Napoli in penombra /1 Grigio ocra e rosso, la tavolozza di Capodimonte

di VINCENZO CROLLA


Quella sua struttura essenziale e i suoi colori severi, il grigio del piperno e il rosso pompeiano, li impatti subito. Se entri da Porta Grande - che era quella principale ma che solo adesso che l'altra, Porta Piccola, è in ristrutturazione sta ritrovando ruolo e funzione - la vedi subito la Reggia di Capodimonte; e subito impatti quei colori che, insieme al più gentile giallo ocra, smentiscono l'abusato clichè di una città eternamente dedita ad attività ludiche. Perché quei tre - il grigio ferro, il rosso pompeiano e l'ocra - parlano e raccontano storie diverse. 

Il grigio della pietra lavica e del Vesuvio ricorda e ammonisce. Racconta di Spartaco e di Plinio: di innumerevoli "fine del mondo", di pietra fusa e di cenere e di lapilli. E invita a non farsi ammaliare dal profilo sensuale e materno di quel seno che con mano leggera esso stesso - il vulcano - disegna all'orizzonte e col quale si rappresenta. La sua natura muliebre non inganni. E non porti fuori strada quel rosso cardinalizio che rimanda al Santo verginello, alla sua natura efebica, e al ciclico sangue mestruale. Napoli è femmina. E come ogni donna di valore può essere la più feroce e vendicativa delle Erinni e insieme la più accogliente, soccorrevole e gentile delle madri.

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 L'ocra, più spesso un oro antico, presente a Capodimonte in altre pertinenze diverse dalla reggia, dice di questo; di questa genitorialità calda e misericordiosa: mai giudicante e mai respingente. Fate così, fate come me. Andate al Bosco con mente sgombra e a occhi aperti alla meraviglia. Se i muscoli ancora vi sono amici, saliteci dal Moiariello provenendo da Miradois, dai Miracoli e dall'Osservatorio Astronomico. Querce, olmi, lecci e tigli si disporranno ad essere il vostro ombrello parasole ma, ancor più, la chiave giusta per aprire i vostri polmoni e restituire il giusto ritmo al vostro respiro.

 Centoventiquattro ettari di bosco sono tanti. Troppi da percorrere in un'unica volta. Conviene dunque farne solo un po' la prima volta. E conviene, se arrivate accaldati, che troviate ristoro sotto i lecci posti alle spalle del palazzo reale, davanti al Belvedere. Li, sotto di voi, Neapolis greca e latina si stende placida per intero, con tutte le sue chiese e campanili, con tutti i suoi vicoli e fondachi, coi suoi basoli consumati da milioni e milioni di passi antichi e nuovi; avendo il Vomero e San Martino alla sua destra, il Vesuvio a mano manca e il mare diritto davanti a voi.

 E lui, il mare, farà intera la sua parte, regalandovi il soffio leggero di una brezza ristoratrice e il profumo salmastro - e vagamente erotico -  dello iodio e della salsedine.

2 - Villa di Pollione

3 .- Capodimonte



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