Napoli, la Borsa mediterranea e il turismo che prova a ripartire

di TINA PANE 

È stato il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia a inaugurare venerdì scorso a Napoli la Borsa Mediterranea del Turismo, un evento dedicato agli operatori del settore. La ventiquattresima edizione, che passerà alla storia per essere stata la prima fiera in presenza in Italia dopo il lockdown, è stata tutta all’insegna della ripartenza, parola chiave per uno dei settori più colpiti dalla pandemia che ritornava negli slogan, nei temi dei workshop, negli incontri formali e informali tra suppliers (fornitori) e buyers (compratori).

A quali obiettivi guardano organizzatori e operatori, dunque?

Tutti sperano in primo luogo in una ripartenza a breve termine, per i mesi clou dell’estate appena iniziata, che dia una boccata d’ossigeno e assicuri almeno gli stessi risultati dell’estate 2020. Ma sperano anche nella destagionalizzazione della richiesta di servizi turistici e naturalmente che il prossimo inverno non sia una stagione morta, penalizzata - non sia mai! - da altre restrizioni e conseguenti rallentamenti del flusso turistico.


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Sono però consapevoli che i veri effetti di questa Borsa che riaccende le speranze e crea occasioni di incontro e conoscenza si potranno vedere solo a partire dal prossimo anno, quando la complessa macchina del turismo potrà contare su popolazioni vaccinate e sull’acquisizione quasi automatica di quelle regole di comportamento che tutti, da qualunque parte del tavolo ci troviamo, stiamo imparando a fare nostre, anche come mentalità.

Gli espositori sono stati compagnie di volo e di navigazione, autoservizi e agenzie di viaggio; consorzi di territori, aziende per la promozione del turismo e proloco; grandi e piccoli comuni, catene di hotel e tour operator specializzati; assicurazioni e agenzie di supporto legale e fiscale, associazioni di categoria ed enti stranieri per il turismo (tutti paesi del Mediterraneo tranne il Giappone e la Thailandia); piccole associazioni di servizi e promozione del territorio, enti di turismo sociale, l’Università Federico II, il MANN, un piccolo teatro napoletano e naturalmente una nutrita rappresentanza delle regioni italiane, a cui il catalogo ufficiale della Borsa ha dedicato la copertina.


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Anche chi non è un esperto del settore sa che ormai il mondo del turismo dialoga con una pluralità di soggetti per riuscire a proporre un’offerta varia e personalizzata, ben sapendo che la scelta di un posto per dormire in un’altra città o paese non è che una delle tante componenti che il turista prende in considerazione quando sceglie dove andare in vacanza e come spendere i propri soldi.

E soprattutto in questo periodo in cui il turismo italiano e di prossimità si sta ritagliando uno spazio che solo un anno e mezzo fa non era assolutamente immaginabile, si capisce come tutti i soggetti in competizione per conquistare la scelta dei viaggiatori tendano a mettere in campo le cosiddette esperienze. Ci aveva pensato già qualche anno fa Airbnb che spingeva gli host a personalizzare e arricchire la propria proposta proponendo agli ospiti di pagare un extra per imparare, per esempio, a fare la pasta fatta in casa, ci pensano oggi soprattutto le regioni, che mettono in campo sostegno e finanziamenti per rilanciare il loro territorio.


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Così fare una visita alle Catacombe di San Gennaro a Napoli non sarà per il turista “solo” visitare un sito di straordinaria suggestione e storia, ma anche apprendere dalla stessa voce della guida che lo sta accompagnando come è nata la cooperativa che ha preso in gestione il sito, che dà lavoro a decine di giovani e che tenta di riscattare un quartiere difficile come la Sanità.

In altri casi si tratta di puntare i riflettori su porzioni di territorio oscurate da un grande attrattore culturale, come nel caso dell’Alto Casertano e del Matese. Per evitare che i turisti vadano a vedere solo la Reggia di Caserta, allora, il patron della pizzeria Pepe in grani di Caiazzo fa rete con i produttori di materie prime e prodotti dop a chilometro zero e si vanta di offrire una pizza con sopra le eccellenze del suo territorio.

Una delle conferenze più seguite, “La Campania riparte, modelli di turismo sostenibile a confronto” ha ragionato proprio dell’occasione di attrattività che la pandemia ha offerto alle zone interne, dell’opportunità di formare figure professionali ad hoc anche attraverso i MOOC (massive open online course) curati dalla Federico II, dell’importanza di mettere in rete i Campi Flegrei con il sostegno di Federalberghi e naturalmente a ruota dell’elezione di Procida a Capitale italiana della Cultura 2022.


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Ma i temi affrontati nei vari incontri e corsi di formazione sono stati veramente tanti: il turismo congressuale, il turismo termale, il web marketing per le agenzie di viaggio, la transizione digitale applicata al turismo, le prospettive del turismo del lusso, i diritti dei viaggiatori nel nuovo panorama post Covid, l’ospitalità extralberghiera, la valorizzazione e messa in rete dei borghi, la necessità di leggi e regolamenti che stiano al passo con un mondo che sta cambiando alla velocità della luce.

Tante opinioni e visioni, ma su una cosa tutti i relatori, di settore e accademici, sono stati d’accordo: il turismo – questa parola piccola che diventa ogni giorno più grande e complessa- può, anzi deve diventare il primo settore produttivo del Paese. La concorrenza, là fuori in Europa, è spietata.

* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)


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