Il selvaggio Est

di CHRIS MIDDLEBROOK*


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Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, nel 1991, 200.000 ex agenti del KGB si ritrovarono senza lavoro. Tra i nuovi disoccupati c'erano anche gli uomini delle forze dell'ordine, i muscoli del sistema. Quasi tutti possedevano una forte etica del lavoro, diciamo così. Non accettarono la noia di un lavoro banale o della disoccupazione e molti ricominciarono da capo nei cartelli del crimine organizzato. Entro il 1998 la mafia era ormai saldamente radicata nell'intera Madre Russia, in attività sia legali che illegali. Questo accadeva anche nella città di Khabarovsk, estremo oriente russo, alla confluenza dei fiumi Amur e Ussuri. Originariamente  patria dei popoli tungusici, la regione di Khabarovsk fu visitata per la prima volta da estranei nel XIII secolo, quando arrivarono le armate della dinastia Yuan guidata dai mongoli, e di nuovo nel XV secolo, grazie a una flotta cinese al cui comando c'era l' ammiraglio eunuco Yishaha, dell'Impero Ming. I cosacchi si presentarono nel 1651, ma la Cina tornò nel 1689. I popoli tungusici divennero una nota a margine nella perenne disputa tra i due paesi. E non erano più fattori rilevanti quando i cinesi cedettero infine la regione di Khabarovsk alla Russia, nel 1858.

L'esercito russo, è di stanza a Khabarovsk con il Quartier generale del distretto militare orientale. Una collocazione logica, poiché la città, seconda per grandezza dell'Estremo Oriente russo, si trova a sole 19 miglia dal confine cinese. Nel 1998 a  Khabarovsk vigeva una tacita intesa tra l'esercito e la mafia. I militari erano molto più potenti beninteso, ma la mafia era saldamente impiantata, e entrambi erano essenziali al funzionamento senza scosse dell'economia, per quanto corrotta. Entrambi beneficiavano altresì del fatto che nella regione non c'erano sport come il rugby o il football americano. Di conseguenza, molti dei ragazzi che negli Usa avrebbero giocato nelle squadre universitarie o professionistiche diventarono invece soldati nelle forze dell'ordine o guardie del corpo nella mafia. Molti sembrava non avessero il collo, le teste larghe e col taglio a spazzola all'apparenza crescevano direttamente sulle spalle muscolose.

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(Quando fa freddo davvero      foto di Chris Middlebrook)

Il generale Andrushenko era il comandante del distretto militare dell'Estremo Oriente. Era anche un entusiasta sostenitore del bandy. Fu sua l'idea di ospitare un torneo a Khabarovsk per celebrare il centesimo anniversario del bandy russo:  la Coppa Asian Pacific. Il generale guardò a est, al Canada e agli Stati Uniti. Anche se in tutt'e due i paesi il bandy esisteva solo nel cuore del Manitoba e nel Minnesota, confinavano però con l'Oceano Pacifico. Insieme con quattro squadre della regione di Khabarovsk  avrebbero completato l'assetto della Coppa. Nel dicembre 1997, il generale Andrushenko e due  suoi collaboratori arrivarono in Minnesota per consegnare personalmente i biglietti aerei alla squadra statunitense. I tre furono accolti con grande calore dal bandy statunitense, e si  divertirono molto. Cathy e io organizzammo una sontuosa cena all' Anthony's Wharf, un ristorante gestito dal giocatore di bandy Paul Lundeen, posto sulle rive del Mississippi, nel centro di Minneapolis.

La squadra Usa arrivò a Khabarovsk nel febbraio 1998. Volammo da Minneapolis verso ovest, prima a Seattle poi ad Anchorage, poi ci imbarcammo sul volo Aeroflot per Khabarovsk. Faceva freddo all'arrivo, e che freddo. Nessuna sorpresa, però. Khabarovsk è nota per essere la città più fredda del mondo fra quelle con oltre 500.000 abitanti. L'ospitalità del generale Andrushenko fu calda e accogliente. Magnus Skold espresse il desiderio di pilotare un carro armato, arrivare al confine cinese e sparare con un kalashnikov. Il generale lo esaudì. Tornando a Khabarovsk, si fermarono  alla sua dacia per mangiare e bere. Diverse ore dopo Magnus e il suo interprete, mentre li riaccompagnavano in albergo, furono fermati dalla polizia. L'autista aveva superato il limite di velocità e fu arrestato. Magnus e l'interprete aspettarono che il generale mandasse un altro conducente. L'interprete commentò che non avrebbero più rivisto quell'autista, sarebbe andato in prigione. E invece la mattina dopo Magnus fu prelevato in albergo dallo stesso conducente arrestato la sera prima. Il generale aveva fatto una telefonata.

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(Signore a  Khabarovsk        foto di Chris Middlebrook)

Un giorno il generale chiese a Chris Halden e a me se volevamo andare in un poligono di tiro militare e sparare con la leggendaria Makarov semiautomatica. Naturalmente sì. Fu un gran  divertimento. Ci accompagnava un sergente dell'esercito che chiaramente aveva scelto la pagliuzza più corta nel sorteggio coi colleghi. Era un tipo che sarebbe stato benissimo con la casacca da football dei Minnesota Vikings. Ci diedero alcune semplici istruzioni e poi fu il momento di sparare. Provai a conquistare le simpatie del sergente guardandomi intorno mentre impugnavo la pistola e chiedendo dove fossero i terroristi. Poi puntai verso il bersaglio e tutto il buonumore saltò via insieme alla punta del mio pollice destro. La Makarov funziona sul principio del contraccolpo. Ricava energia dal bossolo quando questo viene spinto all'indietro dall'espansione del gas provocata dall'accensione dell'esplosivo. Detto in soldoni, un brutto rincùlo.  Nè io nè il mio pollice destro lo sapevamo, prima che premessi il grilletto. Il sangue sgorgò dalla punta del dito. Il sergente mi guardò come se mi fossi appena messo in bocca uno scorpione vivo. Andò a prendere la cassetta del pronto soccorso e cominciò a curarmi la ferita. Tutto militare, professionale e serio. Fino a che non commise l'errore di guardarmi in faccia. 

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(Al confine con la Cina                              foto di Chris Middlebrook)

"E' stato molto divertente, posso farlo di nuovo?", chiesi.

A questo punto di aprirono le chiuse della comune umanità. Risi di me, lui rise di me.  Ridemmo insieme dello stupido Americano e del pezzo di pollice mancante. Fu un bellissimo momento condiviso.

Il Generale era un uomo che credeva che i favori andassero restituiti. Cathy e io l'avevamo invitato a cena a Minneapolis e lui ci ripagò riservando un separè in uno dei migliori ristoranti di Khabarovsk. Cathy era tornata a Minneapolis, così venne con me Chris Halden. Il generale e sua figlia, vent'anni, si unirono a noi; il tavolo era apparecchiato per un banchetto, pieno da un capo all'altro di carne, pesce, formaggi, verdure, dolci: cibo sufficiente per trenta persone. Bottiglie di vodka, cognac, champagne e birra, più di quanto avremmo potuto bere in una settimana restando vivi. C'era pure una macchina da karaoke top di gamma, nuova di zecca. Il generale adorava il karaoke e sì, avremmo cantato. Come assolo scelsi "Take on me" degli A-ha. Non facile, ma se ero stato presidente del coro studentesco non era certo a causa della mancanza di autostima. Nè il generale nè sua figlia sembrarono preoccupati del fatto che avessi difficoltà a prendere le note alte...

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(Il generale Andrushenko - al centro - con Chris Middlebrook - a sinistra - e Chris Halden - a destra        foto di Chris Middlebrook)

All'inizio di quella stessa settimana, Chris Halden aveva incontrato un'adorabile
giovane russa. Si chiamava Olga. Lei e due amiche erano venute al campo di bandy nella speranza di incontrare gli americani. Chris e Paul Eddlestein le portarono fuori a pranzo. Il loro inglese era rudimentale, la comunicazione avveniva attraverso gesti delle mani e palesi entusiasmi. Finito il pranzo, ci furono i grazie e gli arrivederci. Ma Chris e Olga erano destinati a incontrarsi di nuovo.

I locali notturni di Khabarovsk erano gestiti dalla criminalità. Dietro le quinte il generale e la mafia avevano stretto un accordo: gli americani non si toccano. Nessuno ci aveva detto che c'erano preoccupazioni per la nostra sicurezza. Fummo semplicemente informati su quale discoteca potevamo frequentare. Andrushenko, per il quale le precauzioni non erano mai troppe, sistemò un certo numero di soldati, vestiti con abiti civili, in posizioni strategiche dentro il locale. Non ce ne accorgemmo, e ci godemmo la bella serata bevendo birra Baltica, immersi  nell'atmosfera del luogo. E che meravigliosa sorpresa aspettava Chris Halden: al club c'era anche Olga, molto molto carina. Ballarono, stettero seduti insieme al bar. Purtroppo Olga non disse a Chris che aveva un segreto. Un fidanzato. Lui era nella mafia.

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(Chris Halden e Olga                               foto di Chris Middlebrook)

Chris lo scoprì abbastanza presto. Lui e Olga erano stati osservati a lungo da alcuni giovani gangster molto grossi, colleghi del fidanzato di lei.

Chris era al bar con Olga, con una birra davanti. Uno dei ragazzoni prese la birra e la spostò sul bancone, a un metro di distanza. Chris era incerto. Uno scherzo? Il ragazzo stava cercando di essere divertente? Allungò una mano, prese la birra e se la rimise davanti. Ancora una volta il tizio grande e grosso prese la birra e la rispostò a un metro di distanza. Questa volta, però, non rimase in silenzio. 

"E' ora di andare", disse in inglese.

"Andare?", rispose Chris. "Che significa, andare?".
"E' ora che tu te ne vada".
"Dal bar?".
"No. dal paese".

Altri tre ragazzoni mafiosi si avvicinarono. Cominciarono a muoversi intorno a Chris, mimando in forma di boxe quel che intendevano fare di lui.

L'interprete della squadra, che era venuto con noi in discoteca, si avvicinò a Chris e alla troika dei pugili.
"Puoi darmi una mano?", chiese Chris. "Questi qui vogliono che lasci il paese. Cosa dovrei fare?"
L'interprete soppesò i gangster. "Se fossi in te lascerei il paese".

Fortunatamente arrivò la cavalleria, sotto le forme di quattro dei soldati del generale. Fu una discussione intensa, ricca di testosterone russo. Fu raggiunto un accordo. Chris avrebbe lasciato il bar, ma poteva restare nel paese. Senza aver più nulla a che fare con Olga.

Nel frattempo la medesima Olga era sparita, e non potè essere testimone della storica intesa. Se n'era andata dal locale rapida come una linea internet a alta velocità, quelle che non erano ancora state inventate.


(traduzione di Vittorio Ragone)


*CHRIS MIDDLEBROOK (Avvocato, è stato giocatore professionista di bandy e è l’autore di una raccolta di 118 racconti brevi, “Cronache del bandy – Alla ricerca di uno sport dimenticato”. Prima da giocatore della nazionale Usa, poi da allenatore e ora da presidente della Federazione americana bandy ha viaggiato a lungo nei paesi del Nord e in Urss, in Asia centrale e in Cina. Attualmente risiede a Minneapolis, sua città natale, con Cathy, con la quale è sposato da 36 anni).

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