RECENSIONE / Italia e Unesco, da Napoli a Conegliano un viaggio nelle bellezze tricolori

di MARCELLA CIARNELLI*

(foto da pixabay)


Lo si può leggere come una guida a luoghi della natura e a grandi bellezze artistiche, ma anche come un filo di parole attraverso itinerari nei posti del cuore. O in quelli che ogni volta si dice “un giorno ci devo andare” e poi non succede, come aiuto per disvelare, città, monumenti, montagne, mari sconosciuti. Luoghi che d’improvviso appaiono come indispensabili, non più rinviabili. 

 Qualunque sia la chiave questo, e anche di più, può essere aprire il libro di Marina Viola “I più belli d’Italia”, guida ai luoghi patrimonio dell’umanità Unesco, riedito da All Around, oltre 200 pagine arricchite dalla traduzione dei testi in inglese. 

L’autrice porta alla scoperta delle bellezze del nostro Paese che non devono essere esclusiva di pochi ma che proprio attraverso la conoscenza diffusa, comune, condivisa di tanti realizzano il loro profondo scopo. Siano opere di madre natura che di artisti straordinari. Siano figlie della prospettiva e della fatica ma anche della meccanica che può essere anch’essa arte.


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Un patrimonio che non deve essere limitato dalla esclusività e che proprio nella fruizione di tanti si assicura l’eternità. A che questo avvenga contribuisce certamente l’Unesco che individuando i luoghi patrimonio dell’umanità e dando ad essi visibilità li consegna a chi già può goderseli ma anche alle generazioni che verranno. Così com’è stato per noi. 

Sono cinquant’anni, era infatti il 1972, che la Conferenza generale dell’Unesco adottò a Parigi la convenzione che ha dato inizio alla selezione di quei luoghi dal punto di vista storico, naturalistico, artistico meritevoli di essere conosciuti dai più e, proprio per questo, destinati ad un rispetto e una manutenzione che altrimenti avrebbero rischiato di non avere. O di vedersi negare la sopravvivenza per la disattenzione che troppo spesso accompagna la cura delle opere dell’arte e dei luoghi. 

Sono 1158 le iscrizioni di siti e opere dal 1978 a venire in avanti fino al 2021 sparse in 167 Paesi. L’Italia ha il record, e non è una sorpresa. Sono 58 i beni italiani patrimonio dell’umanità. Cinque sono naturalistici, tutti gli altri sono capolavori artistici unici al mondo. Otto rappresentano “il lavoro congiunto dell’uomo e della natura”. 

Non è facile essere inseriti nella lista d’eccellenza. Bisogna che i luoghi abbiano valori di universalità, unicità e insostituibilità, devono essere in grado di soddisfare almeno uno dei dieci criteri fissati per la selezione. L’itinerario per i siti prevede una iscrizione alla Tentative List. Il ministero della Cultura, per i siti culturali, e il ministero della Transizione ecologica per i siti naturali, sono chiamati a valutare le richieste e, se valide, se ne faranno promotori presso l’organizzazione assieme al ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale. Il tragitto è lungo fino a dieci anni. 


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Si rischia davvero a segnalare questo o quel luogo, questo o quell’opera contenuti nel libro. C’è tanto del bello dell’Italia. Ma in modo autoreferenziale, così per fare qualche nome, la scelta non può cadere che sui luoghi del cuore di chi scrive e sugli impegni di visita per il futuro. Napoli, innanzitutto. Un museo a cielo aperto, il centro storico più vasto d’Europa. Le Eolie con il vulcano di Stromboli che domina il mare e si guarda da lontano con l’Etna. Roma, e come poteva non esserci. Poi Venezia, capolavoro inimitabile di natura, architettura e pittura. Milano, l’altra capitale con il capolavoro di Leonardo a fissare tratti irripetibili. Le colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Da soddisfare per curiosità? Un viaggio sulla ferrovia Retica da Tirano a Thusis e un soggiorno più lungo alle Cinque terre.



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(Marina Viola  - “I più belli d’Italia”, guida ai luoghi patrimonio dell’umanità Unesco,  ed. All Around    pagg.  144   euro 12)


 Il patrimonio culturale, di cui Marina Viola ne “I più belli d’Italia” ha fornito ampia e stimolante testimonianza, non è il solo a cui l’Unesco dedica il suo impegno. Esiste anche un patrimonio immateriale, magari oggetto di un prossimo libro, fatto di abitudini, espressioni orali, riti, feste, artigianato e bontà culinarie censite per sollecitare la salvaguardia attenta che troppo spesso manca anche in nome del consumismo. Alla lista sono stati ammessi 630 elementi al mondo in 140 Paesi. In Italia sono 15. Dall’arte dei pizzaioli napoletani ai pupi siciliani, dalla vite di Pantelleria ai muretti a secco, la cavatura dei tartufi e la musicalità dei corni da caccia.

Attenzione, però. Un posto nelle liste dell’Unesco è difficile guadagnarselo e non è per sempre. Se i duri parametri per l’ammissione non continuano ad essere rispettati nel tempo esiste la possibilità di essere esclusi.


*MARCELLA CIARNELLI (Romana di ritorno, napoletana per sempre. Giornalista per passione sempre all’Unità. Una vita a seguire le istituzioni più alte fino al Quirinale senza perdere la curiosità per ogni altro avvenimento. Tante passioni: il cinema, il teatro, i libri, gli animali, il mare, i viaggi, la cucina, gli umani nelle loro manifestazioni più diverse…e la squadra del Napoli)

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