Elba, perchè quei rifiuti sul Sentiero delle Meraviglie?

di BRUNO MISERENDINO*

(mappa delle discariche da alltrails.com)


La prima cosa che ti chiedi, quando vedi dei rifiuti in un bel posto di natura, è semplicemente “perché?”. Domanda retorica, dato che sai già la risposta: per sfregio, incuria, maleducazione si fanno atti che danneggiano l’ambiente. Accade ancora e purtroppo anche nei posti dove la natura è protetta.  Certo,  se  trovi un vecchio frigorifero o un televisore o un copertone di auto buttati in un fosso accanto a un sentiero, in un posto isolato,  dove per arrivare bisogna fare chilometri in macchina, di domanda te ne fai anche un’altra: ma se ti sei caricato sull’auto il televisore della nonna, perché non hai fatto un chilometro in più per raggiungere la discarica pubblica vicina, che oltretutto è gratis e non rischi una denuncia?


elbapng

(Trekking all'Elba)


Ora pensate di stare all’isola d’Elba, anzi ci siete, e percorrete la GTE, (la Grande Traversata Elbana) che è uno dei percorsi naturalistici più lunghi e spettacolari della Toscana, in mezzo a macchia, rocce, radure,  massicci e colline con scorci fantastici su terra, borghi e mare, e scoprite o venite a sapere che lungo gli oltre 50 chilometri del tracciato sono state documentate, censite e mappate più di cento discariche abusive: che reazione avrete?  Fastidio, rabbia, ma anche incredulità. Perché facendo la traversata, a tappe, o un pezzo ogni tanto, nelle giornate terse di primavera o in autunno, la bellezza del percorso  rende irrealistica l’idea che qualcuno si sia impegnato a rovinare la cosa più bella che l’isola ha: quel suo essere un pezzo di Toscana nel mare, con un’esplosione di natura e biodiversità,  profumi, rocce e golfi sullo sfondo della grande Corsica e di tutte le altre isole dell’Arcipelago.  

Triste, ma vero.  Nella madre di tutti i sentieri cara agli amanti del trekking e della natura incontaminata, ogni tanto, non sempre nascosti,  spuntano vecchi elettrodomestici, copertoni di auto, monconi di eternit, un furgone abbandonato,  scheletri di motorini.  Vedere per credere. Il sito AllTrails dedica alla GTE  e alle sue brutture un servizio completo con tutta la documentazione.  Guardatela qui.  E non vi arrabbiate troppo.  Anche perché nemmeno le discariche riescono a mortificare la bellezza del percorso.


rifiuti allElba Legambientejpg

(Rifiuti all'Elba    foto Legambiente)



Il problema però c’è e non è di ieri. Se ne parla da almeno due anni e ora, su sollecitazione del Parco dell’Arcipelago, del Cai (la sezione elbana  del Club Alpino Italiano che ha fatto il certosino lavoro di mappature e documentazione insieme a Legambiente e Italia Nostra) , i sette comuni dell’isola si sono impegnati a far ripulire tutto.  Una buona notizia, ma che risolve solo in parte il problema.  Primo, perché fra il dire e il fare  può passare tanto tempo, visto che l’operazione pulizia su un percorso così  particolare non è facile. Poi perché nella maggioranza dei casi queste discariche sono opera di persone che sanno benissimo di aver compiuto un atto illegale e vandalico. Quindi possono rifarlo. Ripulire è il primo passo, poi bisogna fare in modo che non ricapiti.


un ringraziamento a
www.isoladelbaapp.com per l'ospitalità su facebook

Perché accade? Episodi del genere ci sono sempre stati,  tuttora spesso turisti e residenti documentano discariche improvvisate, in posti dove meno te lo aspetti.  Non c’è stata e non c’è sempre cura del territorio sull’isola, e l’invasione turistica estiva non aiuta. Non c’è stata nemmeno una gran sintonia, all’inizio, tra residenti  e Parco Naturale dell’Arcipelago, la cui istituzione fu molto osteggiata. Tante volte i rifiuti gettati nell’area protetta erano una provocazione, più che il segno di un’incuria. Ma da anni il Parco è una realtà accettata e indiscutibilmente utile all’identità turistica e ambientale dell’Arcipelago, quindi il tema è più generale e peraltro non riguarda solo l’Elba.

Come sanno tutti quelli che vanno in montagna in regioni come Trentino, Alto Adige, Veneto, Valle d’Aosta, la cura del territorio è parte integrante della storia e dell’identità turistica dei luoghi ma è un’identità collettiva, che non dipende solo dagli amministratori o dalle esigenze turistiche.  Chi ha un giardino e un terreno non lo tiene incolto, e del resto i ripidi pendii verdi del Tirolo e delle Dolomiti non si rasano da soli, c’è un lavoro individuale e collettivo dietro, eseguito anno dopo anno, stagione dopo stagione, generazione dopo generazione. C’è cura e amore per la terra, ed è quello il loro modo per conservare il patrimonio. E i turisti ci vanno per questo motivo, non solo perché sono le montagne più belle del mondo.  



da green repoirtjpg

(Rifiuti all'Elba     foto da Greenreport)


All’Elba d’estate si viene per  il mare. Ma chi ci torna o se ne innamora sa che il vero valore aggiunto dell’isola è il suo cuore verde-azzurro, le sue colline, i suoi pendii ricoperti dalla macchia mediterranea  alta e bassa, le sue radure, i  boschi di castagni, le montagne.  E’ un’isola più “terrigna” che marinara, si potrebbe dire, e questo l’accomuna alle sorelle maggiori del Tirreno, a cominciare da Corsica e Sardegna.  Di questa  bellezza verde-azzurra  la GTE è un simbolo.

La conoscono soprattutto gli appassionati  di trekking, che ci vengono da tutta Italia e anche dall’estero,  ma non è necessario essere camminatori incalliti o alpinisti per apprezzare. Dal lungo percorso che si snoda da est a ovest per tutta la lunghezza dell’isola per poi biforcarsi all’altezza del monte Capanne, si dipartono tanti altri sentieri che portano a paesi,  spiagge e autobus e che rendono la GTE fruibile anche a piccole dosi. Nessuno la percorre in una giornata,  perché è impossibile. L’ideale, come peraltro consigliano Cai e Parco, è dividere il percorso in 4 giornate, ma ognuno può farsi il suo itinerario, in base ai punti panoramici più interessanti, dove lo sguardo spazia su entrambi i versanti dell’isola e su tutto l’arcipelago.  

Chi va sull’isola solo d’estate non la conosce perché nessuno la consiglia:  fa troppo caldo. Scendere e salire per colline e monti col sole a picco, mentre il mare luccica sotto, è per spiriti forti, ma anche un po’ masochisti. Le stagioni giuste sono tutte le altre, primavera, autunno e anche inverno, perché i giorni di freddo vero, quando la neve imbianca la cima del Capanne, sono sempre di meno. Ma da settembre a giugno anche farne una sola tappa o pochi chilometri ripaga della fatica. E’ lì che si scopre il cuore dell’isola, la sua  storia geologica,  è li che si respirano i profumi di tutte le piante, visto che l’Elba vanta ancora, nonostante i danni dei cinghiali, una ricca biodiversità. E’ proprio per il valore aggiunto di questa offerta naturalistica, geologica, storica, oltre la bellezza dei borghi e del mare, che la stagione turistica elbana potrebbe essere molto più lunga della sola estate. Gli operatori e gli amministratori più lungimiranti lavorano da tempo in quest’ottica, ma c’è sempre chi pensa che tre mesi di invasione turistica estiva bastino e avanzino per viverci tutto l’anno. Quindi, perché dannarsi?


greenrepoirt 2jpg

(Rifiuti all'Elba          foto da Greenreport)


Intanto il Grande Sentiero attende.  I comuni metteranno i soldi tramite i fondi della Gat (Gestione associata per il turismo), l’Esa (la società che gestisce i servizi ambientali sull’isola) e il Parco provvederanno alla bonifica. Ma non è un’operazione semplice, infatti Legambiente e Italia Nostra chiedono di essere coinvolte nell’operazione.  Alcuni rifiuti hanno bisogno di procedure speciali, molti posti sono difficilmente raggiungibili, bisogna passare vicino o dentro proprietà private. Quindi serve conoscenza del territorio e capacità di monitorarlo anche dopo la bonifica.

Resta la domanda iniziale: perché se devo buttare il vecchio televisore, o il materasso , o una pompa dell’acqua arrugginita, non vado alla discarica pubblica? Si può capire (ma non giustificare) per l’eternit, che va smaltito in modo speciale o per i rifiuti edilizi, che hanno un costo,  ma all’Elba ogni comune ha la sua discarica pubblica e gratuita. E se avete ingombranti, telefonate all’Esa e vengono a prenderli a domicilio. Insomma, che senso ha caricarseli in macchina per buttarli nel posto sbagliato?


*BRUNO MISERENDINO (Nato a Roma nel 1951, inutile laurea in Storia, insegnante e poi giornalista all’Unità per 33 anni, inviato di politica per troppo tempo e per questo pre-pensionato felice. Amo la musica, anche se il violoncello non se ne accorge, alle città preferisco montagne, deserti e mare. Prima o poi andrò a vivere all’Elba. Ma devo sbrigarmi)


clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook

clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram....
clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter