PENSIERI A PEDALI - La Transumanza

di ANDREA SATTA*

Transumanza dei tre mari, dal Tirreno allo Jonio all' Adriatico, da Maratea a Mola di Bari passando per la lussureggiante Valle del Noce, il selvaggio Pollino, i calanchi Sinni, Agri, Cavone, Basento e Bradano, i campi di grano, quelli a maggese, gli invasi artificiali sempre blu, Matera e mille sorprese di arte contemporanea sparse sui contrafforti, mille agguati sul territorio e incontri con falchi, poiane, gheppi, volpi e istrici. Un gruppo di amici che non vanno neanche in bicicletta tutti i giorni, non un drappello di atleti. Otto giorni fantastici, in sella dalla mattina alla sera, dando la mano al manubrio come ad un amore tenerissimo. Vi racconto l’inizio.

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22 agosto, sabato. 

Marina di Castrocucco, spiaggia di Maratea, Costa Tirrenica: l’antefatto 

Dopo un torrida giornata di mare, mia moglie Timi decide di abbandonare la prima brezza della sera e si avvia fra asciugamano e cappelli di paglia al nostro pulmino giallo. Lui è un Renault Trafic vecchio di dieci anni, mille colpi sulla carrozzeria, centinaia di concerti con i Tetes de Bois e oltre quattrocentomila chilometri, ma sempre in ordine di meccanica e motore. Stavolta però il pulmino che non ha mai tradito, il pulmino delle Transumanze, non vuol partire. Scatta l'allarme, domani sarebbe il giorno della partenza. Ci attacchiamo al telefono e chiamiamo chiunque. Il pulmino è necessario, viaggia al seguito dei pedalatori, stiva i trolley e funziona da ciclofficina, lo conduce chi è un po' più stanco. Arrivano due meccanici, avvertiamo anche Nonnopino, il papà di Timi che in queste circostanze ha sempre un piglio risoluto, quindi il carro-attrezzista di Tortora, lo rintracciamo tramite Ulderico Pesce, sì, proprio l' attore, lui conosce anche uno dei meccanici, di sera e d'estate, nel fine settimana, ci muove con gli amici degli amici, amici, amici, ma, gigantesco ma, si sta facendo buio e incombe la cena prevista a Maratea con Gino, Fiora e Flavio che all'indomani se ne torneranno in lacrime in Trentino. Nonnopino, come previsto, se ne riparte da Marina di Castrocucco, il carrattrezzi ha tradotto il pulmino nel suo deposito di Tortora Marina e per oggi può bastare. Tutti a cena vestiti di bianco. Faremo finta di essere dei benestanti in villeggiatura.

 

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23 agosto domenica, prima tappa

Di buon mattino, riunione sulla terrazza di Timi a Rivello, affaccio rovesciato sulla verdissima Valle del Noce, tumultuoso fiume che dal Sirino porta l'acqua, fredda anche d'estate, al Tirreno. Ora è necessario mettere a punto la logistica. Latitante è Silvano, il fratello di Timi, che per ora della partenza e del cicloviaggio sa ben poco. Presenti invece gli altri convocati: Angelo, Romano, Sabrina, Emidio, Timisoara e io. Saranno quattro a viaggiare con le bici elettriche. Sabrina, Angelo, Timisoara e appunto Silvano e quattro i pedalatori tradizionali: Romano, Ronald (il cui arrivo dalla Germania è avvolto nel mistero più fitto) Emidio e il vostro umile redattore. Emidio è anche l'enfant du pays, vive a Rivello, conosce il territorio meglio di tutti e ci fornisce le biciclette elettriche, “Ebike Rivello”, perché da tempo le noleggia e organizza spesso escursioni a pedali in questo meraviglioso angolo di Basilicata.

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Prima di pranzo, prove tecniche di bici assistita. A vederli pedalare i quattro neofiti c'è da spaventarsi, se si lascia andare il motore la bici si trasforma in una motocicletta. Alle 16,30 l'appuntamento è per tutti sulla spiaggia di Fiumicello di Maratea attorno al rito della bottiglia e dell'acqua, come facemmo sul Po, alla sorgente e alla foce, nella Transumanza a pedali che ci portò dal Monviso all' Adriatico, lungo gli argini panoramici del grande fiume. Si dovrà riempire la bottiglia di vetro con l’acqua del Tirreno e lo faremo poi in ogni mare, intanto qui, oggi, e poi nello Jonio di Policoro e infine nell’Adriatico di Mola di Bari. Romano  ed io siamo accompagnati in automobile da Silvano, meta il carro-attrezzista di Tortora Marina, obiettivo il recupero di alcuni  oggetti utili alla partenza e rimasti lì nel pulmino, custodito, in attesa dell'elettrauto competente.


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Sole che scotta e cielo limpido. Con Romano da Tortora Marina ce ne andiamo lungo la costiera, pedalando sulla SS 18, diretti a Fiumicello di Maratea. A mezza costa lo sguardo si apre a sinistra sull'acqua che cambia colore, verde, azzurra, celeste, a strati, a strie, calette e faraglioni, foto da capogiro, baci da cartolina. In fondo, a chiudere il Golfo di Policastro, i Monti del Cilento, il Cervati che sfiora i duemila, con qualche nuvola per cappello, il Bulgheria imponente che nasce inaudito e coraggioso dal fondo del mare e la Punta degli Infreschi che sfrontata si lancia nel Tirreno. C’è la luminosità di un gennaio terso. Sabrina e Angelo, scortati da Emidio, da Rivello raggiungono in bici elettrica il mare attraverso Trecchina e il Passo della Colla, Silvano gironzola nella Valle del Noce al telefono con la fidanzata, Timisoara ci aspetta in spiaggia, indaffarata con degli amici di passaggio in Basilicata, Giuliana, Carmine e il piccolo Dante. Gino e Fiora si informano della nostra partenza dalla loro infuocata autostrada verso il Nord.

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Infuria sotto l’ombrellone il dibattito su come fare senza pulmino. Emidio, generosamente, mette a disposizione la sua Wolksvagen Golf corredata di porta-bici. Avremo la sua auto come mezzo di supporto, in attesa e nella speranza di riuscire in qualche modo, durante il viaggio, a recuperare il pulmino giallo. Ci facciamo il bagno, tutti quelli che siamo, tranne Romano, cui avevo suggerito di non portare il costume perché non ci sarebbe stato tempo di lanciarsi in mare e invece poi me lo son dimenticato e sono stato proprio il primo a tuffarmi in acqua. Rientro impegnativo dalla costa verso Rivello. Le pendenze della strada che dalla spiaggia risale alla Colla si fanno sentire, seicento metri di dislivello in dieci chilometri. Salta il gelato alla castagna a Trecchina, non c’è tempo per altre soste. Finalmente siamo al passo, noi “muscolari” giustamente sorpassati dagli “elettrici”, ma orgogliosamente in cima.

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Si scende verso Trecchina per la strada boscosa e dopo il paese si guadagna la Fondovalle del Noce, quindi a destra alla fine di uno spettacolare viadotto ben poco adatto per le biciclette soprattutto all'imbrunire, si piega per una stradina interna che, dopo varie svolte, raggiunge proprio l' acqua del Noce e quindi risalendo con fatica esce vicino al Bar di Mastrantonio, l’unico con sigarette anche di domenica sera. E ora, bellissima, Rivello. Cena in piazza con i ravioli di Domenico, unici al mondo, di un piccolo mondo antico, intendo; merito della ricotta o forse di sua moglie che li prepara uno per uno a mano, uno per uno. Le ordinazioni seguono a rilento con il solito organizzatissimo caos. A cena, ultime raccomandazioni per la partenza e anche Silvano, finalmente, prende coscienza del ciclo-viaggio.


*ANDREA SATTA (Cantautore, scrittore e voce dei Têtes de Bois, ogni giorno fa il pediatra nella periferia romana. A 8 anni viene selezionato per lo Zecchino d’Oro, ma la sobrietà familiare fa naufragare il progetto. Ripiega sul ciclismo, la geografia, la medicina. Nel 1992 fonda i Têtes de Bois. Tra i principali eventi ideati e in cui ha svolto il ruolo di direttore artistico “narrante”: il “Palco a Pedali”, “Stradarolo”, “Mamme Narranti”. Con i Têtes de Bois è stato premiato con la Targa Tenco 2002 (come interprete) con “Ferré, l’amore e la rivolta”, nel 2007 con “Avanti Pop”, e nel 2015 con “Extra”. Ha scritto I riciclisti , Ci sarà una volta, Officina millegiri, Mamma quante storie!, Pise e Pata) 


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