Villa Borghese e le foto Alinari, ecco il mio cinema Paradiso

di WALTER VELTRONI 

Villa Borghese è il mio “Nuovo cinema Paradiso”, il mio “Splendor”. Unità di luogo e tempo che scorre, un classico narrativo. 

Queste foto Alinari che mi sono state proposte dal sito www.foglieviaggi.cloud e dal Corriere della Sera sono un elastico che mi collega al prima. Alla Villa Borghese che non ho visto, quella che mi è stata raccontata, quella che a mia madre fu raccontata dai suoi. Quella delle contadine che vendevano i loro prodotti, degli uomini con il cappello a falde larghe e dei bambini con i pantaloni alla zuava. 

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(Ritratto di tre ciociare a Villa Borghese    Autore non identificato 1902        Archivi Alinari)


Nello stesso spazio, la grande piazza di Siena, durante la guerra si coltivavano fagioli negli orti di guerra ma, poco più di venti anni dopo, i figli di chi aveva subito i bombardamenti andavano in piazza con dei grandi cartelli per chiedere una scuola e un mondo tutto nuovo. Quarant’anni dopo ancora nello stesso luogo si sarebbero ritrovati i figli della generazione dei sessantottini per aspettare l’alba, dopo la notte bianca vissuta tutti insieme.

A Villa Borghese, mentre giocavo a pallone da piccolo, vedevo passare Aldo Moro, con le mani dietro la schiena, seguito a distanza da un uomo che mi piace pensare fosse il maresciallo Oreste Leonardi, una delle vittime di Via Fani. Ogni tanto si incrociava a colori Padre Mariano, il francescano dalla folta barba in bianco e nero che dalla tv, mentre il maestro Manzi insegnava a leggere e scrivere e il professor Cutolo a pensare, spiegava il valore della carità alla società italiana, sorpresa dalla scoperta della possibile opulenza.

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(Veduta animata del parco di Villa Borghese   Autore non identificato 1913     Archivi Alinari)


 In quello stesso spazio, la grande area polverosa del Parco dei Daini, i palloni che i bambini calciavano in cielo dall’essere tutti marroni e unti, con grandi cuciture che impedivano i colpi di testa, passarono al candido, per poco, color bianco, poi a sezioni esagonali in bianco e nero e, con il magico nome di Super Santos, a un irripetibile arancione. Le magliette sudate dei ragazzi, bàgnati i polsi prima di bere alla fontanella, erano di squadre che ora forse non esistono più.

In quell’area Gassman aveva recitato sotto un tendone l’Adelchi, nel primo degli anni Sessanta. Poco lontano da lì, al Galoppatoio, quarantadue anni dopo Paul Simon, autore con Art Garfunkel delle musiche de il Laureato, eseguirà “Mrs. Robinson”. Al Pincio Pasolini dibatte con i giovani mentre poco lontano l’orologio ad acqua scandisce le ore e i burattini del San Carlino se le danno di santa ragione.

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(Ritratto di gruppo femminile sulla terrazza del Pincio        Aurelio  Monteverde   12 gennaio 1909              Archivi Alinari)


Il piccolo Ettore Scola entra nel Cinema di Topolino, la guerra è lontana, ed esce anziano dal Cinema dei Piccoli, contento di aver fatto con Pif l’ultima intervista della sua vita.

Diversamente dal Nuovo cinema Paradiso, nessuno può demolire Villa Borghese. La si può insultare con il degrado o mortificare con l’abbandono.

Ma lei, che ha il senso del tempo e della storia, si rimbocca gli alberi e aspetta tempi migliori.

 


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