Juan Carrito torna libero, pronto a lasciare l'oasi di Palena

SINTESI:  Juan Carrito, l’orsetto confidente, è cresciuto, sicuramente di peso. Otto mesi dopo aver lasciato la madre ne ha combinate tante da farsi catturare due volte, pagando per le sue scorribande nei paesi e lasciando scontenti associazioni e cittadini. Ma nelle prossime 48 ore  - è l'annuncio non smentito - tornerà in natura, nella speranza che non si avventuri nei  luoghi conosciuti per una Pasquetta piena di cibo e di rifiuti.


di GABRIELLA DI LELLIO*

Secondo le indiscrezioni di esperti e stampa (la notizia è stata data da Magda Tirabassi su AbruzzoLive), non smentite dagli interlocutori istituzionali, il periodo di rieducazione di Juan Carrito, l'orso confidente che ha scelto Roccaraso per le sue incursioni,  è finito.  L'animale pare abbia risposto in maniera ottimale al periodo di "rieducazione" nel centro faunistico di Palena. Per questo il Parco della Maiella ha predisposto la liberazione nelle prossime 48 ore.

A Palena Juan Carrito non ha visto esseri umani, è stato videosorvegliato costantemente e non si è reso conto nemmeno da dove gli arrivasse il cibo, che è stato al 100% naturale: pere, mele, noci e qualche capriolo morto in incidente stradale. Ha mangiato anche rose canine, e la frutta che era solito mangiare da piccolo, nel tentativo di riabituarlo a una dieta più adatta.

La seconda possibilità per l'orso dunque è arrivata.  La nuova traslocazione avverrà anche stavolta in elicottero, e in ovvie condizioni di grande sicurezza. Sarà coordinata dal colonnello Livia Mattei, comandante del Reparto Carabinieri del Parco della Maiella. Lo staff della cattura sarà composto da biologi, veterinari, carabinieri forestali. E magari nel futuro arriveranno anche multe per chiunque provasse a cercarlo - sempre sperando che Juan Carrito non decida di tornare ancora, come ha già fatto, a Roccaraso. Sarebbe una vera sventura, considerando che stanno per arrivare Pasqua e Pasquetta, e con loro tanti turisti, e i cassonetti saranno strapieni di rifiuti.


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(Juan Carrito a Palena   foto Parcomaiella.it)


Come si ricorderà, il 6 marzo scorso Juan Carrito, figlio di Amarena, fu catturato a Roccaraso con un'operazione gestita dal Parco Nazionale della Majella e dai Carabinieri forestali, su richiesta della Regione Abruzzo e con il nulla osta dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e del Ministero della Transizione Ecologica. Obiettivo: reinserirlo nel suo ambiente naturale e farlo risintonizzare sui bioritmi naturali. L'animale quest'anno non è andato in letargo. Per la “rieducazione” fu individuata l’area faunistica recintata di Palena, che Juan Carrito ha condiviso con tre orse, Iris, Margherita e Caterina, con le quali ha interagito solo attraverso la recinzione che li divide. Il tutto tra le proteste delle associazioni animaliste. Fino al punto che  una petizione dei cittadini di Roccaraso è stata sottoscritta in meno di tre giorni da duemila persone: ”L'interesse dell'orso verso la città va oltre l'opportunismo alimentare. Qui si tratta di capire cosa sta realmente accadendo in natura, e Juan Carrito è l’esempio di come il mondo animale sta subendo stravolgimenti nello stile di vita”.

Juan Carrito era già stato spostato in montagna il 7 dicembre scorso, e precisamente nella Marsica, tra Pescasseroli e Pescina, in un luogo all’interno del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, per essere più facilmente monitorato in libertà e nella speranza che andasse in letargo. Purtroppo l’innalzamento della temperatura l'aveva fatto risvegliare e l'orso aveva scelto Roccaraso per farsi rivedere. Le documentazioni video e fotografiche sulle sue incursioni hanno aumentato la sua celebrità e le preoccupazioni. Fu portato via per motivi di sicurezza pubblica.


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(Una precedente traslocazione di Juan Carrito)


Anche per la sua celebrità, probabilmente, il WWF ha scelto proprio lui per dare il via alla campagna “ReNature2022”, lanciando l’allarme: “Entro 30 anni l’orso bruno marsicano potrebbe scomparire dal pianeta Terra. Sono almeno quattro gli interventi necessari per salvaguardarlo entro i prossimi 30 anni: il ripristino dei sottopassi stradali abbandonati, la distribuzione di nuove recinzioni a tutela degli allevamenti e l’installazione di dissuasori acustici e ottici, così da allontanare i plantigradi dalle strade e dai centri abitati”.


*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")



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