Il Sahara del Belgio

di GIULIA GIGANTE* 

Al di là delle immagini stereotipate di un bambino condannato a far pipì in eterno (Manneken Pis) e di Bruges, ennesima “Venezia del Nord” accanto ad Amsterdam, Pietroburgo e chi sa quante altre ancora, il Belgio può rivelare luoghi inconsueti.

È il caso del “Sahara”di Lommel, un deserto in salsa belga ben celato nel plat pays cantato da Jacques Brel nell’est del paese, in prossimità con la frontiera olandese. È un paesaggio inusitato, che irrompe all’improvviso apportando una nota esotica a una regione poco nota come il Limburgo. Il “Sahara” di Lommel è un deserto in piena regola con dune e distese di sabbia chiara che circondano un grande lago in cui d’estate è possibile anche bagnarsi. Tutt’intorno si estende un’immensa pineta intersecata da sentieri per camminatori e piste ciclabili.

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(foto di Giulia Gigante)

Questa riserva naturale dall’aspetto così incongruo nel contesto belga deve paradossalmente la sua origine … allo zinco. Fino al 1974 si trovava qui infatti uno stabilimento per la raffinazione e produzione dello zinco i cui scarichi ed emanazioni avevano inaridito e avvelenato la vegetazione circostante creando uno spazio desertico che nulla aveva di attraente. Con la chiusura dell’impianto la natura ha preso gradualmente il sopravvento ridisegnando il territorio e dando vita a un paesaggio di grande bellezza.

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(foto di Giulia Gigante)

L’uomo ha dato una mano piantando una moltitudine di conifere che hanno creato un bosco diventato ormai fitto. Il risultato è un’oasi che regala un effetto di straniamento. Se non fosse per i (rari) visitatori che parlano fiammingo e per la pioggia intermittente, si potrebbe davvero pensare che un tappeto volante ci abbia trasportato tra le dune del Sahara (quello vero).

 

*GIULIA GIGANTE (nata a Napoli, vive attualmente a Bruxelles, ama andare alla ricerca di nuovi mari, venti e conchiglie, di altri modi di vivere e di pensare, di tracce di passati remoti e recenti. Conosce dieci lingue, ma a tutte preferisce il russo ed è convinta, con Dostoevskij, che “la bellezza salverà il mondo”)

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