Giulierini, direttore del Mann: "Per Procida una grande mostra fra il mare, il commercio e i miti"

di TINA PANE*

Paolo Giulierini, è toscano di Cortona, archeologo e già direttore del Museo dell’Accademia Etrusca della sua città natale. Da poco più di cinque anni guida Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 

Lei ha stabilito un forte rapporto con Napoli e il territorio circostante: cosa pensa di Procida capitale italiana della Cultura?

Tengo a dire che come Museo Archeologico avevamo già definito accordi con l’Amministrazione dell’isola per sostenerne la candidatura e per avviare progetti in comune, e questo a prescindere dalla conquista del titolo.

Soddisfatto, allora...

Molto. Lo dico senza retorica, è una vittoria dell’intera regione Campania. Ben vengano queste iniziative che devono servire come occasione per restituire centralità e attenzione a tutto il Meridione, perché l’Italia non è solo aziende e prodotti ma cultura che promana dal Sud.

Quindi lei vede la possibilità di creare rapporti di sinergia anche con altre località limitrofe.

Certo. Il grosso degli eventi avrà sede a Procida, ovviamente, ma potrà trovare riverbero e sedi nei Campi Flegrei, in altre isole e nello stesso Museo Archeologico.

Questa piccola isola ha sbaragliato candidate che sulla carta sembravano molto più attrezzate a ricoprire il ruolo di capitale.

E meno male! In Italia il sistema dell’offerta culturale non deve rimanere statico, ma evolversi. Dunque permettere a un soggetto più debole e meno strutturato di fare il salto di qualità tirando fuori le proprie potenzialità va a beneficio di tutto il sistema culturale e dell’intero paese.

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(Paolo Giulierini, direttore del Mann)

Tra i progetti che compongono il programma di Procida Capitale c’è quello di riportare Palazzo d’Avalos alla fruizione del pubblico. Se fosse interpellato, quali suggerimenti darebbe?

Beh, a parte le proposte relative al mio comparto di pertinenza, l’archeologia, credo che l’ex carcere dopo il recupero architettonico dovrebbe rappresentare Procida attraverso tutte le forme d’arte perché un’isola, in quanto crocevia di rotte e di culture, è il luogo ideale per rappresentare la cultura a 360 gradi.

Lei ha già pensato a qualcosa?

La prima idea che mi viene in mente è una mostra con opere del Museo che riguardano il mare, il commercio, i miti… un po’ sull’onda della nostra recentissima mostra Thalassa-le meraviglie del Mediterraneo.

Procida emblema del Mediterraneo e delle isole di questo mare, insomma…

Un mare che potrebbe essere raccontato dai reperti e dalla narrazione degli scrittori che amano e frequentano l’isola, penso a Baricco ma ce ne sono tanti. Mi immagino dei piccoli racconti al posto delle fredde didascalie che accompagnano normalmente le opere, non sarebbe una bella cosa?


* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)

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