Bruges, la Traum-A e la finestra più piccola del mondo

testo e foto di GIULIA GIGANTE*

(immagine di apertura da pixabay)


Basta svicolare dalle vie principali e dalle due-tre piazze che campeggiano su tutte le guide e dépliant turistici per ritrovarsi a Bruges (Brugge, nella versione fiamminga meno nota, ma più corretta, visto che la città appartiene alle Fiandre), quella vera.

bruge6jpg


No, Bruges non è più la città delle trine e dei merletti che ormai da tempo non si lavorano a mano, ma, nella migliore delle ipotesi, vengono realizzati a macchina e, nella peggiore, approdano dal mercato nero della Cina o di Taiwan. Sbiadito è anche il cliché della Venezia del Nord; ce ne sono ormai troppe sparse per il mondo e, per fortuna, è offuscata l’immagine letteraria di Bruges la morta.


vbruges fontanajpg


Scollate queste ingombranti etichette si può partire alla scoperta della Bruges che resiste alle orde di turisti mordi e fuggi della domenica (un giro in carrozzella, una gaufre al cioccolato e una foto ricordo sui canali).

La visita migliore è quella eccentrica, che prende l’avvio nei pressi della stazione ferroviaria e che, invece di puntare subito al centro, imbocca la meravigliosa cintura verde Molen, (percorribile a piedi e in bicicletta) che circonda la città alternando mulini a vento di fogge diverse, punti panoramici e scorci rurali.

bruge 8jpeg


Completato il circuito, si può entrare nel cuore della città, che dal 2000 fa parte del patrimonio dell’UNESCO e conserva intatta la sua struttura medievale, cominciando dal Béguinage. Contrariamente a quello che il nome sembrerebbe suggerire, le beghine che vi abitavano non erano delle bigotte, ma donne che, in tempi in cui non era concepibile abbandonare la casa paterna senza il lasciapassare di un matrimonio, conquistavano una sorta di indipendenza, sia pure nell’alveo di una comunità religiosa, e si dedicavano a opere di bene. I béguinage si trovano in tutte le città fiamminghe e, con i loro giardini e le casette basse tutte uguali, costituiscono sempre un’oasi di pace e un complesso architettonico di interesse.


Bruge4jpg


Da non perdere è il punto in cui si concentrano alcuni degli edifici medievali più suggestivi ad angolo sul ponte Bonifacius. Qui, sull’alta parete del museo Onze-Lieve-Vrouwekerk, si trova la finestra più piccola del mondo (un’apertura in cui può a stento passare una mano). Naturalmente, oltre alla visita dei monumenti canonici (per i quali si rimanda alle guide esistenti), non si può rinunciare a un giro in battello per i canali, da raccomandare nonostante rientri tra i must del turismo di massa.


la finestra pi piccola del mondojpg

(La finestra più piccola del mondo)


Per il resto, il modo migliore per vivere Bruges è girovagare senza meta tra le vie e i canali, le case basse dai tradizionali tetti a scaletta e i ponti in pietra, per cogliere lo spirito della città respirando un’atmosfera che sembra essere rimasta immutata da secoli.

Se gli echi dello splendore del passato risuonano ancora nelle vie e nelle piazze più defilate, non va dimenticato però che Bruges è proiettata anche verso il futuro con una serie di manifestazioni artistiche tra cui spicca la Triennale di arte contemporanea. L’edizione attualmente in corso, che resterà aperta fino al 24 ottobre, è intitolata “Traum-A” (con un calembour che gioca con parole evocanti il trauma – pandemico e non – e il sogno, Traum in tedesco) e si sviluppa in diversi luoghi e musei.


traumajpg


Le installazioni si succedono spesso inattese confondendosi con il panorama della città, suscitando meraviglia, raccapriccio o stupore e suggerendo talvolta spunti di riflessione. Il percorso si snoda un po’ caotico per i diversi quartieri e a guidare i visitatori di questa sorta di caccia al tesoro è solo una cartina approssimativa. Si viaggia nel tempo e nello spazio, passando dalla panchina circolare con gli aculei di Nadia Kaabi-Linke - che rievoca il fastidioso ricordo delle burofollie del lockdown - ai nidi di uccello di Adrian Villar Rojas sparsi un po’ ovunque oppure ai tessuti multicolori di Amanda Brower che si intrecciano con il tessuto storico della città.


la danse macabrejpg

(Danse macabre di  Hans Op De Beek)


 Nel cuore del béguinage si eleva Natasha (opera di Joanna Malinowska e C.T.Jasper), una statua che riproduce quella che, simbolo dell’oppressione sovietica, si ergeva durante l’era comunista su una piazza di Gdynia in Polonia. Sul ponte augustiniano si apre uno squarcio di ispirazione messicana con le maschere e i nastri colorati di Nadia Neveau. Davanti a una chiesa barocca ammiccano tristi gli scheletri di una giostra funerea (Danse macabre di Hans Op De Beek).


il megozio del parrucchiere che fitta bicijpg

(Affitto bici in NikaasDesparstraat 17)


Per cercare di non perdere nulla può essere utile noleggiare una bicicletta. Nel caso basta rivolgersi al parrucchiere (!) in NikaasDesparstraat 17 e il gioco è fatto. A quel punto perché non cogliere l’occasione per fare anche una scappata a Damme, uno dei paesini più pittoreschi della zona, e chiudere la giornata in bellezza con una birra d’abbazia sulla piazza del minuscolo paese ancora intriso dell’atmosfera dell’antico porto medievale?


*GIULIA GIGANTE (nata a Napoli, vive attualmente a Bruxelles, ama andare alla ricerca di nuovi mari, venti e conchiglie, di altri modi di vivere e di pensare, di tracce di passati remoti e recenti. Conosce dieci lingue, ma a tutte preferisce il russo ed è convinta, con Dostoevskij, che “la bellezza salverà il mondo”)

clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram