Bologna, una gita scolastica di tanti anni fa

di TIZIANA ESPOSITO*  

Una categoria particolare di viaggi è il viaggio di istruzione o gita scolastica. Negli anni ho accumulato tanti ricordi su queste escursioni lunghe, in cui il docente accompagnatore, salutato alla partenza dai commenti invidiosi dei colleghi che restano a fare lezione come colui o colei che "parte per una vacanza a scrocco", passa quattro, cinque, a volte sei giorni o un'intera settimana a contare, invitare alla moderazione, rimproverare, ascoltare le confidenze, partecipare agli scherzi e alle canzoncine... di giorno e, soprattutto, di notte.

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Anno imprecisato,ormai perso nella memoria. Avevamo organizzato un viaggio a Bologna, quattro giorni e tre notti. Solo Bologna, ci eravamo raccomandati con l'agenzia che aveva vinto la gara di appalto: "Certamente, sono anni che collaboriamo con il vostro istituto, rimarrete soddisfatti anche stavolta". Più o meno una settimana prima di partire, quando gli alunni avevano già pagato la quota, arriva via fax il programma. Tutto come avevamo chiesto: Bologna e le sue principali attrazioni, Piazza Maggiore e San Petronio, le due Torri, la Basilica di San Luca, la casa di Carducci... quello che però ci spaventò, subito, fu la sistemazione alberghiera. Roncobilaccio.

Molti di noi, abituati agli aggiornamenti della società Autostrade, erano convinti che fosse solo il nome di un casello, noto per i frequenti ingorghi: "Si segnala traffico intenso all'altezza di Roncobilaccio..." Partirono telefonate cariche di apprensione all'agenzia, ma le risposte erano sempre più rassicuranti: "Nulla di cui preoccuparsi, è una sistemazione strategica, dall'albergo al centro di Bologna ci metterete venti minuti..."  Ci convinsero, perché era troppo tardi per cambiare e perché, in un'epoca precedente ad Internet, nessuno di noi poté avere notizie più precise sull'albergo.

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Mai denominazione fu meno appropriata. Quando, dopo un viaggio allegro e pieno di aspettative, arrivammo, il bus uscì al famoso casello e invece di un paesino quale ci aspettavamo spuntò la brutta copia del motel di Psycho. Fermi nel parcheggio tre o quattro camion, l'interno molto pretenzioso ma che necessitava di ristrutturazione urgente, le camere piccole e poco pulite. Sistemammo gli alunni, sempre più rumorosi e imprecanti, e dopo una cena dignitosa ci ponemmo il problema di come far passare la serata alle quattro scolaresche di cui avevamo la responsabilità, le quali erano partite con la richiesta unanime: "Visto che oggi è Carnevale, ci portate in discoteca?"117592393_762119204523371_8912069172419997717_njpg

Il proprietario ci concesse una sala in cui poter sistemare qualche stereo improvvisato e là trascorsero una parte della sera. Il resto, nottata compresa, si svolse nei minuscoli corridoi, dove i ragazzi urlanti improvvisarono trenini e lanciarono coriandoli tra di loro e anche a noi prof. quando mettevamo la testa fuori della stanza per zittirli. Il giorno dopo ci attaccammo al telefono e pretendemmo dall'agenzia un cambio di albergo, che avvenne in serata, dopo che avevamo visitato una parte della città rendendoci conto che i famosi venti minuti, a causa del traffico, potevano diventare anche un'ora abbondante.

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Nuovo hotel, questa volta a Castel San Pietro, un quattro stelle che ci sembrò una reggia, e il viaggio continuò secondo programma. Fu particolarmente suggestiva la visita alla casa di Carducci, dalla cui finestra immaginammo il picchiettio degli uccelli che al poeta ricordavano i suoi cari..., ottime le specialità della cucina bolognese (come la panna fritta, assaggiata in una panetteria del centro), suggestivi i vicoli, in cui temevano di perderci, rassicurati però dalla canzone di Lucio Dalla :"Nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino; mi guarda con la faccia un po' stravolta e poi mi dice 'sono di Berlino'...", che divenne il tormentone del viaggio, insieme a Vespa 50 special, "Ma come è bello andare in giro per i colli bolognesi..."

Il secondo giorno di escursione accadde qualcosa di insolito. Appena scesi dal bus nel piazzale della stazione io, seguendo un cenno del collega di matematica, mi incamminai verso l'interno, dietro di me la fila di studenti vocianti: "Prof. ma avete sbagliato strada! Non dobbiamo prendere il treno!", continuando a ridere, a trascinare i piedi, a spingersi tra loro. Sala d'aspetto di seconda classe, ci fermammo accanto al muro sfregiato e alla lapide. Continuarono le battutine e l'incredulita'. Poi: "Guarda, questo aveva 16 anni, questa 26, una bambina di tre anni..."

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 In un improvviso, irreale silenzio, io e il collega, con le lacrime agli occhi, raccontammo di una bomba, di tanti morti, di colpevoli mai trovati, di un orologio fermo per sempre alle 10,25. Un viaggiatore frettoloso si fermò ad ascoltare e poi ci strinse la mano,senza parole. Bologna, una gita scolastica, tanti anni fa.


*TIZIANA ESPOSITO (Nata nel 1961, docente di Italiano e Latino, “eterna ripetente” al Liceo Scientifico Francesco Severi di Castellammare di Stabia. Vorace lettrice e divulgatrice di libri, ha fondato, insieme a una sua terza liceale, il gruppo di lettura su Facebook, 'Una città che legge')


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