BIBLIOTECA IN SELLA - In bicicletta per vivere felici. Parola di Einstein

di STEFANO ELMI*

Uno scaffale di caramelle e cioccolato mi si parò davanti all’entrata di un autogrill lungo l’Autostrada dei fiori, da qualche parte fra Ventimiglia e Genova. Ero di ritorno da un viaggio in Francia, e mi fermai per un caffè assieme ad un amico: mai mi sarei aspettato di trovare un accostamento tanto stridente da catturare la mia attenzione. Attirato come di consueto da del buonissimo cioccolato fondente scovai invece un libro dal titolo un po’ lungo ma singolare: Einstein e l’arte di andare in bicicletta per essere felici, autore Ben Irvine. Corriere, scrittore e filosofo, lessi nella sua biografia. Poi lessi la prima riga, mi convinse, e lo comprai.

“Il locale e il globale, l’individuale e il sociale, il creativo e il pratico: nel mondo di Einstein tutti questi opposti trovarono un equilibrio ideale in cui nessun elemento veniva privilegiato a discapito di un altro. La sua visione della vita era perfettamente bilanciata. Ecco perché Einstein e la bicicletta sono inseparabili…” scrive Irvine, il quale in questo libro spiega come andare in bicicletta può insegnarci a raggiungere lo stesso equilibrio consapevole di Einstein. Uno stile di vita capace di bilanciare questa serie di elementi apparentemente contrastanti.

Irvine prosegue “A volte abbiamo l’impressione che la società moderna ci obblighi a scegliere tra uno di questi opposti: locale contro globale. Individuale contro sociale. Creativo contro pratico. In bici invece non serve, perché pedalare li unisce tutti in una piacevole sensazione di benessere. Le esigenze locali incontrano orizzonti più vasti, le libertà universali si radicano in comunità amichevoli, l’immaginazione più fervida incrocia le competenze pratiche. Come Einstein scalò vette intellettuali da cui contemplare costanti prodigiose invisibili a chiunque lo abbia preceduto, l’umile bicicletta può elevarci al di sopra delle nostre vite frenetiche, migliorando la nostra visione del mondo e del prossimo” 


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Ben Irvine    Einstein e l'arte di andare in bicicletta per essere felici   Edizioni Centauria


Ecco che cosa era quella sensazione a cui pensavo già da alcuni anni ma non riuscivo a dare un nome. Quando vado in bicicletta sto bene, e vedo le cose in maniera diversa. Alle volte ho come la sensazione di mettere a fuoco il mio sguardo, proprio come l’obiettivo per una macchina fotografica. Eppure sono sempre io, e le cose attorno a me sono sempre le stesse, l’unica differenza è che sono seduto su un oggetto che ha le ruote e si muove. Salutare le persone appollaiati su di uno striminzito sellino è assai diverso che farlo magari con saluti di circostanza lungo un marciapiede. Eppure siamo sempre le stesse persone, o forse no?

Seduto sulla sella ti accorgi delle asperità del terreno: qui si sale, qui si scende, qui c’è una buca che il comune non ripara da anni, qui invece hanno asfaltato di recente. Ti accorgi della maleducazione e dell’educazione di alcuni. Ti accorgi del tempo atmosferico e di quello che passa. Ti accorgi delle distanze. Ti accorgi della sbadataggine di chi guida, e di come la giornata scorre via senza lasciar niente dietro di sé. Ti accorgi di un sacco di cose, scontate ai più ma mai banali. 

Il titolo del libro dice “…essere felici…” in realtà il titolo in lingua originale parla di mindfulness, che è un concetto più ampio. Einstein diceva che il suo più grande talento era una curiosità insaziabile (e se lo diceva lui...): da qui la sua capacità di stupirsi di tutto come se ogni volta ci trovassimo di fronte a una specie di miracolo. Una consapevolezza costante di ciò che lo circondava, prestando attenzione e notando ogni dettaglio.

Dopo il letargo invernale ho ripreso la bici da corsa, messo un panino nella borsetta fissata al manubrio ed assieme a Martina siamo usciti per un giro in un soleggiato pomeriggio di marzo. Dopo una trentina di chilometri ci siamo seduti in un prato circondato da ulivi nelle colline attorno a Lucca. Un posto come tanti da queste parti, ma che ha assunto un ruolo di conquista, è stato il nostro Stelvio. Un luogo che in auto non avremmo mai scovato, ma soprattutto goduto allo stesso modo. 

Consapevolezza e attenzione sono i due concetti con cui tradurre efficacemente mindfulness: insomma, quella cosa che quando salgo in sella, anche nelle giornate più buie e grigie, si accende. Quella cosa alla quale non ero in grado di dare un nome sino al giorno in cui entrai in quell’autogrill fra caramelle e cioccolato e trovai il libro di Irvine. 

 

*STEFANO ELMI (Nato a Barga - Appennino Tosco-Emiliano -  il 4 Luglio del 1982. Ama scrivere e andare in bicicletta, fare trekking e sci-alpinismo. Il suo diario di bordo si chiama scrittimaiali.com.  Di recente, a seguito di un suo viaggio esplorativo in bicicletta fra Canada ed Alaska, ha scoperto che “In Alaska fa caldo” e ne è nato un libro edito da Ediciclo)


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