La Chambre d'hotes

di GIOVANNI COTTICELLI*

I tuoi difetti sono tali solo se tu li vivi così. L’ ansia la conosco - o quantomeno la ricordo - solo in positivo: quella piacevole sensazione di fretta nell’andata di un viaggio. Da casa fino in Val d’Aosta in macchina, mille chilometri il primo giorno: va bene così.

La mattina dopo però, è normale per te e la famigliola, parti un po’ più tardi: e allora eccola, quella piacevole sensazione per cui vorresti essere a Parigi per sera. Ma pure la Francia è lunga: le nove, le dieci di sera e - vado a memoria - sei ancora a sud di Lione. E ti accorgi che è anche larga: ti fermi, guardi a destra poi a sinistra, e vedi solo pianure sconfinate, deserte, neanche il miraggio di un paese. Vai più avanti, ma ti stai avvicinando al Nord, e il cielo si fa nero, cominciano a saettare fulmini, piove: e sono già le undici.

Capisci che non ti sceglierai l’hotel o la pensioncina: devi trovare un riparo per la notte. Allora ti imbuchi nella prima, unica luce che vedi in quella sconfinata campagna: “Chambre d’hotes”, recita il cartello appeso all’ingresso di un mondo come sospeso da secoli, di un viaggio nel tempo. Entriamo, e il bagliore e il fuoco del grande camino che prende tutta la parete sinistra ci rianimano. Al centro del salone un grande tavolaccio con su coricate decine e decine di bottiglie vuote: vabbe’, vediamo di mangiare qualcosa e se possiamo dormire li’. Hanno qualche camera al piano di sopra: quanto alla cena, ci indicano il camino. Sopra c’era sospesa una pignatta in cui bollivano verdure; a fianco, una griglia con su ad arrostire del foie gras e del formaggio.

building-66789_1920jpg(foto di Thomas Ulrich da Pixabay) 

Ci sediamo, prendiamo tutto: ma da bere? Avete del vino? Mi rimandano al tavolaccio, e allora capisco. Quelle bottiglie vuote erano la loro carta dei vini, e solo allora feci caso alle etichette: c’era di tutto, Bordeaux Medoc Borgogna Languedoc Sauternes Chablis Champagne; e di ognuno avevano le migliori annate. Con tutte le riserve possibili per il foie gras, questo arrostito era divino, il formaggio e le verdure deliziose, e poi il vino: come dicono loro, ça va sans dire ... 

Quasi non ho più bisogno di andare a dormire; eppur si deve. Ci menano su per una scala e arriviamo di sopra. Pavimento in assi di legno cigolanti, la camera era sulla sinistra: era buio ormai, ma alla fioca luce delle lampade vidi bene le pareti che in origine dovevano esser state dipinte d’azzurro poi diventato viola per il fumo dei camini e delle sigarette, e il soffitto con le nuvolette rosa. Non c’è bisogno che vi dica cosa mancava nel bagno; mi colpì però, ma poi scoprii che lì è la regola, il lavandino in camera da letto.

Il letto ... che dirvi? era di paglia, ma davvero: e non ho mai dormito meglio. Anche perché su un tavolino messo lì come comodino, ma anche sul tavolo al centro, c’erano vassoi con petali di rose essiccati ma ancora aulenti.


*GIOVANNI COTTICELLI (Nato l'1 settembre del 1958, stabiese. Medico, ecografista, con anamnesi personale di esposizione ultraquarantennale agli ultrasuoni. Passioni: l’Inter e i concerti live. Non è convinto di essere “too old to rock’n’roll”, ed è invece ragionevolmente sicuro di essere “too young to die”)                          

                                   
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