La propaganda russa, dove l'Ucraina è un danno collaterale

di ANNA DI LELLIO*

(foto da pixabay)


Una delle più grandi banalità che circolano nei media e nella pubblica opinione è che in guerra la legge è la prima a morire, parafrasi del vecchissimo detto che in guerra la verità è la prima a morire, pronunciato nel 1918 dal senatore americano Hiram Warren Johnson ma anche, molto prima, da Samuel Johnson nel 1758. 

Nessuna delle due affermazioni è completamente condivisibile. Certamente la guerra scatena la propaganda, ma c’è propaganda e propaganda. In questa guerra non ci sono due propagande uguali e opposte, come sento dire in vari media italiani, perchè se l’esibizione di bambini morti e feriti in TV può essere considerata propagandistica perché fatta per sollecitare simpatia a favore dell’Ucraina, non è una costruzione a tavolino come la propaganda russa che dice che quei bambini sono stati colpiti da missili ucraini. 

Ma veniamo alla legge. La guerra è regolata da miriadi di leggi, che vengono spesso violate ma non per questo non hanno valore. Mentre noi parliamo e scriviamo, Human Rights Watch, Amnesty International, la Corte Criminale Internazionale, l’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani, e perfino organizzazioni mediatiche come Bellingcat, solo per menzionare i più importanti, stanno raccogliendo le prove dei crimini di guerra che i due belligeranti stanno commettendo o commetteranno in Ucraina. 


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La bilancia, per il momento, pesa molto a svantaggio dei russi, e a partire dall’inizio, perché la guerra che hanno scatenato è di per sé un crimine di aggressione secondo l’Art. 2.4 del Charter delle Nazioni Unite. Su questo tornerò dopo. 

Intanto, da come si stanno profilando le tattiche del momento, l’esercito russo sembra concentrarsi su un’azione precisa, l’accerchiamento delle città ucraine. Di tanto in tanto le bombarda anche, e quello è decisamente un crimine di guerra perché viola il principio fondamentale della legge internazionale che proibisce di colpire bersagli che non hanno valore militare. Se c’è una pratica che l’esercito russo ha perfezionato nel tempo è l’attacco agli obiettivi civili in Syria.  Pure gli attacchi agli ospedali li hanno condotti sistematicamente in Syria, e  quello è un crimine di guerra dei più vili, perché colpisce chi non può scappare e distrugge chi dei feriti si prende cura, dimostrando che dalle bombe non c’è rifugio. 

Ma è l’assedio un crimine di guerra? L’assedio ci ricorda tattiche di guerra medievali, e invece è una tattica modernissima, praticata in Syria e Yemen. È una tattica orrenda e sempre condannata da tutti. Ma è illegale?  Sono andata a leggere l’opinione di un’esperta, la professoressa dell’Università di Ginevra Gloria Gaggioli, che ci spiega in dettaglio la legge internazionale, e i dettagli nella legge sono tutto. 

L’assedio non è illegale, anzi, è indirettamente condonato perché la legge internazionale è piena di formule che stabiliscono come mitigarne l’effetto (Art 27 1907 Hague Regulations; Art 15 GCI; Art 18 GCII; Art 17 GCIV). Però ci sono poi molte altre proibizioni che la legge internazionale stabilisce e che entrano in contraddizione con gli assedi. In primo luogo la proibizione di terrorizzare i civili (Art 51(2) API; Art 13(2) APII; CIHL Study, Rule 2), poi la proibizione della punizione collettiva (Art 75 API; Art 4 APII; CIHL Study, Rule 103) e quella dell’uso di scudi umani (Art. 51(5) API; CIHL Study, Rule 97).

Ma la proibizione più ovvia, dice la dottoressa Gaggioli, è quella di affamare i civili (Art 54(1) API; Art 14 APII). E poi c’è la questione del principio di proporzionalità, cioè la proibizione di un attacco che si prevede possa causare danni ai civili sproporzionati rispetto agli obiettivi militari necessari alla guerra Article 51(5)(b), CIHL Study, Rule 14). Da ultimo, la necessità di garantire l’evacuazione a chi vuole andar via, e su quel tema consiglio di leggere il commento della dottoressa Laurie Blank, Direttore del Center for International and Comparative Law e dell’ International Humanitarian Law Clinic alla Emory University School of Law. 


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È chiaro che la Russia sta commettendo una lunga serie di crimini di guerra in Ucraina e gli assedi in corso a Mariupol e Kharkiv, per citarne due, e quello annunciato di Kyiv, per come si stanno svolgendo sono azioni criminali a tutti gli effetti. La popolazione è allo stremo, e le vie di evacuazione sono bloccate o addirittura diventano bersaglio delle bombe russe. Bisognerà spiegare come gente che scappa rappresenti un pericolo e quindi debba essere abbattuta.

Possiamo cominciare ad intravedere la linea di difesa della Russia da queste accuse nella risposta appena presentata presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) alla richiesta dell’Ucraina del 27 febbraio scorso di esprimere una sentenza su due domande. La prima: è vero, come dice la Russia, che l’Ucraina ha commesso un genocidio nelle province di Luhansk e Donestk? La seconda: La Russia è autorizzata dalla Convenzione per la Prevenzione e la Punizione del Genocidio del 1948 ad usare la forza militare per fermare il genocidio fuori dai propri confini? 



L'Ucraina sostiene: primo, che non c’è nessun genicidio in corso nelle sue province orientali, e secondo che la Convenzione non autorizza di per sé l’intervento militare per fermare il genocidio. Il dibattito su questo secondo punto è troppo lungo per essere sviluppato in questa sede. Ma il punto è che la Russia, nella sua risposta, salta completamente la questione. Siamo intervenuti  in Ucraina, dice il documento, in modo completamente legale, perché abbiamo agito per legittima difesa, secondo l’articolo 51 del Charter dell’ONU. 

Quell’articolo esiste, ma le giustificazioni di questa legittima difesa no. Sono tratte infatti non dalla documentazone di fatti, ma dal discorso di Putin del 24 febbraio scorso. Quel testo non lo si trova più nel sito del Kremlino, ma una sua lettura eccellente è offerta da un saggio di Irena Grudzińska Gross, professoressa emerita di Lingua e Letteratura Slava a Princeton. In quel discorso di 28 minuti Putin stabilisce la sua difesa politica, legale e morale di questa guerra, che si reduce a poche righe in realtà: da trent’anni l’occidente sta tentando di distruggere la Russia come Hitler nella seconda guerra mondiale e noi ci difendemmo con successo allora come lo stiamo facendo ora in Ucraina. E gli Ucraini? Un danno collaterale.


*ANNA DI LELLIO  (Sono Aquilana di nascita, ma mi sento più a casa a New York, Roma, e Pristina. Un po' accademica, un po' burocrate internazionale, e un po' giornalista. Ovviamente ho lavorato per l’Unità. Tra le mie grandi passioni giovanili c’erano lo sci, la lettura, i viaggi, il cinema e la politica. A parte lo sci, sostituito dallo yoga, le mie passioni attuali sono rimaste le stesse)

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