ALBANIA-MACEDONIA / 2 Da Gllave a Valona, fiumi spettacolari e monumenti di guerra

di LUISA PECE*


Si parte di buon mattino da Gllave, riforniti di quantità industriali di çai mali, il “the di montagna” albanese, senza teina, ottimo e salutare, di cui ci ha omaggiato il proprietario dell’albergo …

FOTO1 FILEminimizerJPG

(foto di Luisa Pece)

 

Fa freddissimo, il cielo è nuvoloso e capriccioso, cambia idea ogni cinque minuti.

 

FOTO2 FILEminimizerJPG

(foto di Luisa Pece)


Dopo una cinquantina di metri, due cavalli bianchi – oppure un solo cavallo, ma bicefalo – ci augurano buon viaggio. Il primo tratto di strada, come quella del giorno prima, è solo uno specchietto per le allodole – dopo poche centinaia di metri ci ritroveremo su una specie di montagna russa. Trentacinque chilometri in tre ore è un ottimo record.

 

FOTO3 FILEminimizerJPG

(foto di Luisa Pece)


Ci fermiamo in un villaggio (se non ricordo male si chiama Buz, poco più di 700 abitanti sparsi tra il villaggio vero e proprio e le piccole valli circostanti), in un bar che è un altro “paradiso delle signore”, tutti uomini che bevono caffè o raki. Ci sta aspettando un parente del mio accompagnatore, cominciano le chiacchiere, mi diverto a guardarmi attorno, ascolto, avvolta da una nuvola di fumo (non è vietato fumare nei bar e ristoranti)…  A un certo punto chiedo dov’è il bagno. Non c’è. Mi rassegno. Non sia mai detto, siamo in Albania. Un signore piccolino piccolino, con molti anni sulle spalle, mi invita a seguirlo, mi precede, attraversa la strada, arriviamo ad una casa un po’ malandata, mi fa cenno di salire e capisco che mi sta dicendo che posso usare il bagno di casa sua (un po’ malconcio ma pulitissimo). Mi aspetta ai piedi della scala e mi riporta al bar. Giuro, non mi era mai capitato…

Ci dirigiamo verso il luogo dove si svolse la Battaglia di Trebeshina (dal nome dell’omonimo monte) durante la campagna italiana di Grecia, nei primi mesi del 1941, con tanti morti e la vittoria da parte dei greci. È un luogo brullo, doloroso anche nel paesaggio, con un memoriale in cemento che ricorda i soldati italiani caduti su quel fronte di guerra.


FOTO4 FILEminimizerJPG

(foto di Bledi Bakia)


Dopo aver passato un paese dal nome bizzarro, Ballaban, arriviamo nei pressi della Gola di Këlcyra, dove scorre il fiume Vjosa (272 km), che nasce in Grecia e attraversa l’Albania. L’ultimo fiume selvaggio d’Europa, dal colore meraviglioso, acque purissime, incontaminate, che nutrono una numerosissima fauna, fiancheggiato da una flora fluviale preziosa. E proprio il Vjosa è stato (ed è ancora) oggetto di manifestazioni e proteste contro la ventilata costruzione di una centrale idroelettrica, con svariate dighe, lungo il suo corso. Centrale che lo danneggerebbe enormemente. Anche Leonardo Di Caprio si è battuto contro il progetto e per la salvaguardia delle acque cristalline di questo fiume.


FOTO5 FILEminimizerJPG

(foto di Luisa Pece)

Procedendo verso Tepelenë, si arriva al ponte di Dragot, un grande cavalcavia in ferro costruito dalla Ansaldo nel 1936.

 

FOTO6 FILEminimizerjpg


Sulle montagne circostanti si svolsero cruente battaglie. Nel marzo 2016 un gruppo di nostalgici scalò il Mali Shindeli per apporre una targa nel luogo in cui nel marzo 1941 morì in combattimento Niccolò Giani, che nel 1930 aveva fondato la Scuola di Mistica Fascista. Ancora oggi si ritrovano bossoli, bombe a mano, proiettili di ogni tipo. Ma c’è chi ha ingentilito questi strumenti di morte facendone vasi da fiori ….

 

FOTO7 FILEminimizerJPG

(foto di Bledi Bakia)


FOTO8 FILEminimizerJPG

(foto di Luisa Pece)


A Tepelene ci accoglie il monumento ad Alì Pascià, il “leone di Ioannina”, personaggio potente e controverso, feroce e astuto, protagonista di una biografia romanzata scritta da Alexandre Dumas padre direttamente in italiano. Secondo quanto mi è stato raccontato, e secondo le documentazioni storiche, Alì, rimasto orfano di padre da ragazzino, fu allevato dalla madre, donna crudele e ambiziosa, in spirito di vendetta contro chi l’aveva presa prigioniera, violentata e ridotta in quasi schiavitù: “Il giovane Alì era stato severamente allevato dal padre, sua madre, per contrario, l’adorava: […] Alì non ebbe in tutta la sua vita se non una virtù, quella di adorar la madre; vedremo a quali delitti lo trascinò questa virtù” (A. Dumas, Alì Pascià, Elliot 2018, p. 22).

Peraltro, Dumas già aveva romanzato della morte di Alì nel Conte di Montecristo. Di lui aveva scritto anche Lord Byron, che gli aveva fatto visita a Ioannina ed era combattuto tra l’apprezzamento per la sua splendida corte e la disapprovazione per la sua crudeltà. Alì Pascià, chiamato anche il Napoleone dei Balcani, si trovò anche alleato e poi nemico di Napoleone Bonaparte. Insomma, un personaggione….

FOTO9 FILEminimizerjpg

(foto di Bledi Bakia)


E finalmente si arriva nella bella Valona

FOTO10JPG

(foto di Luisa Pece)


Con tempo incerto, ma un cielo serotino spettacolare.

 

*LUISA PECE (nata a Bologna tanto tempo fa, malata di adolescenza senile, appassionata viaggiatrice, attrice per diletto, un passato lavorativo tra i libri - Il Mulino - , poliglotta, curiosa come un gatto rosso)


clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram
clicca qui per iscriverti alla Newsletter