Più libri più liberi - 5) La carta, il futuro e Quo Vadis

di LUIGI EPOMICENO*


Uscito l’ultimo visitatore, smontati gli stand e impacchettati i libri è giunto il momento delle considerazioni.

“Alla fine della fiera” e per dirla come 700 anni fa più o meno si disse, la questione tra libertà e libri si riduce a fatto non sei per vivere come un bruto, ma cerca di seguire virtù e conoscenza. “Più libri” vuol dire quantità, ma la libertà non segue una correlazione quantitativa. Chi legge 100 libri l’anno potrà mai essere più libero di chi ne legge 3? A imprigionare la libertà è la nostra capacità di ragionamento e non il numero di volumi letti.

A proposito di libertà.

Ho perso il conto del numero di editori presenti. I dati dell’associazione AIE dicono che sono 5.000 gli editori che hanno inserito almeno un titolo nuovo in catalogo nel corso del 2019. Dal 2010 si sono aggiunte oltre 800 nuove case editrici. Ogni anno i nuovi titoli sono più di 75.000. Attualmente i titoli in commercio sono più di 1,2 milioni. Infine, il fatturato dell’editoria (al netto di e-books) supera i 3 miliardi di euro. A casa mia questo si chiama libertà imprenditoriale. Forse oltre che più libri più liberi si dovrebbe aggiungere più liberi più libri?

In più occasioni si è parlato di fake news e di come, per chi volesse intraprendere la professione di giornalista, distinguere tra fatti e non-fatti. In terza media, ero negli USA all’epoca, durante una lezione su come leggere il giornale, l’insegnante ci disse che un articolo ben scritto rispondeva alle 5 W (Who, What, When, Where e Why) e che era compito del giornalista cercarle senza cadere nella tentazione dell’inventiva. Parimenti ci sono diverse verità: quella che si vuol far credere, quella in cui si vuole credere e solo dopo c’è la verità. Ognuno scelga.


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(foto di Luigi Epomiceno)


La tecnologia alla base del classico disco in vinile è migliorata ma è rimasta essenzialmente identica per anni: prima un ago poi una “puntina” trasformava in suono le vibrazioni generate da un trascinamento in un percorso ruvido (il solco). Avvennero poi alcuni cambiamenti tecnologici epocali che hanno confinato il vinile in una nicchia, oggi di lusso: prima le musi-cassette e poi i CD, a loro volta interessati da ulteriori innovazioni tecnologiche. Ma anche sociologiche.

E’ la storia del progresso: la “biro” ha prevalso sulla penna stilografica che a sua volta sostituì del tutto la penna di fagiano. Così fu per la carta e la pergamena.

A proposito della carta.

La coppia Bill Gates-Steve Jobs era dotata di una capacità visionaria a mio avviso senza pari nella storia dell’umanità. Già nel 1995 Gates parlava di una sorta di PC tascabile in grado di fare (guarda caso) ciò che oggi si fa con il nostro cellulare. Non era interessato tanto all’attrezzo quanto a ciò che si sarebbe potuto fare con esso. Jobs non era da meno.

Già allora furono piantati i semi che, crescendo, oggi hanno cambiato il modus vivendi di gran parte del pianeta. Proprio ieri un mio amico mi scriveva “…sono affezionato alla carta, detesto leggere su qualunque schermo, che sia PC, tablet o e-reader, dall’odore della carta posso riconoscere l’editore, sono molto legato alla fisicità del libro. Sono una specie estinta o in estinzione?”

Paradossalmente, l’amico me lo ha scritto e inviato tramite il suo cellulare, quell’attrezzo di cui Gates parlava nel 1995, e senza l’uso di carta e penna.

I dati mostrano che gli audio libri non stanno cannibalizzando il cartaceo. Al contrario stanno ampliando il mercato totale, essendo gli acquirenti il segmento che legge pochi libri l’anno o addirittura non ne legge affatto. Vi è persino la speranza che l’audio ascoltatore possa diventare un lettore. Tecnicamente si chiama creazione della domanda. Si crea la necessità (o voglia) di consumo che prima si ignorava o che non si aveva.

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(Presentazione Indagine di Mercato  Nielsen)


Non credo però che si tratti solo di un cambio di standard. La differenza tra il disco in vinile, la vecchia musi-cassetta, il CD e lo streaming o il download digitale non è solo una questione tecnologica ma comporta un diverso modo di convivenza e, appunto, modus vivendi. Sta accadendo anche con il take-away alimentare.

Il consumo sta cambiando paradigma fisico. Se prima potevi consumare quando volevi ciò che avevi già comprato, oggi compri quello che vuoi consumare quando vuoi. Consumo e acquisto stanno diventando simultanei e on-demand. Le implicazioni sono infinite: dalla logistica ai mezzi di pagamento, alle stoviglie e posate. Cambieranno le tradizioni. Si ridefinirà la convivialità. Il famoso “puoi fare tutto dal divano di casa tua” è già storia antica.

Il fatto che alla rassegna di quest’anno saranno alla fine passati probabilmente più di 100.000 visitatori, a testimoniare che da quel divano di casa bisogna alzarsi, non è una inversione di tendenza. La voglia di uscire (essere off-line) è forte, ma credo dettata dalla pandemia.

La mutazione genetica (consentitemi il gioco) è già in atto ed è solo una questione di tempo. Ricordate i comandi vocali che Rick Deckard (Harrison Ford in Bladerunner) pronunciava nel 1982? Oggi quei comandi sono a portata di tutti: con la domotica applicata accendi le luci di casa mentre stai parcheggiando l’auto, con gli smart speaker impari una lingua (o almeno ci provi) mentre cucini e se vuoi sapere quando è nato Italo Svevo basta fare la domanda ad alta voce, anche se sei da solo in casa.

Per tornare al mio amico che si domandava se tipi come lui fossero in via di estinzione, ho risposto che il dubbio riguarda il quando ma non certamente il se. Molto dipenderà dal grado di accettazione dell’offerta di prodotti da parte dei consumatori, il cui esito, oggi, non è certo.


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(foto di Luigi Epomiceno)


Nella transizione si vivranno situazioni competitive tra loro. Si leggeranno sia libri che e-book, così come si scrive sia con la biro che con la stilografica. Fintantoché altri fattori (anche esogeni) non interverranno a modificare le abitudini di consumo. Se ad esempio il prezzo della carta dovesse centuplicare all’improvviso costringendo gli editori ad aumentare il prezzo di un libro tascabile da € 20 a € 250 è probabile che il consumo passerà a un e-book o audiolibro su cui non c’è incidenza del costo della carta (dove però indubbiamente ci sarà un aumento del prezzo per la dinamica domanda-offerta). Pensate ad esempio all’impatto sui costi dei libri di scuola e le conseguenze di natura sociale.

Di converso una tassa simile al canone RAI potrebbe influire sulla diffusione degli strumenti e sul consumo “digitale” esattamente come la pandemia ha influito in senso opposto.

Come vedete dietro a questa fiera c’è molto di più che la sola esposizione di libri.

C’è il passato, il presente e il futuro.

Il libro che, incuriositi, si sfoglia, si tocca, si odora, si legge, sui cui fogli si scrive, che si presta, si conserva, si tramanda, si compra e si vende è il risultato di un meccanismo fatto da milioni di ruote collegate tra loro. Dagli ingegneri che concepiscono i macchinari di stampa a quelli che inventano il software con cui funzionano; dall’imprenditore che corre il rischio di fallire quando scommette su un autore alla banca che corre un rischio analogo quando scommette di prestargli i soldi per la stampa ai costi di distribuzione che influiscono su chi e come si distribuisce. Persino il mercato immobiliare può influire sulla sopravvivenza della libreria sotto casa.

Vi ho raccontato di come la pandemia ha costretto a inventarsi un nuovo mestiere. L’audiolibro e il podcast stanno facendo altrettanto.

Non stiamo parlando di una semplice registrazione vocale di un testo scritto. Per fare un esempio, c’è una enorme differenza nel sentire la mia voce recitare il XXVI canto della Commedia (quello di Ulisse) e quella di Vittorio Gassman. Lo stesso vale nell’audiolibro, dietro cui c’è la tecnologia di registrazione, la selezione della voce, la professionalità di chi legge (o recita). Persino la tecnica è diversa dal doppiaggio, dove voce e immagine devono sovrapporsi, mentre nell’audiolibro, mancando l’immagine, si gioca sulla tonalità e timbro. Con l’aumentare dei titoli audioletti aumenterà la ricerca di voci narranti e quindi professionalità inventate ex-novo oppure modificate e riconvertite.

Sono possibili applicazioni ed evoluzioni anche sul piano pedagogico. Si potrebbe persino immaginare l’uso degli audiolibri per invogliare i più piccoli ad imparare ad amare i libri, in sostituzione della voce confortante del genitore/pedagogista che nel racconto serale non riesce a creare quell’empatia, personificazione e immedesimazione del piccolo nel protagonista di turno. Un racconto narrato in modo professionale potrebbe aiutare a stimolare il coinvolgimento emotivo che la voce materna/paterna potrebbe non riuscire a fare.

L’editoria e le produzioni cinematografiche sono sempre state cugine. Molte fiction televisive italiane degli ultimi anni sono tratte da libri editi dalla stessa casa editrice. Un’intuizione fortunata oppure un trend di specializzazione cercata? E gli autori? Quanti scrivono per passione letteraria e quanti con l’intenzione di sfondare con il loro personaggio di avventura? Poirot docet.

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(Editoria/Cinema/TV  il libro da esperienza individuale diventa collettivo mentre il cinema da collettivo diventa individuale)


Entra in gioco persino la globalizzazione degli scambi dei diritti di autore che moltiplica il lavoro di traduzioni, diffonde titoli ed autori stranieri e amplia una veduta esistenziale ben oltre i confini di casa propria. Può persino incidere sulla coesistenza multi-etnica. Avrete notato come le attuali pubblicità includono volti di etnie non solo nostrane.

Eh sì, dietro Più libri Più liberi c’è davvero tanto.

C’è anche la libertà.

Senza la quale probabilmente tutto ciò non poteva, non può e non potrebbe esistere.

Anche su questo bisogna approfondire, e, forse ancora di più, riflettere.


*LUIGI EPOMICENO (Nato nel 1957. Sono mezzo americano e mezzo italiano, pugliese di origine, forse greco di stirpe, romano di adozione, con soste prolungate a Firenze, Milano, Genova, Chicago e Londra e continue a Parigi, Marsiglia, Madrid, New York, Amsterdam, Eindhoven, Dusseldorf, Monaco di Baviera, Praga, Amburgo, Bruxelles e Lisbona. Ho girato tutta la Grecia, l’Albania, la Francia, la Spagna, la Turchia e gli USA e ho messo piede in tanti altri posti che neanche ricordo, da Seul a Iguazù, dal Canada al Marocco passando per le isole Lofoten. Ora sono in un altro mondo. Un mondo nel Mondo. Da quasi un anno e mezzo sono il Direttore Generale del Bioparco di Roma. Prima ho fatto tante altre cose. Alcune divertenti, altre meno)


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