I found a desert in Portofino

testo e foto di ROBERTO ORLANDO*

E' il tardo pomeriggio di un giorno prenatalizio, il sole è già oltre la linea dell'orizzonte e sparge alla rinfusa tra le nuvole i suoi ultimi rossori. Ma non si può chiamare luce e comunque dura poco. Posteggio l'auto nel park all'ingresso del paese e vengo catapultato in una nuova dimensione spazio temporale.

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Mi ritrovo solo, completamente solo, al buio, in una delle piazze più famose e lussuose del mondo, la piazza di Portofino: prima la riempivano i ricchi, anzi gli straricchi, e tanti vip assortiti, arabi, americani, giapponesi, russi grandi e grossi. Per bar e ristoranti, banchine e panchine, il tutto esaurito era garantito, in seconda battuta, dai curiosi di mezzo mondo.

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Oggi il comune più piccolo dell'area metropolitana di Genova (che un tempo si chiamava provincia e ora si scrive per due minuti prima di arrivare in fondo alla nuova definizione senza avere in cambio apprezzabili vantaggi) è anche il borgo più deserto e più buio, ma che dico della Liguria? forse d'Italia, forse d'Europa, magari del mondo. Lo sai che a un certo momento, mentre armeggiavo con la macchina fotografica nella leggendaria "Piazzetta", ho provato sinceramente un moto di inquietudine? Ero l'unico essere vivente in vista e quindi il più vip di tutti (o di nessuno: la sostanza non cambia, uno per zero fa sempre zero), sentivo persino lo sciabordio del mare leggermente rimescolato dalla mareggiata che si smorzava, almeno lei con rassicurante consuetudine, all'imboccatura della baia.

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Eventi difficili da credere. La prima saracinesca chiusa ad accogliermi proprio all'ingresso del borgo è quella di Maltempi (appunto), abbigliamento e accessori di lusso. Un cartello annuncia, rigorosamente in inglese - ma che importa? nel deserto una lingua vale l'altra - che il negozio riaprirà nel marzo 2021.

E' solo il primo di una serie: il messaggio si ripete fino al mitico Hotel Splendido, albergo nel quale hanno trovato romantico e costoso rifugio alcune tra le coppie più belle del mondo, da Liz Taylor e Richard Burton a Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, per citarne un paio di facili, famose e raffinate. Mi dirai: mica a caso l'hanno chiamato Portofino. E invece no. Il borgo non si chiama Porto-fino in virtù della sua raffinatezza. Il nome è di origine romana: Portus Delphini, perché appunto in quelle acque un tempo si sbizzarrivano i delfini. Poi l'ecosistema è cambiato e nel delizioso porticciolo sono approdati un po' tutti quelli che potevano permetterselo, nelle diverse gradazioni, secondo disponibilità, conquistando una vetrina oppure un castello.

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Qui hanno trovato ristoro - e non per dpcm - il re del porno all'italiana, l'editore Saro Balsamo, ma anche l'uomo che ha unito l'Italia più di Garibaldi, Giuseppe Recchi, il costruttore di tutti i viadotti dell'Autostrada del Sole; sir Winston Churchill e il cavaliere (quando lo era) Silvio Berlusconi con tutta la sua famiglia e i tutti prodotti della sua era (dalle veline ai calciatori milionari). E poi proprio tutti i famosi a vario titolo, da Marconi (Guglielmo) fino a Madonna che appunto in comune al massimo hanno le prime due lettere, da Bill Gates a Kourtney Kardashian (la sorella meno artificiale di Kim) che anche loro hanno poco da condividere. E via di questo passo fino al 2019. E stasera nessuno? 

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No, non ci credo, non è possibile.

Decido di chiedere in giro. Ma devo cercare bene. Il porticciolo accoglie una decina di barchette legate al corpo morto, però nessuna è all'ormeggio. Vedo qualche vetrina accesa... è solo messinscena. Allora risalgo verso l'ufficio della polizia municipale: chiuso. Aspetta, prima la farmacia era aperta! Sì, prima lo era, adesso no. Finalmente vedo un uomo che si avvicina, stralunato più di me.

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Scusi, lei è di qui?
No.
Ecco, figurati.

Sono di Santa Margherita e sono venuto per fare due foto con lo smartphone alle luminarie di Portofino... l'anno scorso erano così belle. Volevo farle vedere alla mia ragazza che vive sul Garda. Ma qui è tutto spento! Che cosa è successo? Da me e a Rapallo hanno acceso le luci di Natale da un pezzo. E a Portofino c'è solo l'albero acceso in Piazzetta? Non è possibile... a Portofino, dico!

Io non so che rispondergli e così ci salutiamo allargando le braccia: non ci fosse il covid probabilmente ci abbracceremmo, uniti dal senso di solitudine.

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Poco dopo si avvicina un altro. Parla al telefono, si ferma, lo aspetto al varco. Quando chiude mi avvicino. Scusi... ma quando accendono le luci di Natale? Stasera no, il giorno è domani. E il deserto? Colpa del covid. Sbrigativo e fugace, imbocca un portone e sparisce prima che mi decida a incalzarlo.

Ma torno sai, che ti credi? Mica può finire così.

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E infatti tre sere dopo sono di nuovo lì alla stessa ora. Novità: come annunciato dal residente scorbutico e sconosciuto, le luci di Natale sono tutte accese: graziose, in effetti. Le luminarie seguono i contorni delle case del borgo e l'effetto presepe è inevitabile. Ma in giro non c'è di nuovo nessuno, a parte una mamma che spinge il passeggino per far addormentare il pargolo. Intravedo una commessa dentro un negozio di abbigliamento. Si annoia palesemente. C'è un bar aperto, proprio lì dove il porticciolo entra in curva. E fuori, sedute intorno a un tavolino ci sono ben due persone. Ma dura poco: i due clienti si alzano e il bar chiude anche se non è ancora scoccata l'ora del coprifuoco anticovid. 

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Così il borgo sprofonda nel buio: le luminarie natalizie non bastano a illuminarlo, figuriamoci a rianimarlo. Riprendo il mio giro solitario, scatto qualche foto per dimostrarti che è proprio come ti dico e infine mi dirigo verso il parcheggio in cui tutto è cominciato.

Un momento, aspetta. Senti queste voci? Vengono dallo Splendido! Sì, ma sono gli operai impegnati nella ristrutturazione dell'albergo. Parlano bergamasco. Però scusa, gli altri 381 abitanti ufficiali del borgo dove si sono nascosti? Non te lo so dire, ma qui non ci sono. Non mi invento nulla, se non mi credi guarda la foto che ho scattato dalla banchina e conta quante sono le finestre illuminate. 

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Mi torna l'inquetudine e mi allontano. Altre voci, questa volta il dialetto è calabrese.

Va bene, basta così, me ne vado. Salgo in auto e guido verso casa. Incrocio la Finanza e penso ah beh, allora mi sbaglio, se c'è il controllore ci deve essere pure il controllato. Ma potevo anche fare a meno di entusiasmarmi: la pattuglia viaggia in Panda e si capisce. Qui non c'è nessuno da inseguire: l'unica auto che che in teoria potesse attrarre gli sguardi dei finanzieri, una monumentale Bentley bicolore, io l'ho vista ormai fuori portata, sette chilometri più in là, a Rapallo.

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Ma la conferma che ben due volte non sono precipitato in un mondo parallelo l'avrò il giorno dopo. Apro per caso un sito di informazione e leggo che Piersilvio Berlusconi ha inviato 500 pacchi alimentari alle famiglie di Portofino in difficoltà a causa dell'emergenza Covid. Però non finisce qui. Tornerò anch'io "on march 2021".

*ROBERTO ORLANDO (Nato a Genova in agosto, giornalista professionista dal 1983. Ultimo capocronista del Lavoro. Dopo uno scombinato tour postrisorgimentale che lo conduce in molte redazioni di Repubblica è rientrato tra i moli della Lanterna. Viaggia, fotografa e scrive. Meno di quanto vorrebbe)

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