Pogacar, se Dio va in bicicletta

di ANDREA SATTA*

Si, questa cosa della piccola Slovenia che tira fuori due fuoriclasse assoluti dominatori delle corse a tappe senza nessuna storia alle spalle (e Mohoric anche è molto forte), è davvero sorprendente. La mezz’ora però l’hanno presa quasi tutti, da Nibali a Froome, da Miguel Angel Lopez all’inglese vincitore dello scorso Giro d’Italia. Almeno Roglic ha fatto un capitombolo pazzesco.

Certo non avevo mai visto un Tour cosi strapazzato prima delle Alpi e prima dei Pirenei, sostanzialmente prima che si entrasse nel vivo della corsa. Io i Giri e i Tour li ho seguiti tanto e tutti. Quello che ha fatto Pogacar non lo ricordo negli altri. Pantani scattava in salita, ma Indurain un po’ alla volta nella sua regolarità lo conteneva, prendeva un minuto, due, Gotti lo stesso e gli altri erano più meno lì. Le differenze erano in mezzi minuti e in minuti e mezzo, due, tre, non in mezz’ore.

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(Tadej Pogacar)


Oppure siamo davanti a Dio che pedala e prima o poi Dio aveva promesso che sarebbe tornato. Lo ha fatto in bicicletta.

*ANDREA SATTA (Cantautore, scrittore e voce dei Têtes de Bois, ogni giorno fa il pediatra nella periferia romana. A 8 anni viene selezionato per lo Zecchino d’Oro, ma la sobrietà familiare fa naufragare il progetto. Ripiega sul ciclismo, la geografia, la medicina. Nel 1992 fonda i Têtes de Bois. Tra i principali eventi ideati e in cui ha svolto il ruolo di direttore artistico “narrante”: il “Palco a Pedali”, “Stradarolo”, “Mamme Narranti”. Con i Têtes de Bois è stato premiato con la Targa Tenco 2002 (come interprete) con “Ferré, l’amore e la rivolta”, nel 2007 con “Avanti Pop”, e nel 2015 con “Extra”. Ha scritto I riciclisti , Ci sarà una volta, Officina millegiri, Mamma quante storie!, Pise e Pata) 


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