Peppe Barra: "Un premio che aiuterà Procida ad amare il turismo"

di TINA PANE*

Peppe Barra, negli anni Settanta indimenticabile voce della Nuova compagnia di canto popolare e interprete della Gatta Cenerentola di Roberto De Simone, poi un lungo cammino artistico con la madre Concetta, ha una antica consuetudine con Procida. Gli abbiamo chiesto di commentare il "titolo" di Capitale italiana della cultura assegnato all'isola per il 2022. 

Qual è stata la sua prima reazione all’annuncio del Ministro Franceschini?

Di felicità, di gioia e di orgoglio. Procida è un pezzo di vita per me, mia mamma Concetta era procidana e sull’isola c’è una via dedicata a lei, sulla Terra Murata, e anche un premio che, se la pandemia consente, quest’anno arriva alla sua ottava edizione.

Se l’aspettava?

Sì, francamente sì. Aveva tutti i presupposti per ottenere il riconoscimento.

Il presidente della commissione del Mibact, Stefano Baia Curioni, ha affermato che tutti i progetti delle dieci finaliste erano eccellenti in quanto presentavano di ogni città “gemme e demoni”. Quali sono le gemme e i demoni di Procida, secondo lei?

Le gemme sono la bellezza paesaggistica, la storia e le tradizioni. I demoni, direi che sono pochi ma cattivelli. Uno su tutti il fatto che quest’isola non ha mai molto amato il turismo, non sentendone il bisogno. In passato Procida ha sempre vissuto della ricchezza proveniente dagli imbarchi dei suoi figli e non si è data molto da fare per attrarre il turismo. Credo che la gratificazione di questo riconoscimento però sarà una buona terapia per aprire la popolazione a una maggiore accoglienza.

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(Peppe Barra)

Anche per questo, forse, colpisce che un'isola piccola e riservata abbia avuto la meglio rispetto a città di riconosciuta fama artistica, come Volterra, per esempio?

È il miracolo della cultura. È piaciuto il progetto, che coinvolge la comunità e che mette in luce le tradizioni e la storia antichissima.

Un grande successo per la giunta in carica, rieletta a settembre scorso... 

Conosco il Sindaco Ambrosino, è stato coerente nel dirigere il progetto che porterà sull’isola l’attenzione di tutto il paese.

Pensa che da quest’attenzione trarranno vantaggio anche altre zone e località della regione?

E chi può dirlo? In questa situazione non si possono fare previsioni, viviamo come in una nebbia fitta che non ci fa vedere lontano. Il virus è come la mano adunca del male. Ma io penso che anche questa sia una terapia…forse avevamo bisogno di questa prova, e se ne usciamo, saremo più sani spiritualmente.


* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)

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