Livio Berruti e le Olimpiadi: "Grande atletica. Tamberi su tutti, ma che emozione la 4X100. E la scherma ha incassato una lezione di umiltà"

di ROBERTO ORLANDO* 

Livio Berruti, Tokio 2020 per l'Italia ha sancito il ritorno dell'atletica, non crede anche lei?

"Sì, certamente. Ho visto entusiasmo, spirito di gruppo, amalgama, l'impegno di tutti. E poi con il sorriso, la voglia di divertirsi. E' stata un'edizione dei giochi molto emozionante per quanto riguarda soprattutto l'atletica. Una bellissima sorpresa, tra l'altro. E adesso c'è da ben sperare: tutto quello che è successo a Tokyo ha le caratteristiche di un nuovo corso che potrebbe regalarci tante altre soddisfazioni"


 


Berruti, torinese, vincitore del leggendario oro olimpico nei 200 metri piani di Roma 1960, ora ha 82 anni ma ancora la passione fresca per lo sport di un ragazzo. E confessa di essersi commosso nell'assistere alla gare vittoriose degli azzurri.

La vittoria di Berruti nei 200 metri a Roma '60


Secondo lei tutti questi successi sono da attribuire al valore dei singoli atleti oppure ha avuto un ruolo rilevante lo staff di questi ragazzi e la scuola dell'atletica italiana?

"L'una e l'altra cosa. Questi risultati sono frutto della coralità di un gruppo certamente forte, ma anche coeso, molto unito e molto entusiasta. Certo, anche la scuola ha una sua rilevanza".


Quando correva lei, e non molto più lento di Jacobs e compagni (10"2 nei 100 metri, 20"5 per l'oro nei 200) c'era uno staff che l'aiutava? Aveva per esempio il supporto di uno psicologo?

"No no, figuriamoci, ai nostri tempi non usava, ci lasciavano andare un po' più allo sbaraglio, facevamo affidamento soprattutto sulle nostre risorse fisiche e mentali".


Diversi atleti che sono stati intervistati dopo i loro successi hanno spiegato di non ricordare bene che cosa stessero facendo durante la gara. Succedeva anche a lei?

"E' una cosa che non ho capito bene nemmeno io. Normalmente uno quando parte in pista resta concentrato su ogni singolo istante del percorso. Anche perché prima di tutto quando corri sei in gara con te stesso... E poi per me era un'occasione di divertimento, sarebbe stato brutto dimenticare...".


Qual è l'atleta italiano che le è piaciuto di più?

"Gianmarco Tamberi mi è piaciuto molto, ha fatto un bellissimo salto. Ho notato molta qualità e tanta naturalezza in lui, anche dopo, nei festeggiamenti, nella sua gioia per la vittoria. Ha una capacità espressiva che mi ha molto colpito. Mi è piaciuto molto Filippo Tortu e il suo pianto liberatorio. E naturalmente mi è piaciuto Marcell Jacobs. Ma mi creda, non lo dico perchè si usa così: mi sono piaciuti davvero tutti".


E la sua medaglia preferita invece?

"Senza dubbio la staffetta 4x100. Per almeno tre ragioni. Intanto perché l'Italia non è mai stata forte in questa specialità. Poi perché i ragazzi sono stati bravissimi: è stata una gara lineare e i cambi li hanno fatti tutti bene. Si vedeva che c'era amalgama tra tutti i componenti. E poi la rimonta di Tortu è stata davvero impressionante ed emozionante".


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Ecco, l'amalgama. E' questo che secondo lei è mancato alle squadre azzurre di volley e pallanuoto che erano candidate al podio e invece si sono fermate tutte ai quarti?

"Probabilmente si è concluso un ciclo e bisognerà intervenire per dare un nuovo assetto alle squadre. Capita, non ne farei un dramma. Poi sa, nello sport spesso è anche una questione di fortuna...".


Ha colpito anche lei la sconfitta - nel senso degli ori - della scherma italiana? Lì c'è una scuola prestigiosa, una tradizione di trionfi olimpici. Che cosa è successo?

"Secondo me è proprio la tradizione che li ha un po' confusi. Loro pensavano di essere tra i più forti al mondo e invece adesso il mondo è cambiato e ci sono tanti Paesi competitivi. Insomma, hanno dovuto incassare una lezione di umiltà".


*ROBERTO ORLANDO (Nato a Genova in agosto, giornalista professionista dal 1983. Ultimo capocronista del Lavoro. Dopo uno scombinato tour postrisorgimentale che lo conduce in molte redazioni di Repubblica è rientrato tra i moli della Lanterna. Viaggia, fotografa e scrive. Meno di quanto vorrebbe)

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