Con Berlinguer in Valnerina: "Coi comunisti si può parlare"

di FLAVIO FUSI*

La foto – che ancora conservo dopo quaranta anni – fu scattata da Rodrigo Pais, fotografo ufficiale de L’unità, piccoletto incazzoso e dolcissimo compagno, romanaccio romanesco e romanista, maestro del bianco e nero e testimone di stagioni che ci apparvero eroiche. La foto – dico – mostra uno sparuto corteo che si aggira nel fango e tra le macerie in una giornata plumbea.

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(Berlinguer in Valnerina                                         foto di Rodrigo Pais) 

Terremoto della Valnerina, 19 settembre 1979: morte e distruzione nel sud dell’Umbria, tra i comuni di Cascia e Norcia. Poche settimane dopo Enrico Berlinguer arriva da Roma, è quella piccola figura al centro del gruppo, con in testa un cappelluccio tipo borsalino, insaccato in un cappotto lungo da città. Gli altri - oggi che molti non ci sono più - saprei riconoscerli tutti, tra giornalisti, amministratori e funzionari. Io cammino, se si guarda la foto,  alla estrema sinistra dal segretario: quasi un ragazzo con capelli lunghi, pesante giubbotto blu da marinaio, il quaderno per appunti aperto per registrare ogni parola di Berlinguer. Lo ricordo ancora quel quaderno: aveva una copertina rigida blu di pelle stropicciata dall’uso.

Quel giorno qualunque è registrato negli umili annali di una antica e ormai scomparsa generazione di cronisti. Ecco il titolo, gridato in apertura sulla seconda pagina de l’Unità, dal nostro inviato, sei colonne di piombo: “Noi vogliamo la casa e il lavoro. I comunisti devono dirlo al governo.” Era il 22 gennaio 1980.

 

*FLAVIO FUSI (Ha imparato il mestiere alla vecchia scuola de L’Unità e per la Rai ha consumato le suole dietro ogni crisi internazionale del Secolo breve e oltre. Non ha mai vinto premi giornalistici e non ha mai ricevuto aumenti ad personam. Ha scritto “Cronache infedeli” - Edizioni Voland - e “Campi di fragole per sempre” - Edizioni Effigi -. Medita e scrive in Maremma) 

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