Le grotte di Su Mannau e l'orco che piange

di MASSIMO RAZZI*

Vuole la leggenda che l’orco Mannau, creatura spaventosa ma di buon cuore, venne chiuso nelle viscere della terra dagli uomini dell’età del ferro che ne avevano terrore. E che il povero Mannau, nell’orribile  oscurità della caverna, piangesse giorno e notte per la libertà perduta. Così le sue lacrime scavarono le gallerie e riempirono i laghi che oggi formano le meravigliose grotte di Su Mannau nel territorio di Fluminimaggiore, comune del Sulcis-Iglesiente di tremila abitanti, ricco di belle spiagge incontaminate, di scogliere mozzafiato, di luoghi interessanti da visitare.

Foto Federica Scaragliojpeg(Foto di Federica Scaraglio)

In Sardegna ci sono circa 4.500 grotte: un sistema complicatissimo attraverso il quale passa l’80 per cento dell’acqua che bagna l’isola. Sì perché le grotte, non solo in Sardegna, servono per convogliare le acque piovane verso laghi, fiumi e torrenti per poi riportarle al mare. Ed è stata l’acqua stessa (nell’arco di milioni e milioni di anni) a scavare con pazienza i percorsi tortuosi, le grandi sale, gli alvei di fiumi e laghetti sotterranei. E, fatto il lavoro “strutturale”, è sempre l’acqua, questa volta con la forze delle gocce, ad abbellire il tutto: stalattiti (grandi lance calcaree che si staccano dalle volte e scendono verso il basso), e stalagmiti (sotto alle stalattiti, crescono pilastri che salgono con l’accumularsi del materiale roccioso contenuto nelle gocce che cadono dalle stalattiti). E ancora concrezioni a forma di abeti, di pigne, di coralli bianchi e di funghi. Come se un decoratore barocco e un modernissimo architetto d’interni si fossero sbizzarriti sfogando tutta la loro fantasia.WhatsApp Image 2020-08-25 at 195307jpeg(Foto di Federica Scaraglio)

Su Mannau si sviluppa per quasi nove chilometri nelle viscere della terra. Solo una parte (intorno al 15%) è visitabile e perfettamente attrezzata con scale e passerelle metalliche che permettono un percorso in piena sicurezza. Ci sono grotte più grandi (quella del Supramonte che si sviluppa per 70 chilometri) e più famose come quella del Bue Marino, ma Su Mannau non ha niente da invidiare alle più note e potrebbe diventare unica nel suo genere (ce ne sono poche al mondo) se il percorso turistico venisse completato con un’uscita a valle dell’entrata senza costringere i turisti a ritornare sui loro passi una volta completata la visita. Un’uscita ai livelli inferiori darebbe anche il senso del percorso dell’acqua.WhatsApp Image 2020-08-25 at 195309 3jpeg(Foto di Federica Scaraglio)

Visitando una grotta, vanno tenuti presenti alcuni dati. Dal punto di vista scientifico-geologico la parte più antica è all’entrata (in questo caso anche 540 milioni di anni fa) quando la Sardegna non era nemmeno emersa nel Mediterraneo. Più si scende e più lo “scavo” naturale è recente. A Su Mannau i livelli sono almeno quattro fino a una quindicina di milioni di anni fa. Dal punto di vista umano, ovviamente, il “percorso” è al contrario: l’uomo scopre e utilizza prima le parti in alto e poi scende nel sottosuolo frenato dalle sue paure (il buio, prima di tutto) e dalle difficoltà tecniche di superare passaggi molto stretti o “sifoni” assai pericolosi attraversabili solo con tute da sub e respiratori. A Su Mannau, gli speleologi hanno cominciato il loro lavoro nel 1963 con il gruppo di Torino seguito, nei decenni successivi, da quelli di Bologna e di Cagliari. Oggi, tutto è in mano al Gruppo di Fluminimaggiore che gestisce le visite (oltre 20 mila persone all’anno) e continua a lavorare alla ricerca di nuovi passaggi per scendere sempre più in basso. I rami della grotta sono due: quello di sinistra (fiume Placido) e quello di destra (fiume Rapido). Ovviamente, più si scende e più le difficoltà tecniche aumentano e con loro i rischi.WhatsApp Image 2020-08-25 at 195309jpeg(Foto di Federica Scaraglio)

Ma se andate a Su Mannau, accertatevi che la vostra visita sia condotta da Ubaldo Sanna, speleologo provetto ma anche filosofo, attore e fine dicitore. Non che le altre guide siano meno brave, ma Sanna vi farà sognare e vi porrà domande sulle paure umane (il buio, il tempo, il vuoto) che vi lasceranno senza fiato e vi farà capire, raccontandovi le grotte e i loro segreti, il valore dell’acqua e i rischi che corriamo ogni giorno a causa dei nostri incauti (ambientalmente parlando) comportamenti. Sentiamolo: “La Natura si evolve indipendentemente da noi. L’uomo, per lei, è un accidente quasi trascurabile. Se, per salvaguardare i suoi processi, dovesse distruggerci, la Natura lo farebbe come ha distrutto altri essere viventi (dai dinosauri in poi) che pensavano di dominare il mondo. Le grotte ci parlano di serenità e bellezza ma sono una delle migliori lezioni pratiche di rispetto della Natura e dell’ambiente”.WhatsApp Image 2020-08-25 at 195310 1jpeg(Foto di Federica Scaraglio)

Nel salone d’ingresso, durante l’età del ferro (3/5 mila anni fa) c’era un tempio sotterraneo dedicato alla Dea Madre dove si svolgevano riti propiziatori e i fedeli portavano lampade votive alcune delle quali sono ancora visibili. La discesa attrezzata permette di osservare paesaggi fantastici e di arrivare al lago degli Stenasellus, animaletti (forse gamberi trasformati ed evoluti per vivere sottoterra). Il lago ha acque cristalline e la temperatura sotto terra è sempre abbastanza costante, intorno ai 16 gradi. D’inverno, le grotte sono più calde dell’esterno e vi si rifugiavano i pastori, d’estate sono più fresche. La presenza umana deve essere contingentata per evitare alterazioni della temperatura che potrebbero provocare la nascita di vegetali (del tutto assenti a Su Mannau) e cambiare l’ecosistema sotterraneo. La fauna, oltre agli Stenasellus, è formata da geotritoni anfibi (spleomantes, ce ne sono di sette tipi diversi), diplopodi (tipo di vermi), ortopteri (strani grilli), collembola (insetti bianchi). All’ingresso si trovano pipistrelli che, ovviamente, non sono stanziali ma utilizzano le grotte d’estate e vanno a svernare in letargo altrove.WhatsApp Image 2020-08-25 at 195310 3jpeg(Foto di Federica Scaraglio)

Sanna favoleggia dei livelli non ancora raggiunti, racconta delle discese, appesi alla corda nel salone del Ribaldone (alto 150 metri, più di San Pietro) “quando l’oscurità è tutto intorno a te e nessuna luce riesce davvero a penetrarla”, della meravigliosa Sala Vergine, delle stalattiti di 50 centimetri che hanno almeno duemila anni e di quelle (vecchissime) di due metri. Poi ti spiega che i sardi sono sempre stati minatori per conto terzi e hanno scavato alla ricerca dell’ossidiana, del piombo e dell’argento, fino a finire nel sistema minerario importato da inglesi e francesi dove la vita e la morte giravano intorno alla miniera, dove tutto quello che guadagnavi lo spendevi nel negozio del padrone e nel suo ospedale andavi a morire a 30 o 40 anni con i polmoni pieni di silicio.WhatsApp Image 2020-08-25 at 195311jpeg(Foto di Federica Scaraglio)

Il buio è la metafora più vera di questi luoghi. Sanna deve esserne segretamente innamorato. A un certo punto, spegne le luci e tutto piomba in un’avvolgente melassa nera. Per un attimo un brivido ti corre per la schiena e ti ritrovi a pensare se quel rumore lontano venga forse dall’antico orco prigioniero.


*MASSIMO RAZZI  (Sono un giornalista genovese - l’Unità, Corriere Mercantile, Il Lavoro, La Repubblica, Kataweb - trapiantato a Roma. Dal 1999 mi sono molto divertito a creare insieme a tanti altri colleghi Repubblica.it. Credo ci abbiano lasciato fare quello che volevamo anche perché nessuno ci capiva granché. E questo, nell’unica vita che hai, vi assicuro che non è poco)


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