Il Vesuvio va in mostra, dal Grand Tour alle eruzioni

di REDAZIONE

Croce e delizia del Golfo di Napoli, lo sterminator Vesevo cantato da Leopardi: è il cuore dell’oleografia partenopea, col pennacchio più immortalato della Terra; ma è anche un creatore di drammi, le eruzioni che dal 79 dopo Cristo in poi seminarono terrore e morte sulle pendici.

Il Vesuvio, il  “Formidabil monte”,  sarà protagonista di una mostra di fotografie Alinari che comincerà il 3 dicembre al Mav, il Museo archeologico digitale di Ercolano: è prodotta dallo stesso Mav (presidente Luigi Vicinanza, direttore Ciro Cacciola), dalla fondazione Alinari per la fotografia (presidente Giorgio Van Straten, direttrice Claudia Baroncini) e dalla webrivista Foglieviaggi.cloud.    


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(Robert Rive - Veduta dalla Certosa di San Martino, 1870 ca.   - Archivi Alinari)


Sessanta immagini realizzate con diverse tecniche – lastre di vetro alla gelatina di sali d’argento, lastre di vetro colorate a mano, stampa all’albumina su carta – sono state ristampate dalla Fondazione Alinari della Regione Toscana, erede delle collezioni accumulate a Firenze dai maestri fotografi che nel 1852 fondarono la ditta;  le fotografie – scrive Giorgio Van Straten nel catalogo - imbastiscono un racconto “che riguarda non solo i grandi personaggi o gli avvenimenti storici più rilevanti, la Storia con la esse maiuscola; ma anche, e soprattutto, la vita quotidiana, gli usi, i mestieri, le case, l’abbigliamento delle persone comuni e (…) le esistenze di tante donne e uomini”.

Così il percorso del “Formidabil monte”  mostra colate laviche in raffreddamento, calchi delle vittime dell’eruzione del 79 dopo Cristo ricolorati nelle prime sperimentazioni fotografiche, signore col cappellino che si godono l’esotica escursione in portantina fino al cratere, signori eleganti in tuba e gilet che vagano fra le fumarole in attesa di ispirazione letteraria;  ma poi anche i volti terrorizzati dei profughi che scappano dai paesi assediati dalla lava. Ottaviano, Boscotrecase, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Torre del Greco: famiglie che portano a spalla le masserizie, muri di lava e cenere che ostruiscono le strade, lo smarrimento degli adulti, lo spavento dei bambini.


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(Autore non identificato - Gruppo con bambini che fugge in campagna dopo l’eruzione del Vesuvio del 1944  - Archivi Alinari)


L’esibizione – sessanta foto – è articolata in due sezioni. La prima – “Tra fotografia del Grand Tour e sperimentazione – è suddivisa in quattro sottosezioni: “Lava”, “Napoli e il Vesuvio”, “Pompei e Ercolano”, “Passeggiate vesuviane”. La seconda, intitolata “Eruzioni”, ingrandisce gli eventi catastrofici che ebbero luogo nel 1872, nel 1895, nel 1905 e nel 1944, l’ultimo risveglio del vulcano, 77 anni fa.  La foto di chiusura è un celebre scatto di Massimo Sestini, “Il Vesuvio al crepuscolo” che fu realizzato da un elicottero della Polizia di Stato il 7 aprile del 2016.

“Questa non è una operazione nostalgia – scrive Luigi Vicinanza negli incipit del catalogo  -, né uno sconsolato rimpianto del bel tempo che fu: il destino di una città, di una comunità, si fonda anche sulle suggestioni. Questa mostra me ne fa immaginare una che potrebbe intestarsi il nome di “Vesuvio valley”. La nostra California. Cultura umanistica e innovazione tecnologica fuse insieme per creare nuovi saperi e per trasformare l’area metropolitana in un luogo di ricerca avanzata, con la speranza e l’ambizione di sanare grossi divari”.


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“Il Formidabil monte”, curata da Rita Scartoni e Vittorio Ragone e finanziata dalla regione Campania, resterà al Mav almeno fino alla fine di dicembre.  E’ una mostra che tiene insieme memoria e presa di coscienza. Perché il Vesuvio è certamente il Grand Tour e un brand napoletano fra i più suggestivi: ma è anche uno scomodo ospite, per chi vive ai suoi piedi. E uno storico tabù: parlarne non può che fare bene.

   


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