampino, a causa del consueto ritardo Ryan Air, compagnia evidentemente più preoccupata del peso della tua valigia che del rispetto degli orari schedulati.

In volo mi pare di stare sull’aereo più pazzo del mondo: la hostess che parla all’interfono con voce suadente scopriamo essere in realtà uno steward e il dodicenne dalla cresta bionda che vediamo uscire dalla cabina di pilotaggio non è una maschera di carnevale bensì il secondo pilota. Come Iddio vuole arriviamo a Londra sani e salvi con circa un’ora di ritardo, mangiamo un hamburger in aeroporto, ritiriamo la macchina alla Hertz, una Ford Mondeo Station Wagon, e partiamo per la nostra prima destinazione britannica: Cumbria, Lake District.

La strada è lunga e, nell’ultimo tratto, anche stretta. Tenere la sinistra con posto guida a destra aggiunge tensione alla difficoltà. Dalle otto di sera in poi non incontriamo un’anima. Meno male che Tom Tom, alias Totore il Navigatore, ci guida correttamente. Arriviamo alle 22.30 al nostro appartamento, un grazioso cottage in un complesso alberghiero.

Il risveglio è comodo, allietato dal borbottio della moka che Mujer ha avuto il buon senso di portare. Ci riforniamo al supermercato di quanto ci servirà per i panini (in escursione) e per le cene (a casa).

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(Bowness)

Il cottage si trova a Bowness on Windermere. La prima escursione è ad Ambleside, sul lago. La Lonely Planet ci suggerisce una interessante visita a Grasmere, al Dove Cottage, la casa del poeta William Wordsworth. Qui mio figlio comincia a sciorinare le sue conoscenze di letteratura inglese, facendo sentire tutti noi molto ignoranti. Lo sfoggio è dovuto alla recente preparazione dell’esame di maturità. Nulla di destinato a durare, immagino. Scopriamo che è di queste parti anche Beatrix Potter, la scrittrice che ha creato Peter Rabbit. Bowness ospita “The world of Beatrix Potter”, una esposizione ispirata ai personaggi e ai racconti dell’autrice. Lake and Writer’s district potremmo dire.

Il giorno successivo partiamo per una notte a Edimburgo, tre ore di macchina da Bowness. In questo periodo c’è il Festival e ho prenotato dall’Italia i biglietti per il Military Tattoo, la parata militare. L’appartamento che ho fissato via internet è sul Royal Mile. Seguiamo le indicazioni per raggiungerlo ed è una specie di caccia al tesoro, tra codici e misteriosi sportellini che nascondono chiavi. Finalmente riusciamo ad accedere e con stupore ci rendiamo conto di trovarci in un’enorme casa di tre piani in cui contiamo cinque bagni, undici letti singoli e due matrimoniali, cucina e sala con un enorme tavolo intorno al quale ci sono una ventina di sedie. Ipotizziamo che sia una casa per studenti affittata ai turisti nel periodo estivo. Tenuta bene, per la verità, e ben posizionata.

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(Il Military Tattoo a Edimburgo)

Siamo affamati e scegliamo la Old Tolboth Tavern. Potevamo rinunciare ad assaggiare l’Haggis, il piatto tipico scozzese? Il cameriere ci spiega che è un piatto di carne di pecora servita con rape e patate. In realtà si tratta di un insaccato, una specie di cotechino, che contiene un macinato di cuore polmoni e fegato di pecora condito con spezie, farina d’avena, cipolle e non ricordo cos’altro. Molto buono, anche se un tantino pesante. Si consiglia di consumarlo con un buon bicchiere di whisky scozzese. Noi ci siamo accontentati di birra e coca cola.

La passeggiata sul Royal Mile tra giocolieri, suonatori di cornamusa, trampolieri e artisti di strada vari è digestiva e molto piacevole.

Dopo un breve riposo in appartamento saliamo al Castello per il Tattoo. Per strada raccontiamo a mio figlio Vittorio, questo coso di un metro e ottanta, che quasi vent’anni prima, quando ancora non camminava, è stato nutrito, lavato e cambiato nella baby room del Castello di Edimburgo, ampia linda e attrezzata come poche.

Per fortuna il tempo regge, c’è solo un po’ d’umidità. Lo spettacolo è molto cambiato rispetto a quello del 1993. Molto più turistico e molto meno focalizzato sugli aspetti tradizionali e sull’orgoglio nazionale scozzese. Ciò nondimeno è valsa la pena di dedicare una serata.

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(Bassenthwaite)


Il giorno successivo colazione da Starbucks, un salto alla Hertz di Edinburgo per cambiare auto (nella nostra Mondeo si è accesa una spia sospetta) e ripartiamo per Bowness. Una telefonata allarmata di mia madre ci informa che i telegiornali italiani hanno mostrato le immagini di gravi disordini a Londra, bombe molotov e negozi in fiamme. Pare che la polizia abbia ucciso un sospetto, uno spacciatore di colore, e ne è scaturita una violenta reazione popolare. Nel Cumberland e nel Northumberland non abbiamo percepito nulla, anche perché qui noi, come il cane del romanzo di Jack London, non leggiamo giornali e non guardiamo TV.

Il giorno seguente, martedì 10 agosto, ci spostiamo da Bowness a York, che a mio avviso è, insieme a Chester, tra le più belle città inglesi. La cattedrale da sola varrebbe la visita. Il maltempo ci induce ad accorciare la gita e ci resta poco tempo per passeggiare.

L’ultima escursione del nostro soggiorno in Cumbria è riservata a Wasdale, il posto più solitario e proprio per questo più emozionante.

Al momento di avviarci si svolge il seguente dialogo:

Io: - Sulla strada per Wasdale potremmo fare una tappa a Bassenthwaite per fare birdwatching. Ho letto che lì nidificano i falchi pescatori.

Mia figlia Benedetta: - Che culo!

Vittorio (rivolto alla sorella): - Non sai apprezzare le magie della natura (sottinteso il “tsk, tsk” dei fumetti).

Col voto decisivo di Mujer si va.

Dal parcheggio arriviamo, dopo circa un quarto d’ora di passeggiata nel bosco, a un punto panoramico presidiato da un gentile incaricato, prodigo di informazioni e suggerimenti, che ci mostra come utilizzare il cannocchiale. Riflettiamo che in questo Paese i meridionali stanno al nord.

I rapaci latitano. Stiamo per arrenderci quando, non senza qualche difficoltà di messa a fuoco e di puntamento, riusciamo ad avvistare un nido di “osprey”, i falchi pescatori.

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(Wasdale)


Possiamo tornare soddisfatti all’auto e far rotta verso questo incredibile luogo semi deserto, ai confini della realtà, su un lago dal quale ti aspetti, da un momento all’altro, di vedere emergere nella nebbia un drago, un dinosauro, un’astronave o magari un mago in levitazione. È Wasdale: quattro case e una locanda con tre avventori. È l’undici di agosto. Il paragone con le spiagge stipate della nostra penisola sorrentina viene spontaneo. Ci chiediamo cosa mai sarà l’inverno in queste lande. Le nostre voci infrangono un silenzio che ha qualcosa di mistico. Il vento increspa le lisce acque che ci circondano. Tiriamo su i cappucci delle giacche e naufraghiamo nei nostri pensieri.


(1 - continua)

* MAURIZIO SORRENTINO (Piano di Sorrento, 1961; quando è sveglio è l'Area Manager Sud della Enifuel Retail; quando sogna si diverte a suonare la chitarra e a scrivere racconti e romanzi; quando vive viaggia)


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