Maitron, la Bretagna e quel Tour che non finì

di GIOVANNI BATTISTUZZI* 

Le coste della Bretagna devi vederle, sono strepitose. Glielo avevano detto parecchie volte. Gli avevano parlato di quell’inseguirsi di insenature, di quel gioco magnifico di colori, dell’infinità del cielo che sembrava ancora più infinito perché si mescolava con l’oceano.

Si ricordò di tutto questo a Nantes, via della dodicesima tappa del Tour de France del 1907. Ci teneva a osservare questa tanto osannata bellezza. Non ce la fece. O almeno non subito.

Sulla sua testa nuvoloni neri. Sulla sua schiena secchiate d’acqua. Sulla sua pelle un freddo abissale e gli occhi impastati di fango e stanchezza. E sì che era estate, il 30 luglio.

Julien Maitron maledisse il clima, la bicicletta e pure la Bretagna quel giorno. Il vento e la pioggia avevano trasformato le sue gambe in due pezzi di legno, i pedali non giravano, le ruote sembravano inchiodate al suolo. Non andava avanti. Si era già fermato a una locanda per un bicchiere di cognac, aveva buttato giù una pastiglietta di quelle che lo facevano sentire meglio, ma niente. Acqua fresca.

La strada saliva e scendeva, la pianura era un concetto sconosciuto a quelle latitudini. Lui assecondava il terreno inveendo contro tutti. Soprattutto contro il cielo e lui stesso.


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(Julien Maitron)

Mancava una ventina di chilometri all’arrivo, la pioggia in un impeto di cattiveria scaricò addosso ai corridori un lago. Un muro d’acqua, si vedeva niente. Talmente niente che si trovò steso tra l’erba alta di un campo. Già che c’era, stremato com’era, si addormentò.

Si risvegliò solo qualche ora dopo. Odore di paglia e mucche. Era disteso in una stalla. Accanto un uomo con la faccia segnata da un reticolato di mille rughe e un’espressione per niente affabile. Gli disse che pensava fosse morto, che poi pensava fosse svenuto. Gli diede un po’ di formaggio, un distillato di mele che era fuoco. Gli intimò di dargli qualche franco per l’ospitalità prima di cacciarlo fuori in malo modo. Gli diede quello che aveva in saccoccia, cioè poco o niente, il vecchio si incavolò parecchio.

Julien Maitron ripartì, ma quella tappa non la finì: incontrò il suo direttore sportivo alla Labor-Dunlop che in macchina lo cercava per il percorso. Lo caricò a bordo. L’arrivo era stato tolto, la gara finita, come il suo Tour. Pensò che ritirarsi a due giorni dalla fine fosse una beffa terribile.

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(Julien Maitron)

Il giorno dopo, per ingannare l’attesa e non dovendo correre l’indomani (allora si correva ogni due giorni) si sedette a una locanda sul porto di Brest. Ostriche e vino buono. Veniva dalla Borgogna e da una famiglia che il vino lo faceva, di vino ne sapeva.

Era finalmente tranquillo, stava archiviando la delusione riempiendo il malumore con il piacere della tavola e del bicchiere. Tutto venne rovinato quando riapparve il volto del signore del giorno prima. Lo guardava adirato a qualche metro di distanza. Faceva ballare nella mano i due spicci che aveva ricevuto il giorno prima, nell’altra brandiva qualcosa.

Maitron lo salutò. L’incedere dell’uomo però era tutto tranne che amichevole. Non ebbe però il tempo di fare niente. Sentì solo un dolore fortissimo sulla spalla, si ritrovò di nuovo disteso per terra. Il vecchio raccolse le ostriche rimaste, finì il vino e lo salutò. Riprese a camminare, scomparve nelle vie della città.


*GIOVANNI BATTISTUZZI (Nato nel giorno più freddo del secolo scorso a Conegliano, là dove la pianura veneta finisce e inizia il Prosecco. E anche le colline. Lavora al Foglio dal 2014. Scrive di sport e si occupa di tutto ciò di cui si dovrebbe occupare un social media manager. Due libri in libreria: Girodiruota - Stampa alternativa, 2014 - , lo stesso titolo del blog che tiene sul sito del suo giornale, e Alfabeto Fausto Coppi - Ediciclo editore, 2019 - , scritto con Gino Cervi e illustrato da Riccardo Guasco. Ogni tanto scrive racconti. Sempre in libreria trovate: Il Marsigliese  in Fausto Coppi, una vita in più - Bolis, 2021 -, Sboccia la rivoluzione in Per rabbia o per amore - 66th and 2nd, 2020- , La fata bicicletta in Con la penna e senza scarpe - Armando editore, 2019 -)


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