Borghi in festival, fondi per la cultura ai piccoli comuni

di TINA PANE* 

Non si sono ancora spenti gli echi della notizia che una piccola isola del sud è stata scelta come capitale italiana della cultura che già è in dirittura d'arrivo una nuova iniziativa che punta a dare visibilità e sostegno ai piccoli comuni italiani.

Borghi in festival. Comunità, cultura, impresa per la rigenerazione dei territori è un bando del Mibact rivolto ai comuni fino a 5000 abitanti che in Italia sono quasi il 70% del totale (o fino a 10mila abitanti se hanno individuato il centro storico come zona territoriale omogenea)  con l’obiettivo di “favorire il benessere e migliorare la qualità della vita degli abitanti (…), attraverso la valorizzazione delle risorse culturali, ambientali e turistiche”.

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Il finanziamento totale, che è molto contenuto (€ 750.000), potrà essere ripartito entro il limite dei 75.000 euro se i comuni presentano il progetto singolarmente, elevato a 250.000 euro se due o più comuni fanno rete e presentano un progetto unico. Il ministero ha sollecitato il coinvolgimento del mondo dell’associazionismo, delle fondazioni e del volontariato, insomma la cittadinanza attiva sul territorio.

La scadenza è stata prorogata di due settimane, al 29 gennaio, e i tempi sono strettissimi. Una volta attribuiti i finanziamenti, i comuni vincitori avranno 60 giorni per elaborare i progetti e un arco di tempo da aprile a luglio di quest’anno per realizzarli.



Espressioni come “rinascita e rigenerazione culturale, turistica ed economico-sociale” contenute nel bando stanno a significare che si vuole favorire il benessere e migliorare la qualità della vita dei cittadini, incentivando “dinamiche collaborative” tra abitanti, istituzioni e imprese. Lo spiega in una pillola video il sottosegretario Anna Laura Orrico affermando che occorre “costruire reti e filiere sociali ed economiche” mappando le buone pratiche (a vantaggio anche dei futuri operatori) e dotando le comunità di competenze in welfare e valorizzazione del territorio. Innovatività, sostenibilità e accessibilità delle proposte, insieme al coinvolgimento della cittadinanza e all’impatto sul territorio, sono gli strumenti da preferire.

È un punto di vista interessante, questo di non pensare alle aree cosiddette “minori” solo in termini di attrattività turistica, ma in quanto comunità da far crescere nella consapevolezza del proprio patrimonio culturale e nel conseguente miglioramento della qualità della loro vita, economica e sociale.

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In mesi in cui la pandemia ha acceso un insperato faro sui borghi italiani, si comincia a guardarli come luoghi sicuri e a misura d’uomo, ricchi di tradizioni di cui essere orgogliosi, e dove la vita, anche quella di relazione, ha un passo meno frenetico e per questo più umano. Se a questo si aggiungesse anche la rimessa in moto dell’economia locale sarebbe un primo passo per invertire il processo di abbandono e spopolamento dei piccoli centri, fenomeno su cui da anni si spendono soprattutto chiacchiere. Se poi qualcuno volesse obiettare che in un’Italia dove tutti litigano si chiede proprio ai piccoli comuni di andare d’accordo e fare rete, si può rispondere che i piani bassi sono le fondamenta del palazzo. Da lì, speriamo, arriverà il buon esempio.


* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)

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