Saluto alla Bretagna, dove dal maltempo non ci si può nascondere

di STEFANO ELMI*

Eravamo sbarcati a Saint-Malo in Bretagna alla mattina prestissimo, morti di sonno e con ancora indosso i panni sporchi da ciclista della sera prima. Ci infilammo nel primo bar che trovammo nei pressi del porto, frequentato da avidi giocatori d’azzardo e fumatori di Gauloises. Ordinammo due pain au chocolat e due cappuccini e cercammo di riordinare le idee.

Eccolo, il racconto a pedali delle impressioni di un ciclista all’avventura nelle strade che hanno ospitato le prime tappe di questo Tour de France con le ruote appena fuori dal tunnel del Covid. Speriamo.

Ero partito assieme al mio compagno di avventure, Oriano, due giorni prima da Londra in sella alle nostre biciclette diretti a Portsmouth per prendere il traghetto notturno che ci avrebbe portati in Bretagna. 

La baia del porto ci aveva accolti con l’alta marea. Era costellata di scogli che affioravano dall’acqua ma tutti erano ben segnalati. L’aria della mattina era fresca per essere fine luglio e in lontananza i severi campanili delle chiese e le mura del centro storico stavano facendo capolino. Barche dalla pesca della notte precedente, mentre noi non sapevamo esattamente dove ci saremmo fermati quella sera. 


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La nostra meta doveva essere casa nostra, in Toscana, ma non avevamo la minima idea di come arrivarci. Avevamo intenzione di pedalare quello sì, ma su quali strade percorrere era ancora buio totale. Potevamo sembrare due viaggiatori sprovveduti ed infatti lo eravamo. Prima di partire convinto di fare buona cosa presi a casaccio, nella casa dove abitavo, una cartina della Francia. A quel tempo abitavo nell’East London per un master di giornalismo e certi lavoretti saltuari.

In quel bar di Saint-Malo, in cui l’Inghilterra sembrava già distante anni luce, mi resi conto di avere afferrato sì la mappa della Francia, ma dell’intera Francia. Scala 1 a non so cosa. Era praticamente inutilizzabile, buona per essere appesa in un’aula scolastica. Inoltre era stata stampata circa dieci anni prima del nostro viaggio.

Preso atto di tale fallimento provammo a confonderci con i locali, cercando di scambiare opinioni. Sfoggiai il mio miglior francese ma fu dura con un anziano bretone capirci qualcosa. Così passammo ad una fase pratica. Lui prese la nostra mappa, l’aprì sul tavolo del bar e tracciò una linea con la matita. Da Saint-Malo arrivava dritta alle Alpi Marittime, tagliando in diagonale l’intera Francia. Questa era la via che ci suggeriva e ci indicò nome per nome le città da attraversare.

Il sole e l’aria tiepida che ci aveva accolti alla mattina erano ormai un ricordo. Ora faceva caldo e iniziò a piovere. Prima piano e poi in maniera consistente. Tutto si era fatto grigio. Tornò il sole ma per qualche strano mistero continuò a piovere. Quando cessò tutto, allora cominciò a soffiare un vento fortissimo, naturalmente contrario. Questo accadde solo nei primi 20 km che percorremmo su quelle strade. Fradici, decidemmo di fermarci per pranzo in una locanda che serviva ostriche per posticipare i nostri doveri di pedalatori e per ripararci dal maltempo. 

Ben presto capimmo che la Bretagna, così come il nostro percorso di rientro a casa, era del tutto imprevedibile, e dal maltempo non ci si poteva nascondere.


*STEFANO ELMI (Nato a Barga - Appennino Tosco-Emiliano -  il 4 Luglio del 1982. Ama scrivere e andare in bicicletta, fare trekking e sci-alpinismo. Il suo diario di bordo si chiama scritti maiali.com. Di recente, a seguito di un suo viaggio esplorativo in bicicletta fra Canada ed Alaska, ha scoperto che “In Alaska fa caldo”e ne è nato un libro edito da Ediciclo)


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