Cristina Donadio: "Procida intima e aspra, così vicina alla cultura"

di TINA PANE*


Cristina Donadio, una carriera d'attrice al cinema, in teatro e in televisione iniziata giovanissima. I film con Pappi Corsicato,  recentemente un grande successo di pubblico per il ruolo di Scianel nella serie Gomorra. 

Signora Donadio, cosa pensa della nomina di Procida a capitale italiana della Cultura?

Sono molto felice, è una grande opportunità per l’isola che era l’unico sito campano a essere rimasto nella rosa delle dieci finaliste. Ma non è solo per questo. Procida, che è un’isola particolare, riservata, nascosta, intima, è proprio per questa ragione più vicina alla cultura, come già dimostrano tante iniziative tra cui il Premio Morante.

Adesso è arrivato il momento dei riflettori.

Credo che la visibilità debba essere un punto di partenza e non di arrivo. Adesso bisognerà lavorare, e tanto, per riempire i vuoti e non solo per esibire i pieni. E tutti, l’Amministrazione, i cittadini, i frequentatori e gli artisti dovranno collaborare.

Lei è una frequentatrice dell’isola?

Solo per brevi periodi o per lavoro, io sono di casa a Capri. A Procida sono stata l’ultima volta a luglio scorso per una piccola performance a Palazzo d’Avalos, che ritengo sia proprio il luogo simbolo da cui ripartire per farla conoscere al mondo. L’ex carcere borbonico è un luogo sinistro e magico, davvero le sue mura raccontano storie.

L’Amministrazione ha fatto un buon lavoro, finora?

Apprezzo molto questa giunta giovane che si è conquistata la vittoria sul campo. Ho conosciuto tra di loro tante belle persone, che hanno dimostrato una mentalità nuova e voglia di fare.

L’isola dunque non è solo il Premio Graziella o la Processione dei Misteri...

L’asprezza di Procida ha attirato grandi artisti, come la Morante, come la Maraini, che hanno saputo capire quella duplice tendenza isolana a chiudersi in sè e preservarsi ma anche ad aprirsi e ritrovarsi. Mi viene in mente il mio amico Antonio Lubrano, che tanti anni fa mi affidò una sua poesia da recitare e che spero di poter riproporre.

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(Cristina Donadio)

Non teme che l’isola corra il rischio di snaturarsi?

Il rischio c’è, naturalmente, di perdere la selvaticità e l’ombroso fascino che la distinguono dalle altre due straordinarie isole del Golfo. Quest’estate sono salita al tramonto sulla terrazza di copertura di Palazzo d’Avalos e mi sono trovata in una sospensione di bellezza, con tutto il mare e il golfo intorno. Immaginare un percorso, anche di narrazione, che accompagni i visitatori su questa terrazza è compito di chi accoglie e organizza per intercettare la sensibilità dei turisti.

Non ha percepito anche lei una sorta di stupore, nei commenti a caldo dopo l’annuncio, per il fatto che sia stata scelta una piccola isola piuttosto che una città ricca d’arte?

Francamente no. La mia personale triade era composta da Procida, Volterra e Trapani, tre diversi e precisi stati d’animo, tre città che raccontavano delle storie particolari; Volterra con l’esperienza del teatro in carcere di Armando Punzo e Trapani che è una porta e un porto sull’Africa. Tutte e tre mi avevano colpito molto, tutte e tre meritavano la vittoria.

Ma ha vinto Procida…

Sì! Scatenando  dichiarazioni d’amore e testimonianze, così come succede quando muore un personaggio famoso che le persone sentono quasi come uno di famiglia e raccontano aneddoti e storielle di vicinanza.

Lei cosa si augura per Procida?

Ripeto, mi auguro che sia un punto di partenza e un’opportunità per i giovani procidani di essere consapevoli della cultura della loro isola e di poterla mettere a frutto per non essere costretti a lasciarla, a cercare lavoro altrove.

Si parte sempre dalle proprie radici, insomma.

Sì, ai giovani procidani dico, con le parole di Antonio Neiwiller, che sull’isola veniva con i suoi attori per dei laboratori teatrali d’inverno: “Per un teatro clandestino è ora di mettersi in cammino, è ora di mettersi in ascolto”. 


* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)

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