Bicerin e tramezzini, Torino si racconta nei caffè d'antan

di MANUELA CASSARA'*

Se c'era qualcosa di cui avrei potuto - anzi di cui avrei dovuto - fare a meno è il cioccolato. Per non parlare della pasticceria. Per non parlare delle “bignole”, quei micro bignè squisiti e grandi come un ditale, per non parlare di qualsiasi cosa, dolce o salata che sia, che alzi la soglia della mia libido golosa. Perciò è stato uno strano scherzo del destino, Freud direbbe che è stato sicuramente l'inconscio, a farmi scegliere Torino come terminale di arrivo del nostro traslocare di casa in casa. Scelta condivisa, lo dico prima che qualcuno insorga a difesa del compagno di vita e di avventure, anche dal beneamato, che però, per sua natura è più morigerato. Quindi soffre meno.

Che la nostra neo città adottiva avesse tanto da offrire in fatto di tentazioni del palato, e di tanto altro, l'avevamo scoperto prima di venirci ad abitare, quando per ben due volte ce l'eravamo goduta da turisti.

Ovviamente, già quando in visita avevamo voluto gustare il famoso Bicerin. Essendo che il suddetto cercava di adescarci in ogni bar del centro, nel raptus consumatorio eravamo finiti nel primo locale che ci era capitato, pensando che quello fosse l’indirizzo giusto, per poi scoprire che l’autentico, quello doc, l’originale, la madre di tutti i Bicerin,  stava in realtà dietro l’angolo, in un locale sul lato della magnifica chiesa della Consolata, che vale una visita a prescindere, per i pregevolissimi ex voto. Dopodiché avevamo fatto il bis al posto giusto, la Cioccolateria e Confiseria Al Bicerin, anno di nascita 1763. Secolo che, a mio avviso, si evince solo dalla dicitura sulla porta, perché all’epoca era un locale spartano, con tavoli e panche di legno, rivalutato solo dopo quasi un secolo con gli attuali tavolini di marmo, i sedili di velluto, i vasi di cristallo ricolmi di confetti e bon bon, gli scaffali laccati.


Al Bicerinjpeg

(Al Bicerin)


Alla bevanda la storia non difetta: evoluzione della bavareisa, un mix di caffè, latte, cioccolato e sciroppo, raggiunge la perfezione attuale con la variante “n poc ‘d tut”, da subito servita in bicchierini senza manico, appunto quei bicerin da cui il nome, da allora apprezzata anche da Alexandre Dumas padre, da Camillo Benso Conte di Cavour (essendo ateo, non accompagnava la famiglia reale nella limitrofa chiesa ma intanto si rinfrancava nell’attesa)  da Ernest Hemingway, (che lo mise tra le cento cose da salvare, ma questa, dato il tipo, la vorrei davvero verificare) da Pablo Picasso nientedimeno  e non ultimo da Umberto Eco… names dropping che confesso aver preso per buono da Internet. Facciamo a fiducia.  Bevanda piacevole, altamente calorica, costituisce,  e  cito : “un nutritivo spuntino” utile a  rinvigorire i fedeli digiuni dalla Comunione. E non solo loro. Le calorie, per la cronaca, sono 283, ma potrebbero averle indicate al ribasso. Se uno la consuma come pranzo, in fondo, vale come una bevanda dietetica. Consoliamoci così.


BarattiMilano Agosto 1943jpeg

(Baratti&Milano nell'agosto del 1943)


Altrettanto inequivocabilmente storico, il Caffé Confetteria Baratti& Milano, in Piazza Castello,  si apre  sulla sonnolenta Galleria Subalpina, un silenzioso giardino d’inverno nella quale si affacciano negozi di antiquariato. Certe amiche meneghine, che me l’hanno giurata per essermi trasferita a Torino, avevano rivendicato, indicando l’insegna, la milanesità del prestigioso locale. Rivendicazione alla quale era seguita, con mia grande e vibrante soddisfazione, una cocente delusione, quando avevo dimostrato la paternità totalmente sabauda del suddetto, fondato in tandem da Ferdinando Baratti e Edoardo Milano, due confettieri canavesani che nel 1874 lo avevano inaugurato. Questa, e ancora cito, la recensione de la Gazzetta Piemontese del primo febbraio 1875:

Lo sfarzo ed il buon gusto anche qui se la contendono e finiscono per accordarsi in un'armonia piena e di bell'effetto. Specchi di grande superficie - uno di questi, il maggiore forse che ci sia a Torino -, sculture di legno di noce artisticamente eseguite, dorature splendidissime, a degno accompagnamento di tanta eccellenza”. Nonostante ci abbia pensato la seconda Guerra Mondiale a raderlo quasi al suolo, il Caffè è più che mai tornato agli antichi splendori, attrazione per i turisti e cittadini in ugual misura.


Caff Mulassano dentrojpeg

(Il caffè Mulassano)


A pochi metri, girato l’angolo, il minuscolo Caffè Mulassano compensa con la reputazione quello che difetta in spazio, il minimo necessario per rigirarsi. Sotto i portici solo tre tavolini in verità alquanto piccini, all’interno un trionfo di specchi e boiseries laccate, un’opulenza quasi faraonica di decori, un tripudio di ori e marmi, forse più evidenti perché concentrati in quelle dimensioni mini. Mulassano però si pregia di un primato dichiarato e rivendicato; la paternità del tramezzino. E qui, cari amici romani, dimenticatevi quei mollicci triangoli untuosi farciti di pollo e carciofini, di funghetti e besciamella, di tonno e pomodoro; qui, al Mulassano i tramezzini si fanno stellati. Piccoli scrigni di ricercati abbinamenti, farciti di aragosta, di tartufo, di formaggi pregiati, di bagna cauda e altre delizie.  Con tre bocconi bene assestati sono belli e mangiati, alla cassa poi vengono via con €3 cadauno, ma se si vuole spegnere l’appetito, e non dico la fame, ce ne vogliono ben più di uno. Per accompagnarli con il dovuto rispetto, necessita l’aperitivo maison.


I tramezzini di Mulassanojpeg

(Tramezzini da Mulassano)


Il nostro struscio domenicale  ci porta  spesso al Caffè Platti, in Corso Vittorio Emanuele. Ci andiamo per un cappuccino e per quelle Veneziane alla crema che, nonostante la botta calorica, o forse proprio per quella, fanno felici chiunque osi. In tempi pre Covid il caffè al banco era accompagnato da un ricco cucchiaino di panna montata, coccola che ora è venuta a mancare. Saranno diventanti più indigenti? Colazione a parte, anche se pure Platti va forte con i tramezzini glamour, anche se a pranzo è possibile farsi tentare da qualcosa di più sostanzioso, a noi non dispiace l’aperitivo.  Personalmente punto su quello della casa,, versione alcolica ovviamente, perché ha anche un bellissimo colore petalo di rosa appassito, e lo so che  questo sembrerà lezioso, ma è esattamente di quella tonalità. Lo accompagnano con una alzatina di delizie mignon; che ti fanno pagare, a persona, quanto una serata in pizzeria.  Un “apristomaco” più che un’apericena, ma è tutto così curato che si perdona persino la lentezza da bradipo dei camerieri.


Caff Platti dentrojpeg

(Il caffè Platti)


Se proprio dovessi fare un elenco di Caffè rispettoso del lignaggio, dovrei aggiungere anche Florio, in via Po, dotato di un altrettanto illustre anno di nascita, il 1780, e della consueta serie di avventori blasonati che dovevano spostarsi per  patrocinare i diversi caffè,  ma che al presente è un tantino delabré. Per quanto non difetti in eleganza il Caffè Torino in Piazza San Carlo è, per così dire, un nuovo arrivato, vista l’apertura solo nello scorso primo '900, simile nello stile, seppure inferiore nella grandeur, al limitrofo Caffè San Carlo, ora in fase di restyling; ritrovo dell’intellighenzia cittadina, opulento luogo d’incontri e vernissage, con un lampadario che, per dimensioni e sovrastante incombenza, mi ricorda quello del Fantasma dell’Opera. Speriamo che non faccia mai la stessa fine,

Mi sia concesso di aggiungere, seppur da infiltrata recente in questa pregevole città, altre personali preferenze:

Guido Gobino, maitre chocolatier  in Via Lagrange,  davanti al quale passo praticamente ogni giorno, riuscendo a  resistere ad una tazza della sua cioccolata gianduia; cosa che richiede un certo autocontrollo, specie perché il dehor è occupato da chi se la sta godendo alla grande. Un supplizio di Tantalo.


Guido Gobino le deliziejpeg

(Le delizie di Gobino)


Accanto alla Grand Madre, indirizzo garantito da certe amiche indigene, la Pasticceria Sabauda, che ha il pregio di fare uno zabaione caldo da far risuscitare i morti.  Se posso permettermi una critica, è solo un pochino troppo dolce, ma era riuscito a “sbrinarci” le membra surgelate dopo l’oretta passata all’addiaccio, ad ascoltare i soporiferi canti Norvegesi in onore di Santa Lucia, davanti alla Villa della Regina.


                                                        ***************************

Chiudo come ho iniziato, con un tributo alla bevanda icona, al Bicerin della Tradizione e, per non farci mancare nulla, in attesa di una visitina, allego la ricetta

Ingredienti per 6 persone

· 200 ml di caffè 

· 2 cucchiai di zucchero 

· 200 gr di cioccolato fondente 

· 50 ml di panna fresca (fresco, intero)

· 50 ml di latte 

Per il Topping:

· 100 ml di panna fresca 

· per metà della loro capienza con la crema al cioccolato. Aggiungete il caffè e mescolate 1 cucchiaio di sciroppo di zucchero 


il bicerinjpeg

(Il bicerin)


Istruzioni

Iniziate preparando un ottimo caffè con una moka o una napoletana, zuccheratelo e tenetelo in caldo.

Mentre lo preparate, mettete la panna fresca in una terrina, aggiungete lo sciroppo di zucchero e lavorate a mano con una frusta, per incorporare aria ed ottenere una crema semi montata, morbida e vellutata (non dura come la panna montata).

Tritate finemente il cioccolato fondente e fondetelo al microonde o a bagnomaria, aggiungete il latte a filo e la panna fresca, mescolando con cura dopo ogni aggiunta.

Ora che tutti gli ingredienti sono pronti potrete passare alla "composizione" del bicerin:  sul fondo il cioccolato, segue il caffè e da ultimo, un bel  po' di panna.

Servire caldissimo.

*MANUELA CASSARA’  (Roma 1949, giornalista, ha lavorato unicamente nella moda, scrivendo per settimanali di settore e mensili femminili, per poi dedicarsi al marketing, alla comunicazione e all’ immagine per alcuni importanti marchi. Giramondo fin da ragazza, ama raccontare le sue impressioni e ricordi agli amici e sui social. Sposata con Giovanni Viviani, sui viaggi si sono trovati. Ma in verità  anche sul resto)


clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook

clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram

e.... clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter