Scandinavia, c'è Nord e Nord / 2 Stoccolma e Hok Yxenhaga

di MAURIZIO SORRENTINO *

Mujer mi dedica uno sguardo meravigliato che un po' mi inorgoglisce: il nostro taxi compare nel momento esatto in cui usciamo dall'ascensore dell'albergo con le valigie. È mattino presto. Arriviamo rapidamente in aeroporto. Il nostro volo è in orario.

Sono passate da poco le dieci quando, dopo un transfer in metro un po' complicato dai bagagli, ci presentiamo alla reception dell'Hotel Ibis Odenplan di Stoccolma,.

La dritta dei ristoratori irpini (traghetto notturno Helsinki - Stoccolma, con arrivo all'alba nel lunghissimo fiordo su cui si affaccia la capitale svedese) era certamente valida, ma ci consoliamo pensando che viaggiando in aereo siamo arrivati a Stoccolma a metà mattinata, freschi, riposati e pronti per vagabondare.

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(Stoccolma      foto di Maurizio Sorrentino)

Bagagli in deposito e subito in ricognizione: abbiamo solo due notti qui e siamo consapevoli che lasceremo indietro cose, motivi per tornare, capire, riflettere, coccolare nostalgie. Al solito prendiamo i biglietti Hop On Hop Off per spostarci e contemporaneamente prendere confidenza con la città. Per la cena cerchiamo cucina tipica svedese e scegliamo il Pelikan in una zona che si chiama Södermalm, non lontano dalla centralissima Gamla Stan. Senza bagagli è abbastanza semplice spostarci in metro o tram. La cena è ottima, il locale veramente bello e accogliente e al rientro anche l'hotel si rivela una buona scelta per posizione, struttura e prezzi.

La mattinata del secondo giorno a Stoccolma inizia con una corvèe: la nostra implacabile ansia ci porta nelle vicinanze della stazione centrale della metro per studiare i tempi e il percorso necessari per raggiungere l'autonoleggio presso il quale domani ritireremo l'auto prenotata.

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(Stoccolma      foto di Maurizio Sorrentino)

Risolto il problema prendiamo al volo un battello per un giro intorno alle isole che compongono la città, imperdibile per capire la geografia della Venezia del Nord. Il pranzo è una scusa per una puntata a Østermalms Saluhall, il mercato coperto, una bella struttura di fine Ottocento nella quale noi mediterranei possiamo renderci conto che anche un mercato pulito, tranquillo e igienicamente curato possa essere attrattivo e colorato al pari di un mercato turco, africano o organizzato in qualche vicolo alle nostre latitudini. Quanto al cibo, ottima carne ma soprattutto pesce freschissimo e invitante: gamberetti consigliatissimi.

Nel pomeriggio visitiamo il Vasa Museum, affascinati dalla incredibile e triste storia, non priva di una sua morale, del vascello affondato alla prima uscita dal porto, una specie di Costa Concordia del '600. Per la serata torniamo ai ciottoli, ai locali e alla bella gente di Gamla Stan, il centro storico. Unica nota stonata il gran numero di ubriachi, alcuni fastidiosi e attaccabrighe, che incrociamo in metro mentre si rientra in albergo. Il sabato sera superalcolico del Nord non fa per noi.

LA SCHEDA GOOGLE:     STOCCOLMA

Il giorno successivo, domenica, è giorno di spostamento. Un ultimo salto a Gamla Stan per il cambio della guardia e la visita alla Cattedrale, poi recuperiamo i bagagli e andiamo a ritirare l'auto.

Faccio fatica a sistemare le valigie nell'Audi A4 SW che ci assegnano e dopo un quarto d'ora di tentativi i ragazzi, ormai pratici, mi esautorano, risolvendo velocemente il problema. Risentito, lancio il mio tormentone: «La prossima volta non vado più in là di Marina di Camerota!». Per fortuna i miei compagni di viaggio mi accordano un po' di fiducia e mi lasciano guidare verso la nostra destinazione, la residenza Hapimag di Hok Yxenhaga, dove ci fermeremo per quattro notti.

Le facce stupite che riceviamo in risposta quando chiediamo indicazioni stradali generano in noi un pizzico d'apprensione. D'altro canto la considerazione di essere fuori dalle rotte turistiche più battute non ci dispiace affatto. Il viaggio verso Sud ci prende quasi cinque ore. Fatica ricompensata dal nido che ci accoglie all'arrivo.

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( Malilla Algpark     foto di Maurizio Sorrentino)

La casetta ha molto in comune con quella di Punkaharju. Il posto è fantastico. Ti aspetti da un momento all'altro che ti venga a salutare un elfo, un troll, un cavallo a otto zampe. Il fiume è a due passi. E poi i colori: sono intensi, carichi, ma senza violenza. Il primo giorno è di riposo assoluto. Mi rendo conto che tolti qualche film di Bergman e i romanzi di Stieg Larsson non so nulla di questo paese. Anche quel poco che ho letto, nelle guide turistiche o in qualche articolo, non è sovrapponibile con ciò che vedo, con la pace che il paesaggio trasmette. Immagino che d'inverno sia tutt'altra cosa, ma ora è estate e io me la scialo, la verità.

Hok più che un paese è un'area urbana diffusa di poco più di 600 abitanti. Qui c'è solo natura e a noi questo basta.

I due giorni successivi sono dedicati al Canyon Skurugata al Malilla Algpark. Al Canyon arriviamo per un pendio nel bosco tra funghi e mirtilli. Poi una lunga scarpinata tra salite e discese sulla rocciosa pietra della gola, acquazzone mentre percorriamo l'ultimo tratto. Al parco incontri ravvicinati con alci e cervi in semilibertà.

Domani si riparte: «La prossima volta non vado più in là di Marina di Camerota» ripeto, mentendo a me stesso, mentre penso che c'è Nord e Nord.

(2 - continua)

* MAURIZIO SORRENTINO (Piano di Sorrento, 1961; quando è sveglio è l'Area Manager Sud della Enifuel Retail; quando sogna si diverte a suonare la chitarra e a scrivere racconti e romanzi; quando vive viaggia)

1a puntata


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