Ucraina, così la Cina media pensando all'economia e a Taiwan

di ANNA DI LELLIO* 

(foto da pixabay)


Un editoriale sul New York Times di ieri ha attratto la mia attenzione, prima per il titolo,
“È arrivato il momento di offrire una via d’uscita. La Cina qui può aiutare,” poi per la firma: Dr. Wang Huiyao (@huiyaowang), fondatore e presidente del  Center for China and Globalization, un think tank non governativo basato a Beijing che consiglia il governo cinese. Partendo da questi due dati, è chiaro che sto leggendo sia il memo di un esperto del governo cinese sia una proposta politica del governo cinese all’occidente. 

Alla vigilia degli incontri a Roma tra Jake Sullivan e il capo della diplomazia cinese, dovremmo prestare attenzione a questo editoriale. Il punto è che la Cina chiede per la prima volta un posto ufficiale al tavolo negoziale della politica di sicurezza globale, fuori dall’ONU, e che vuole assicurarsi la neutralità sulle proprie mire su Taiwan. Propongo qui un riassunto di questo interessantissimo editoriale. 

Visto che Putin sta diventando sempre più pericoloso nella guerra Russa-Ucraina, dice Wang adottando la dicitura russa, anche se per gli USA e i suoi alleati dare un ruolo alla Cina nel conflitto non è molto appetibile come opzione, la Cina può giocare una parte cruciale e positiva. Infatti essere contro il coinvolgimento della Cina sarebbe stupido e miope, perché i pericoli immediati del conflitto sono molto più pressanti di ogni altra considerazione. La stessa Ucraina capisce il potenziale di una risoluzione del conflitto guidata dalla Cina.

Quale sarebbero gli interessi della Cina in tutto questo? Il primo è economico. È vero che la Cina ha forti legami sia con la Russia che con l’Ucraina, pure se ognuno di questi paesi ha un commercio molto più grande con la UE che con la Cina. La Russia e l’Ucraina sono canali importanti per il commercio cinese con l’UE. I trasporti ferroviari Cina-Europa sono cresciuti cento volte negli ultimi dieci anni, e il conflitto minaccia di interromperli. 


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(Shangai)

Però non è nell’ interesse della Cina restare intrappolata in un’ alleanza anti-occidentale con Mosca. La Russia è forte militarmente, ma la sua economia è nel lungo termine in declino strutturale, con un PIL non molto più grande di quello della Spagna. Gli interessi economici della Cina in Russia sono niente rispetto a quelli con l’ Occidente. Se nel 2012 il commercio tra la Cina e la Russia è cresciuto del 36% rispetto all’anno prima, fino a 147 miliardi di dollari, è ancora un decimo del commercio con gli Stati Uniti (657 miliardi) e con l’UE (828 miliardi).  

Anche se la Cina non si unisse alle sanzioni,  le banche e i business cinesi  molto probabilmente diminuiranno il loro impegno nella Russia per evitare un backlash in altri mercati che sono più importanti per loro. E se la Russia rimarrà isolata dall’economia globale, la Cina non vorrà sostenere da sola il peso della Russia. In altre parole, Putin non può permettersi di perdere la Cina,  ma la Russia è diventato un problema per la Cina. 

La Cina ha poi motivi politici-strategici per intervenire. Più dura la guerra, più rafforza l’alleanza occidentale su idee e valori contrari a quelli dell’est, avvicinando ancora di più gli USA alla UE, e aumentandone i budget militari. Tutto questo non conviene alla Cina, che preferisce mantenere i suoi legami economici con l’occidente  e  concentrarsi sul suo sviluppo domestico.

E siccome la critica alle violazioni dei diritti umani è un problema diplomatico per la Cina, mediare nel conflitto attuale potrebbe migliorarne la posizione e la reputazione in occidente. La Cina ha cercato da tempo di convincere l’occidente che la sua crescita non rappresenta una minaccia. E qui Wang dice qualcosa di inedito: chiama la guerra “aggressione russa,” che non va sostenuta, o si indebolisce la posizione internazionale che la Cina ha cercato di costruire da tempo. La Cina, aggiunge, potrebbe essere un partner non solo economico ma anche strategico dell’occidente.


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(Un monastero a Lijang)


Ideologicamente la Cina è dalla parte della Russia e dell’Ucraina nel rispetto della sovranità degli stati. Ha da tempo opposto l’interferenza su quelli che considera i suoi  affari interni con Taiwan. Si preoccupa, come la Russia, dell’influenza pro-democratica dell’occidente, ma i cinesi hanno evitato di criticare la Russia e hanno adottato la narrazione di Mosca sulla guerra perché è stata presentata come anti-occidente e anti-NATO. Ma se la guerra continua, la Cina ci perde.

Che tipo di mediazione allora potrebbe fare Pechino? Potrebbe mediare un cessate il fuoco e poi lasciare a Russia, Ucraina, USA, UE e China il lavoro di costruire la pace. L'obiettivo della Cina è una soluzione che dia garanzie di sicurezza a Putin e protegga la sovranità dell’Ucraina ma garantisca anche la politica delle porte aperte della NATO. È difficile ma non impossibile. Una diplomazia creativa, che in pratica neghi l’ingresso dell’ Ucraina nella NATO ma in teoria mantenga il principio dell’ espansione della NATO.

 

*ANNA DI LELLIO  (Sono Aquilana di nascita, ma mi sento più a casa a New York, Roma, e Pristina. Un po' accademica, un po' burocrate internazionale, e un po' giornalista. Ovviamente ho lavorato per l’Unità. Tra le mie grandi passioni giovanili c’erano lo sci, la lettura, i viaggi, il cinema e la politica. A parte lo sci, sostituito dallo yoga, le mie passioni attuali sono rimaste le stesse)

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