Capitale della cultura 2024 / Paestum e la magìa dei templi, verso il mito di Occidente

Il 3 e 4 marzo si terranno le audizioni delle città che concorrono al titolo di Capitale della cultura italiana per il 2024 (quest'anno è Procida).

Le dieci "finaliste" sono l'Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento, Ascoli Piceno, Chioggia, Grosseto, Mesagne, Pesaro, Sestri Levante con il Tigullio, Siracusa, Viareggio e Vicenza.


di LUIGI VICINANZA*

Dove è nato il mito di Occidente? “In fondo al mare, verso la notte” canta Omero nell’Odissea   per indicare ai naviganti la rotta occidentale. Verso nuovi mari, nuove terre, nuove avventure. Lì dove cala il sole si aprono orizzonti inesplorati. E si invocano riti propiziatori. Eccole dunque innalzarsi possenti verso il cielo le 50 colonne del tempio di Hera, la materna Giunone romana. Colta quasi in un abbraccio incestuoso con il tempio di Nettuno-Poseidone. Più appartato il tempio di Atena.

È il trionfo dell’architettura dorica in quella piana di Paestum dove 2500 e più anni fa si incrociarono greci ed etruschi, lucani e sanniti. Popoli fieri e determinati, in grado di dar vita a scontri sanguinosi e a forgiare una nuova cultura globale. Siamo in Magna Grecia, nel cuore di quell’Occidente il cui stigma è impresso ancor oggi nelle nostre menti e nei nostri valori sempre più incerti e traballanti. Naviganti impauriti ancor più degli eroi omerici.


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Quando arrivi a Paestum, nel comune di Capaccio, una cinquantina di chilometri a sud di Salerno, entri immediatamente in un mondo magico. I tre templi, perfetti nelle loro geometrie, sembrano sovrastare il nulla. Sei obbligato a tenere lo sguardo puntato in alto. Sui capitelli dorici, sulle trabeazioni quasi in bilico, sulle geometri perfette. Occhi in su per cogliere il timore e il tremore per ciò che fu concepito come divino. Location oggi perfetta per la candidatura come capitale della cultura 2024.

Paestum gareggia per la conquista del titolo in sinergia con altri dieci comuni del Cilento, un territorio della Campania di una bellezza struggente. Qui, negli anni '50-'60 del secolo scorso, è stata codificata dallo scienziato americano Ancel Keys la “dieta mediterranea” - olio, verdura, frutta, ortaggi - che allunga la vita di chi la pratica e inquina poco l’ambiente circostante. Come l’arte del pizzaiolo, la dieta mediterranea è considerata dall’Unesco un patrimonio immateriale dell’umanità. Mangi bene, vivi meglio.

“La sua vita è mescolata alla terra, la sua poesia è più che a metà rustica, i suoi marinai sono contadini: è il mare degli oliveti e delle vigne… e la sua storia non è separabile dal mondo terrestre che l’avvolge”: ha descritto così il mar Mediterraneo il grande storico Fernand Braudel. Pennellate perfette per le terre cilentane. Qui la lingua parlata - riduttivo definirla dialetto - sa di antico, influssi di napoletano settecentesco e di greco remoto. Un Mezzogiorno solare, profondo, accogliente. Assurto a icona pop grazie a un film di successo di una decina d’anni fa: “Benvenuti al Sud” con Alessandro Siani.


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Ogni pietra, ogni reperto archeologico è intriso di una modernità sorprendente. Più a sud di Paestum sorgeva Elea, la romana Velia. Dall’alto di quella rocca, nel VI secolo a.C., il filosofo Senofane scaglia la sua freccia contro l’Olimpo: crede in un dio unico, dissimile dai mortali nell’aspetto, un essere tutto pensiero; apre con queste idee la via a una nuova coscienza religiosa, ha scritto in un bel saggio sui Greci in Occidente lo studioso e giornalista Arturo Fratta. Cosa è la vita, cosa è la morte? 

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La “tomba del tuffatore” - il pezzo più pregiato della collezione museale di Paestum - è un enigma lungo quanto la vita dell’uomo. Quel giovane dal corpo perfetto si tuffa nel mistero, nell’ignoto, nell’infinito. E noi, davanti a lui, siamo qui a interrogarci su un’immagine umana così fragile nella sua potente incomunicabilità. E dunque interroghiamo noi stessi. Forse è questo il motivo per cui possiamo considerare Paestum, con i suoi possenti templi sperduti in riva al mare, il distillato dell’antichità che si fa pensiero moderno.

*LUIGI VICINANZA (Castellammare di Stabia 1956, amico sin dagli anni delle scuole elementari del fondatore e amministratore di questo sito, con cui ha condiviso intense esperienze umane e professionali. Terrone con la valigia, ha avuto la fortuna di collezionare più di 40 anni di giornalismo e non intende smettere nonostante si consideri un ex di molte belle esperienze)


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