Violenza di genere, la polizia lancia l'app Scudo

di REDAZIONE

"La violenza di genere è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale". Queste parole del capo della Polizia, Franco Gabrielli, introducono uno studio condotto dalla Direzione centrale della polizia criminale per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, e un bilancio della campagna "Questo non è amore".

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I primi dati sono relativi ai risultati del cosiddetto “Codice Rosso”, la legge 19 luglio 2019 n.69, che ha introdotto nuovi reati e ha migliorato le tutele delle vittime di violenza domestica e di genere. Dei quattro delitti di nuova introduzione, quello che ha fatto registrare più trasgressioni (1.741 dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020), spesso sfociate in condotte violente nei confronti delle vittime, è la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare, o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa o la misura precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare. Le regioni dove si sono registrate più violazioni sono la Sicilia, il Lazio ed il Piemonte.

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(Alexas fotos da pixabay)

Sono stati registrati 11 reati in un anno relativi al delitto di costrizione o induzione al matrimonio, altra figura introdotta dalla legge per contrastare il fenomeno dei cosiddetti matrimoni forzati e delle spose bambine: il 36% delle vittime è risultato minorenne.

Il nuovo reato di deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso prevede l’ergastolo se dal fatto consegue un omicidio. Dei 56 casi denunciati, il 76% hanno riguardato vittime di sesso maschile e gli autori sono al 92% uomini: segno che questi episodi - afferma il documento - si riferiscono ad ipotesi di reato prima inquadrate nel delitto di lesioni personali gravissime e non riconducibili alle dinamiche uomo/donna.

L'ultimo reato introdotto dalla legge 69 è la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, il cosiddetto revenge porn. Dei 718 reati denunciati, l’81% hanno riguardato vittime di sesso femminile (per l’83% maggiorenni e per l’89% italiane), episodi distribuiti nell’anno con un andamento altalenante e un picco nel mese di maggio con 86 casi. La regione che registra più denunce è la Lombardia, seguita da Sicilia e Campania.

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La pubblicazione prosegue con un’analisi dei cosiddetti reati spia, vale a dire di tutti quei delitti che sono indicatori di violenza di genere (come lo stalking, i maltrattamenti in famiglia e le violenze sessuali).

LA CAMPAGNA "QUESTO NON E' AMORE"

Nel periodo gennaio-settembre di quest’anno, confrontato con lo stesso periodo del 2019, i numeri sono calati rispetto a quelli dello scorso anno,  evidentemente grazie anche alla difficoltà di denunciare dovuta al lockdown. La fascia d’età più colpita è quella che va da 31 a 44 anni, le vittime sono italiane nell’80% dei casi (81% nel 2019), mentre, tra le vittime straniere, predominano quelle di nazionalità romena, anche in relazione alla maggior presenza sul territorio nazionale. Anche gli autori di tali reati hanno un’età compresa tra 31 e 44 anni (39%), in prevalenza sono italiani (74%) e solo il 2% sono minorenni (1% nel 2019).

Quanto ai provvedimenti amministrativi in materia di violenza di genere, nel periodo 1° gennaio-19 novembre 2020, i Questori hanno emanato 1.055 ammonimenti per stalking, 956 per violenza domestica e 352 provvedimenti di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare.

Se il trend è in diminuzione per gli omicidi di donne nel 2019 (111) rispetto al 2018 (141), in linea con la diminuzione generale degli omicidi, una controtendenza si registra nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con un aumento del 7, 3% (88 donne uccise nel 2020 a fronte di 82 del 2019). Stessa tendenza all'aumento se si analizzano le vittime in ambito familiare/affettivo che passano da 68 a 77 (con un aumento del 13,2%), uccise in prevalenza da partner o ex partner (e solo per il 28% nel 2020 per mano di genitori o figli).

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La parte dedicata ai femminicidi si conclude con un breve racconto delle storie riportate dalla cronaca nera di quest’anno, "perché venga conservata memoria del dolore che le morti di queste donne (e spesso dei loro figli) provocano in tutta la comunità, oltre che all’interno delle famiglie".

E' stata anche presentata una app, chiamata Scudo, in fase di ultima sperimentazione, di cui saranno dotate tutte le forze di polizia e che consentirà di possedere tutte le informazioni utili sui precedenti interventi effettuati presso il medesimo indirizzo (presenza di minori o di soggetti con malattie psichiatriche o dipendenti da droghe o alcol, disponibilità di armi, lesioni personali subite in passato dalla vittima) e di "calibrare così nel modo migliore l’operatività".

La campagna permanente di prevenzione “Questo non è amore” e finalizzata a fornire informazioni alle donne in situazione di rischio, è giunta alla quarta edizione.

Con il coordinamento nazionale della Direzione Centrale Anticrimine diretta dal Prefetto Francesco Messina, il personale della Polizia di Stato a bordo dei camper dedicati al progetto ha incontrato negli anni migliaia di persone nelle piazze italiane fornendo informazioni, aiuto, supporto operativo.

Quest’anno le restrizioni Covid non consentono la stessa diffusione capillare sul territorio, ma è stata ugualmente preparata la brochure del progetto e, per facilitare la diffusione in rete degli stessi messaggi di vicinanza della Polizia di Stato, è stato realizzato un video messaggio al quale ha preso parte anche il Capo della Polizia, il Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Franco Gabrielli.

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