"Animali in città", così l'Italia dimentica gli amici a quattro zampe

di REDAZIONE

(tabelle Legambiente    foto pixabay)


Grandi differenze fra Nord e Sud d'Italia, ma nel complesso scarsa attenzione agli animali, alla loro cura e a tutti gli aspetti di convivenza con gli essere umani. Con parziali eccezioni: per esempio i comuni di Prato, Verona e Modena e le aziende sanitarie di Brescia e Vercelli: ecco in sintesi estrema il Decimo rapporto nazionale "Animali in città" elaborato da Legambiente  (patrocinio di Ministero della Salute, Anci, Conferenza delle regioni e delle province autonome, Enci, Fnovi, Anmvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva), ricavato da questionari rivolti alle amministrazioni comunali e alle aziende sanitarie.


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 Hanno risposto in modo completo 656 amministrazioni comunali (l’8,3% del campione contattato), tra cui il 50% dei Comuni capoluogo, e 50 aziende sanitarie (il 44,6% del campione). I temi: regolamenti comunali; risorse utilizzate; risultati certificati; organizzazione delle strutture e servizi al cittadino; controlli.



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Numeri e investimenti in Italia

Quasi la metà delle amministrazioni comunali che hanno risposto,  il 47,4%, ha attivato un ufficio o un servizio dedicato agli animali; oltre i tre quarti (il 76%) delle aziende sanitarie ha un canile sanitario e/o un ufficio di igiene urbana veterinaria. Le migliori performance si registrano appunto a Prato, Verona e Modena, rispettivamente al primo, secondo e terzo posto della classifica riguardante i Comuni,  nelle ATS di Brescia, della Montagna (Sondrio) e  Vercelli per quanto concerne, invece, le aziende sanitarie. 


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Nel 2020 la spesa pubblica nel settore (in calo rispetto al 2019) è stimabile in quasi 193 milioni di euro, pari a 14 volte la somma impegnata per tutte le 31 aree marine protette in Italia o a 55 volte quella destinata alle 19 riserve naturali statali. La spesa media pro capite si attesta invece a 2,4 euro per i Comuni e a 0,85 euro per le aziende sanitarie. La gran parte dei costi in Italia - spiega Legambiente - è assorbita dalla gestione dei cani presso i canili rifugio, cui va il 61,8 % del bilancio destinato al settore animali. 


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Adozioni

Nell’anno della pandemia, secondo i dati forniti dai Comuni, è cresciuto di oltre tre volte, rispetto al 2019, il numero di gatti adottati (42.081 nel 2020, contro i 12.495 del 2019). Parallelamente, tuttavia, secondo il report c'è un calo nelle adozioni nei canili, che diminuiscono del 20% rispetto all’anno precedente (dalle 19.383 nel 2019, alle 16.445 nel 2020), coerentemente con i dati dichiarati di nuove iscrizioni in anagrafe canina (85.432 nel 2019, contro le 67.529 nel 2020). A livello nazionale, il rapporto tra cani iscritti all’anagrafe degli animali d’affezione e cittadini è di un cane ogni 4,7 abitanti, con Umbria e Sardegna in testa (rispettivamente un cane iscritto ogni due cittadini e un cane ogni 2,8), e Puglia e Calabria fanalini di coda (rispettivamente un cane iscritto ogni 7,4 e ogni 9,6 cittadini). Per i gatti invece ce n'è uno iscritto all’anagrafe degli animali d’affezione ogni 72,4 cittadini: a primeggiare, in questa categoria, sono Valle d’Aosta (un gatto ogni 31,4 abitanti) e Bolzano (un gatto ogni 32,6 cittadini).




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Controllo demografico e cani vaganti

Il capitolo del controllo demografico rimane a giudizio di Legambiente tra i più spinosi: se negli ultimi 30 anni le popolazioni di cani e gatti sono state lasciate crescere senza alcuna pianificazione, allo stesso modo si sta assistendo al proliferare in città di ulteriori specie animali da compagnia (spesso selvatiche) come roditori, uccelli, invertebrati, senza una strategia pubblica preventiva. Meno della metà delle Aziende sanitarie (il 40% del campione) dichiara di effettuare azioni di prevenzione del randagismo delle popolazioni di cani e gatti: i numeri del 2020 parlano di 6.888 cani e 19.740 gatti sterilizzati, cifre a giudizio del report del tutto insufficienti per "una seria politica di controllo demografico, se confrontati con il numero dei cani dichiarati entrati nei canili sanitari (36.368) e con i gatti presenti nelle colonie feline (313.288)".



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I cani vaganti rappresentano il più significativo costo economico a carico della collettività, oltre che in termini di sofferenza e conflittualità degli animali d’affezione. L’indagine di Legambiente monitora i risultati raggiunti dai diversi territori italiani ogniqualvolta un cane vagante viene “preso in carico” dall’amministrazione pubblica. Nel 2020, in media, nei Comuni ogni 10 cani catturati 8,8 hanno trovato felice soluzione tra restituzione ai proprietari, adozione e/o reimmissione come cani liberi controllati, con un rapporto di 1/1,4. Ma le situazioni sono differenti a seconda dei territori considerati, come mostrano i casi negativi di Campi Salentina (LE), dove su 5,4 cani entrati nei canili solo uno ha trovato una soluzione; di Sciacca (AG), uno su 4,9; Catania, 1 su 4. Ai poli opposti troviamo Napoli, dove per ogni cane preso in carico 8,7 hanno trovato una soluzione, anche se in questo caso la quasi totalità dei cani catturati è stata rilasciata sul territorio; Priolo Gargallo (SR), 4 su 1, e Corato (BA), 2 su 1.



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Nord e Sud

I dati disponibili al 31 dicembre 2020 dicono di un Nord particolarmente virtuoso sul fronte della popolazione canina ospitata nei canili, con Milano al primo posto - appena un cane in canile ogni 10.190 cittadini - seguita da Bolzano (un cane ogni 7.703) e da Verona (un cane ogni 7.402).  Ai poli opposti, si segnalano invece i Comuni di Premilcuore (FC) con un cane in canile ogni 9,8 cittadini; Carloforte (SU), un cane ogni 9,6, Fratte Rosa (PS), uno ogni 2,1 cittadini.


Biodiversità animale

Ancora basso risulta il livello di conoscenza della biodiversità animale che sempre più spesso abita i territori urbanizzati: solo il 7,2% dei Comuni ha una mappatura delle specie animali presenti. Mentre aumentano i ritrovamenti di animali selvatici in difficoltà, feriti, debilitati o abbandonati, Legambiente fa notare  come in poco meno di un Comune su due (il 48,9%) il cittadino che contatta l’amministrazione riceverà indicazioni puntuali per sapere a chi rivolgersi. 


(fonte Legambiente)