Fotoracconto - Tamuli, le donne dee nella terra del padre-padrone

di ROBERTO ORLANDO* 

 Vicino a Macomer, in provincia di Nuoro, c'è un sito archeologico di un certo interesse, almeno per i curiosi come me, che si chiama Tamuli. Vi sono i resti di un villaggio che risale al 1500-2000 avanti Cristo. A 720 metri di altitudine, sul cucuzzolo morbido del rilievo che sovrasta una campagna molto vasta, si trova un nuraghe ben conservato: una torre più grande al centro e due torri più piccole ai lati.

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Non mi chiedere a che cosa servissero i nuraghi perché a quanto pare non lo sanno ancora di preciso nemmeno gli studiosi: erano templi? torrette di avvistamento? luoghi dove far bisboccia la sera? Prima o poi si chiarirà. O forse no.

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Ai piedi del nuraghe si percepiscono le fondamenta di un piccolo villaggio. Tutto bello, ben tenuto e in occasione della mia visita c'era pure un'erbetta verde primaverile tutt'intorno che di certo non mi aspettavo di trovare sul finire dell'estate. Probabile che fosse piovuto qualche giorno prima.

 Se mi perdoni la divagazione meteo, ti spiego il vero motivo per cui ho deciso di scriverti. A un centinaio di metri dal villaggio c'è la cosiddetta Tomba dei Giganti, una delle tante dell'isola. 

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Questi sepolcri si chiamano così perché sono molto ampi e non perché venissero costruiti su misura, pietra dopo pietra, per accogliere salme di uomini o donne di alta statura. Erano semplicemente fosse comuni. Ma l'aspetto più interessante è che lungo un lato di questa tomba sono disposte sei grandi pietre coniche, sommariamente modellate, che si chiamano bètili. 

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Alle tre più grandi hanno scolpito anche il seno, le tre pietre più piccole invece sono lisce.

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 Secondo l'ipotesi più accreditata, questi coni di roccia basaltica raffigurano le divinità femminili e maschili che vegliano sui defunti. Tutto questo preambolo soltanto per dirti che alla divinità femminile in Sardegna, nell'età del bronzo, veniva attribuita un'importanza maggiore rispetto a quella maschile. 

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Niente di cui stupirsi, non è l'unico caso nella storia delle civiltà, però qui non l'aspettavo: questa nel mio pregiudizio era "la patria del patriarcato", la terra di Padre padrone e infatti Siligo, il paese di Gavino Ledda, è a mezz'ora di macchina da Macomer.

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 E se mi perdoni anche la divagazione letteraria ti mostro di seguito il particolare di questo eterno femminino nuragico, anche se a causa della luce molto intensa si intuiscono meglio nell'ombra le belle forme delle dee.

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*ROBERTO ORLANDO (Nato a Genova in agosto, giornalista professionista dal 1983. Ultimo capocronista del Lavoro. Dopo uno scombinato tour postrisorgimentale che lo conduce in molte redazioni di Repubblica è rientrato tra i moli della Lanterna. Viaggia, fotografa e scrive. Meno di quanto vorrebbe)

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